doc Teoria dei ritardi applicata ai fatti di cronaca
_ scritto il 09.08.2012 alle ore 12:13 _ 6933 letture
C'è una strana molla che scatta nella testa di alcune persone e che le mette in una condizione tale da dover confrontare sempre e comunque un qualsiasi fatto con quelli già capitati in precedenza. Secondo questo tipo di ragionamento non ci si può accanire nei confronti di una persona che ha commesso una determinata azione - più o meno riprovevole - se prima di lei un'altra persona appartenente alla medesima categoria/estrazione sociale/professione/ruolo istituzionale ne ha commessa una ancora peggiore, perché in quel caso si è sicuramente reagito con minore intensità. Come in una sorta di "teoria dei ritardi" applicata alla vita reale: prima di parlare o indignarsi bisogna sempre considerare le "estrazioni precedenti", come se la reazione per un evento attuale sia legata da un filo invisibile a quella di tutti quelli precedenti.

Un esempio attualmente sotto i nostri occhi è quello di Schwazer, l'atleta olimpico recentemente risultato positivo ad un controllo anti-doping. Guai a chi si indigna per un gesto che getta fango su tutti gli atleti che praticano il loro sport e che si allenano in modo onesto e pulito. Non hanno il diritto di esprimere il loro disappunto nei confronti di una persona che tra le altre cose è (era, a quanto pare) anche un Carabiniere, perché prima di lui altri membri delle forze armate hanno commesso atti di gran lunga più gravi e non sono certo andati in giro a pentirsi in pubblico. E dov'era questa gente in quel momento!?! Ma a grattarsi le palle, ovviamente, che domande.

Davvero un gran bel modo di ragionare. Come se ogni volta che si accusa una persona per aver commesso un fatto riprovevole si sminuissero automaticamente tutti quelli di più grave entità accaduti in passato. Posso essere d'accordo sulle proporzioni della reazione, che dovrebbero essere commisurate alla gravità dell'atto, ma per avere un quadro generale bisognerebbe utilizzare un obiettivo troppo grandangolare, e non ne siamo dotati. Una reazione che ci sembra troppo (o troppo poco) esagerata la stiamo comunque filtrando attraverso i nostri occhi e la nostra testa, e non ne avremo mai una percezione completa e obiettiva. Mi spiego meglio: quella commessa da Schwazer è, senza dubbio, un'azione meno grave rispetto a ciò che hanno fatto - per fare un esempio - i quattro agenti che hanno massacrato di botte Federico Aldrovandi, ma chi sostiene che la reazione per Schwazer sia eccessiva rispetto a quella avuta per il caso Aldrovandi è proprio sicuro di avere una visione d'insieme così vasta da giudicarla in questo modo, anche in relazione al contesto? O forse ha aggiunto all'impasto, magari inconsciamente (mi sento buono), un bicchierino di retorica? Perché io la reazione dell'opinione pubblica a quel particolare caso me la ricordo piuttosto forte...
Darsch
_ chiavi di lettura:società, sport, giustizia

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_ Commento di Darsch _ profilo
_ scritto il 09.08.2012 alle ore 12:23
Che poi ci sia la brutta tendenza, da quello che vedo e in alcuni casi, a fare di Schwazer una sorta di "capro espiatorio mediatico dell'estate", posso anche essere d'accordo. Ma il punto del post, chiaramente, non era questo.
_ Commento di albyok _ profilo homepage
_ scritto il 09.08.2012 alle ore 13:10
D'accordo. Sfortunatamente questa tecnica si applica a tante questioni, soprattutto quando muore qualcuno. Scatta la gara del "eh, ma quando è morto Caio, non s'è incazzato nessuno!".
_ Commento di Darsch _ profilo
_ scritto il 09.08.2012 alle ore 17:45
Abbiamo poca memoria anche nei confronti delle manifestazioni di dissenso, a quanto pare. Monti dovrebbe inserire anche un po' di fosforo nella prossima manovra finanziaria...

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