_ scritto il 03.05.2011 alle ore 11:55 _
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I festeggiamenti per la morte - o meglio, l'assassinio - di Osama Bin Laden mi hanno dato parecchio da pensare. Ho trovato sinceramente agghiaccianti i volti di quelle persone che in piazza inneggiavano alla vendetta accostandola a sentimenti di soddisfazione e felicità. Posso accettare (ma non per questo condividere) che si gioisca quando, ad esempio, la fine di un regime trovi come unica risoluzione la morte del dittatore su cui si fondava, ma questa situazione, secondo me, è ben diversa. Ho visto un paese potente come gli Stati Uniti che - forse per paura? - organizza un'operazione per uccidere Bin Laden, non per catturarlo, e nasconde in tutta fretta il cadavere. Non è lugubre accostare in questo modo la giustizia e la gioia che ne deriva con la vendetta?
Probabilmente non riesco a comprendere appieno cosa può provare un americano che ha vissuto l'incubo dell'11 settembre, o più in generale non sono in grado di entrare nella mentalità di un paese in cui vige ancora la pena di morte. Credo tuttavia che sentimenti del genere siano sbagliati a prescindere dal punto di vista.
Sollievo, senso di liberazione si, li potrei condividere in pieno, ma la gioia come quella scaturita dalla propria squadra del cuore che vince stona, a tratti anche troppo.
Meritava di morire? Per il mio giudizio probabilmente si, per tutto ciò che ha provocato, ed anche perchè non c'era altro modo condivisibilmente accettabile per porre fine a questa storia