_ scritto il 10.03.2013 alle ore 17:09 _
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27/02/2013
Giorno 3... o 4, ho perso la cognizione del tempo
Lì sotto era peggio di quanto mi aspettassi e per giunta si procedeva a rilento per via delle numerosissime trappole presenti. Le creature che popolavano il dungeon erano molto più agguerrite di qualsiasi nemico che ci avesse mai sbarrato la strada fino a quel momento, tanto che in più di un'occasione il gruppo se l'è vista davvero brutta. Ogni stanza nascondeva un'insidia: vermi giganti, strani polpi volanti in grado di far piombare un'intera area nel buio più totale, pozzi che portavano in umidi cunicoli abitati da strani serpenti giganti, lingue di fuoco animate che si precipitavano ad attaccarti, indovinelli, rompicapo e chissà quale altra diavoleria progettata da quei maledetti nani. Avevo l'impressione di essere come un topolino in trappola. Quando era piccola io e Roywan passavamo molto tempo insieme a Marwinn, il carpentiere della nostra compagnia, e abbiamo imparato a lavorare il legno quanto bastava da costruire un grande labirinto in miniatura in cui rinchiudevamo due roditori per vedere quale riusciva a trovare l'uscita per primo. Durante l'esplorazione ci siamo imbattuti in tre nani intenti a montare trappole ed elementi meccanici in un corridoio, e in una stanza segreta adiacente abbiamo trovato attrezzatura e materiali da costruzione di tutti i tipi. Avrei voluto tanto sbagliarmi, ma avevo la netta sensazione che fossimo piombati all'interno di uno di quei labirinti che costruivo con mia sorella, e che il "principe" utilizzava come sollazzo e intrattenimento personale. Forse rapiva gente comune e la liberava in quelle gallerie, godendo nel vederli affrontare le insidie nascoste e magari lasciarci anche la pelle. Io stessa me la sono vista brutta: ho affrontato con troppa sicurezza una delle trappole presenti e c'è mancato un pelo che non venissi letteralmente affettata da una serie di lame oscillanti. Devo ad Hildar la mia vita, non lo dimenticherò mai.
Ero anche preoccupata per il gruppo, perché stava reagendo in modo inaspettato. La calma e la risolutezza che avevo visto nella torre avevano lasciato spazio all'avventatezza. Essere rinchiusi là sotto da chissà quanto tempo sicuramente ha influito sull'equilibrio mentale di ognuno, ma avevo l'impressione che la maggior parte di noi avesse seriamente sottovalutato la pericolosità di quel posto. Ma la cosa che mi spaventava di più era il non sapere quanto fosse grande il dungeon; per quanto ne sapevamo, potevamo ancora trovarci neanche a metà del percorso che ci separava da mia sorella e dalla madre di Sturm. E solo gli dei tanto cari ai miei amici sapevano quali e quanti altri pericoli ci aspettavano.
1 - In queste stanze - una adiacente all'altra - ci siamo imbattuti nelle prime creature ostili: vermi giganti, polpi volanti e altri mostri poco amichevoli. I polpi si sono rivelati particolarmente ostici, per via della loro simpatica tendenza a piombarti improvvisamente sulla testa e della capacità di generare una coltre di buio impenetrabile nel raggio di diversi metri. Già da questi incontri preliminari avremmo dovuto capire la pericolosità del luogo in cui ci trovavamo. Io ho passato la quasi totalità dello scontro a cercare di liberarmi da uno di quei cosi avvinghiati alla mia faccia. Qualcuno, alla fine, è riuscito ad assestargli un preciso fendente. A distanza di ore sento ancora la loro puzza sotto al naso.
2 - L'unico modo per proseguire era attraverso uno di questi tre corridoi: il primo era sgombro, e curvava a sinistra; quello centrale era bloccato da una serie di 4 enormi lame che oscillavano in modo asincrono (è dove ci ho quasi rimesso le penne); il terzo era bloccato da un enorme cubo di gelatina animato che sembrava indistruttibile, e svoltava a destra. Ogni corridoio aveva alle due estremità dei pozzi muniti di scale che scendevano in un livello inferiore infestato da serpenti o creature simili.
3 - Dopo essere stata curata da Hildar in seguito alle ferite riportate nell'attraversare le lame, mi sono affacciata nella stanza seguente che era piena zeppa di fiamme che uscivano da un'apertura a forma di X nel pavimento. Una di queste lingue di fuoco mi ha addirittura attaccato. Sono scappata a gambe levate, disattivando le lame tramite un interruttore e raggiungendo il resto del gruppo.
4 - Dei tre corridoi abbiamo scelto quello di sinistra e siamo finiti in una stanza spoglia con una porta senza maniglia all'apparenza impenetrabile e due statue a fiancheggiarla, dai nomi bizzarri di Aram e Norez. I più temerari hanno provato ad attaccarle, ma senza risultati. Mentre il gruppo era intento a discutere sul da farsi, io ho posto a voce alta una domanda e una delle due statue mi ha risposto. Dopo qualche tentativo siamo riusciti a farci dire che la porta si sarebbe aperta solo se fossimo riusciti a capire con quale criterio le statue rispondevano alle domande. Esclusa l'ovvia possibilità che una rispondesse il vero e una il falso, ho indirizzato i miei ragionamenti al modo in cui era posta la domanda e alle lettere che la componevano. Ma mentre stavo valutando l'ipotesi di una possibile soluzione legata al fatto che la prima lettera fosse una vocale o una consonante, Sturm ha risolto l'enigma: Aram rispondeva alle domande la cui prima lettera era compresa tra la A e la M, mentre Norez tra la N e la Z. E i loro nomi dovevano chiaramente fungere da indizio.
5 - Superate le statue ci siamo imbattuti in tre nani agguerritissimi che non hanno perso un solo secondo e ci hanno attaccato immediatamente. Erano intenti a montare pannelli e aggeggi meccanici. L'esasperazione per la situazione e le continue provocazioni dell'unico nano scampato alla nostra furia hanno giocato un brutto scherzo a Hildar, che per un solo istante ha mostrato intenti tutt'altro che nobili. Il sorriso sulle labbra del nostro nuovo amico si è spento definitivamente quando gli ho aperto la gola da un orecchio all'altro.
6 - Questa enorme sala racchiudeva un altro enigma: il pavimento era completamente cosparso di punte acuminate, davanti alla porta c'era una piattaforma fluttuante e ai 4 angoli altrettante piattaforme sorreggevano delle statue in fiamme. Mi sono offerta di proseguire e dopo alcuni tentativi ho scoperto che bastava pronunciare una direzione per far spostare la piattaforma. Il problema era che anche le altre 4 piattaforme facevano lo stesso identico movimento. L'enigma era quindi raggiungere l'uscita cercando di trovare il modo di bloccare le statue dietro ai pilastri presenti nella stanza per avere via libera. Io e Rango abbiamo trovato una delle possibili soluzioni nel giro di qualche minuto, e il gruppo ha potuto proseguire.
7 - Nascoste dietro pannelli scorrevoli ben celati abbiamo trovato due stanze che fungevano da magazzino e al cui interno erano stipati attrezzi, pannelli di legno e altri materiali da costruzione.
X - Il punto in cui ci siamo fermati per prendere fiato e riorganizzare le idee.
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Quello che segue è tratto da diari e appunti degli altri partecipanti alla sessione gdr.
Dalle memorie di Hildar
C'è ben poco da appuntare sul diario, stavolta. Dall'esplorazione del dungeon non sono fino ad ora emersi elementi utili al ritrovamento delle due prigioniere, né tantomeno collegati alle nostre indagini più generali (il sogno, in primis): le stanze e i corridoi pullulano di trappole, mostri vari, trabocchetti e indovinelli, che non fanno altro che rallentare il nostro cammino e nel caso arriveremo alla fine di questo labirinto, lo faremo sicuramente indeboliti da questi ostacoli.
Anche psicologicamente il gruppo soffre di alti e bassi: Sturm si lancia in gare di risoluzione dei rompicapi, spinto un po' dalla smania di ritrovare sua madre, un po' dall'evidente necessità di dimostrarci che non è solo una macchina da guerra (non che ce ne fosse bisogno, almeno per me); Roywyn rischia di lasciare la pelle nel tentativo di avventurarsi da sola tra le lame-trappole di un corridoio (per fortuna sono riuscito ad acchiapparla in tempo con una cura a distanza, non so davvero cosa sarebbe successo se mi fossi dovuto avventurare tra le falci...); Uzzar è più intraprendente - ma anche più incauto del solito - lanciandosi contro un orco gigante e polipi che piovono dal soffitto; io stesso ero quasi pronto a torturare un nano per estorcergli informazioni, anziché ucciderlo come già fatto con due sui compagni...
I nostri nervi sono a durissima prova...