_ scritto il 13.07.2010 alle ore 14:33 _
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Vista la passione che ho maturato per questo geniale autore non potevo assolutamente esimermi dal leggere il suo romanzo d'esordio. "Piano Meccanico" è un'intelligentissima e acuta analisi della società moderna vista nella chiave del progresso tecnologico. Le vicende si svolgono in una cittadina americana votata alle macchine, in cui queste ultime hanno preso il posto dell'uomo relegando l'"americano medio" in un limbo di benessere standardizzato che solo all'apparenza va a suo vantaggio. In realtà si è formata una netta spaccatura tra la classe d'élite, composta dai manager e dai tecnici, e quelli che un tempo erano gli operai e svolgevano lavori manuali, segregati nel loro ghetto al di là del fiume con un profondo disagio che gli cresceva lentamente dentro: la consapevolezza di non avere più uno scopo, di non essere più utili al loro paese. La perdita di qualcosa di profondamente importante per la stabilità e il benessere di una società: la dignità.
Le vicende si sviluppano a partire dalla lenta ma inesorabile presa di coscienza da parte di Paul Proteus, uno dei tecnocrati più alti in carica, che c'è qualcosa di sbagliato nella meccanizzazione selvaggia che ha investito la sua cittadina (come moltissime altre) dopo l'ultima guerra. Un libro incredibilmente attuale e anti-capitalista (scritto quasi 60 anni fa, dopo che Vonnegut aveva lasciato il suo lavoro alla General Electric)), un inno di denuncia a quello che succede quando si antepongono altri valori a quelli fondamentali dell'uomo, un profondo monito che arriva dritto al bersaglio. La storia è ricca di particolari, profonda e tutt'altro che banale, ben articolata, sempre interessante. Si iniziano già da ora a intravedere i tratti tipici che caratterizzano lo stile dell'autore.
Bellissimo, assolutamente consigliato. Un Vonnegut esordiente che ha già le idee molto, molto chiare.
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