doc Diario di un precario
_ scritto il 15.11.2010 alle ore 12:44 _ 3934 letture
La storia di Paola è simile a quella di tantissimi altri precari in questo paese disastrato, la differenza è che lei ha deciso di alzare la voce e protestare con uno sciopero della fame, perché non ha più intenzione di sottostare tacitamente a delle regole sbagliate:


Dal blog di Paola Caruso

La storia è questa: da 7 anni lavoro per il Corriere e dal 2007 sono una co.co.co. annuale con una busta paga e Cud. Aspetto da tempo un contratto migliore, tipo un art. 2. Per raggiungerlo l'iter è la collaborazione. Tutti sono entrati così. E se ti dicono che sei brava, prima o poi arriva il tuo turno. Io stavo in attesa.

La scorsa settimana si è liberato un posto, un giornalista ha dato le dimissioni, lasciando una poltrona (a tempo determinato) libera. Ho pensato: "Ecco la mia occasione". Neanche per sogno. Il posto è andato a un pivello della scuola di giornalismo. Uno che forse non è neanche giornalista, ma passa i miei pezzi.

Ho chiesto spiegazioni: "Perché non avete preso me o uno degli altri precari?". Nessuna risposta. L'unica frase udita dalle mie orecchie: "Non sarai mai assunta".

Non posso pensare di aver buttato 7 anni della mia vita. A questo gioco non ci sto. Le regole sono sbagliate e vanno riscritte. Probabilmente farò un buco nell'acqua, ma devo almeno tentare. Perché se accetto in silenzio di essere trattata da giornalista di serie B, nessuno farà mai niente per considerarmi in modo diverso.



C'è davvero poco altro da aggiungere. Forza Paola, spero che il tuo gesto dia una scossa generale a un sistema sordo e poco ricettivo. (mi pare di capire che qualcosa si stia già muovendo)
Darsch
_ chiavi di lettura:lavoro, precariato, giornalismo

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_ Commento di Lyserjik _ profilo homepage
_ scritto il 15.11.2010 alle ore 13:44
Niente da fare, siamo un paese di precari. Anche coloro che si dichiarano contro questo stato di cose e offrono generosissime pacche di solidarietà sulle spalle dei co.co.co. alla fine ne traggono i loro benefici.
Questo tipo di sottolavoro fa talmente comodo ai datori che ce lo terremo per sempre. Viviamo in un paese col cancro alla democrazia.
_ Commento di Lyserjik _ profilo homepage
_ scritto il 15.11.2010 alle ore 14:37
Ho letto non solo il post di Paola sul suo blog ma anche qualche altro parere di persone che orbitano intorno al mondo del giornalismo più o meno serio.
Non tutti la pensano come lei e non tutti appoggiano la sua lotta, quello che alcune persone (poche mi par di capire) contestano è il fatto che a Paola nessuno abbia mai promesso quel posto e che il fatto che, probabilmente, le verrà fatto il contratto sarà da attribuire alla forma clamorosa della sua protesta piuttosto che a meriti reali.
Si possono trovare due opinioni qui:

http://www.fulvialeopardi.it/index.php/2010/11/14/io-sono-paola-ma-a-me-chi-ci-pensa/

http://www.freddynietzsche.com/2010/11/14/nomen-omen-detto-da-un-basso-continuo-a-un-tenore-napoletano-del-secolo-scorso/

Premesso che non approvo queste critiche, poichè dopo _sette_ anni di precariato chiunque non ha solo il diritto ma ha anche il dovere morale di protestare affinchè questo stato di cose cambi, non solo per se stesso ma anche per gli altri. Premesso ciò, io appoggio totalmente la lotta di Paola e credo che dovrebbero farlo tutti coloro che si auspicano un mondo del lavoro più giusto e onesto.
_ Commento di Darsch _ profilo
_ scritto il 15.11.2010 alle ore 15:30
Io non penso proprio che le verrà fatto un contratto, anzi. Lo scopo dello sciopero è di tutt'altra portata, lo dice chiaramente anche lei:


post di Paola Caruso
So che non varcherò più la soglia del Corriere (i colleghi mi avevano avvisata) e che non troverò posto in altri giornali (chi si prende una piantagrane?). Nel mondo della comunicazione sono bruciata. Se nessuno ha mai fatto un gesto come il mio è perché nessuno è disposto a pagare un prezzo troppo alto.
Questa protesta è frutto della disperazione e deve portare a delle conseguenze. L’obbiettivo è ribellarsi al sistema che ci tiene sotto scacco, cambiare le regole. Da sola non posso farlo.



Se vogliamo poi entrare nel merito della situazione di Paola, il punto è questo: il Corriere le ha detto che è in crisi e che non può assumere, ma poi arriva il primo tizio qualunque (probabilmente raccomandato) fresco fresco e si becca l'assunzione. Neanche io ci sarei stato e probabilmente avrei fatto un bel po' di casino. Le critiche che ho letto fino ad ora si focalizzano sulla parte sbagliata della vicenda, come se la sua fosse semplicemente invidia perché "quel pivello mi ha rubato il posto".

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