_ scritto il 31.07.2012 alle ore 10:33 _
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Sono un vero e proprio flagello per le amministrazioni comunali, alcune delle quali hanno addirittura emesso ordinanze che gli impediscono di esercitare la loro "professione". Quella del
pulitore di vetri al semaforo è una figura piuttosto controversa, nella maggioranza dei casi poco gradita dagli automobilisti. Per quanto, infatti, si cerchi di tenere un atteggiamento comprensivo nei riguardi di persone che cercano solo di rimediare qualche spicciolo offrendo un servizio tutto sommato tangibile (di ritorno da un lungo viaggio, ad esempio, il parabrezza sembra un campo di sterminio per insetti, specialmente d'estate), alcuni di loro hanno atteggiamenti davvero intollerabili.
Fino a poco tempo fa esisteva una sola tipologia di lavavetri: il
prepotente. Certo, le sfumature erano diverse, e non tutti alla fine risultavano visceralmente odiosi, ma la tecnica era sempre la stessa: individuare il bersaglio, caricarlo con decisione e, al primo accenno di diniego, iniziare a pulire un pezzettino di vetro per tentare di fare breccia. Nella maggioranza dei casi il malcapitato guidatore, già stressato per il traffico e per la vita frenetica, finiva col perdere definitivamente la pazienza e si cimentava in una sequela di improperi a finestrino abbassato, condita spesso dal movimento frenetico dei tergicristalli come a voler dire "non mi devi toccare la macchina!".
Variante ancora più aggressiva è quella che invece di sporcarti una parte del parabrezza ti alzava direttamente il tergicristallo lato guidatore. Così, per sfregio. E se rifiutavi la pulizia te lo lasciava in posizione volante, costringendoti a scendere dalla macchina e riabbassartelo da solo.
Ultimamente, però, i pulitori di vetri al semaforo hanno capito che questa tattica non paga assolutamente, e che è molto meglio affrontare l'automobilista con un atteggiamento scherzoso, sorridente e il più simpatico possibile. Le regole dello "scontro" in questo caso mutanto sensibilmente: non essendoci più il fattore prepotenza (che tendeva a mettere il lavavetri sempre e comunque in posizione svantaggiata), l'unico modo che l'automobilista ha di comunicare con decisione la sua indisponibilità a farsi lavare il vetro è
mantenere un atteggiamento serio, sicuro e inamovibile. Si viene così a creare una sorta di
singolar tenzone, con tanto di musica di Morricone in sottofondo, e un qualsiasi cenno di cedimento - un sorriso, un saluto, un segno di cordialità - sarà come spalancargli le porte del proprio parabrezza. Come ulteriore precauzione questo genere di lavavetri tende a prendere di mira solo i vetri effettivamente sporchi. In questo modo il "fattore cedimento" è ulteriormente amplificato dalla consapevolezza, talvolta inconscia, che
di una bella pulita, quel maledetto parabrezza, avrebbe davvero bisogno.
L'ultima frontiera l'ho sperimentata ieri. Ero fermo al semaforo e si è avvicinata una ragazza con un sorriso timido e vestita piuttosto bene. Appena ho visto il tipico attrezzo nelle sue mani, ho indossato l'espressione più fredda e inamovibile di cui fossi capace, convinto a non farmi pulire il vetro (più per principio che per altro, visto che era talmente sporco da non riuscire a distinguere i colori del semaforo). Capìta l'antifona, la ragazza ha farcito con una punta di tristezza la sua espressione e ha avvicinato il suo strumento al vetro, come nel più classico degli approcci della scuola "prepotente". Ma proprio quando stavo per spalancare le fauci per gridargli di non toccare il vetro, ecco che con due rapidi movimenti lei ha disegnato un piccolo cuore di schiuma sul parabrezza, come a voler dire
"dai, non ti arrabbiare, mi serve solo qualche centesimo". Mi è venuto immediatamente da ridere ed è stata la fine della mia, seppur dignitosa, espressione da inflessibile duro.
Morale della favola:
al semaforo, attenti ai sorrisi. Costano caro! ;)