_ scritto il 07.05.2010 alle ore 14:20 _
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Geniale. Sono qui da 5 minuti a pensare ad un termine meno banale per descrivere questo libro, ma credo che nulla sia più calzante di "geniale". Il perfetto epilogo di una storia tanto strampalata quanto esilarante, partita davvero col botto con un abbrivio da mozzare il fiato e proseguita in maniera sempre brillante fino a questo ultimo capitolo. Posso finalmente affermare con cognizione di causa che la serie "Guida Galattica per gli Autostoppisti" è un
must assoluto per qualsiasi amante della fantascienza, delle assurde trame e situazioni finemente intrecciate, del cricket e degli asciugamani.
Tre storie proseguono parallelamente per quasi tutto il corso del libro, ricongiungendosi per dare vita ad un finale della saga talmente azzeccato e fuori di testa da lasciare dietro di sé un buco nero, che vi farà senza ombra di dubbio rimpiagere il fatto di poter leggere così poche altre opere di
questo autore. Ritroviamo Trillian, che ci ha accompagnato per tutti i precedenti libri, un Arthur vagabondo stabilitosi per un po' su un pianeta ospitale in cui si è ritagliato un ruolo piuttosto bizzarro e un Ford che, sfruttando l'incredibile dote del riuscire a cavarsi sempre dai guai con elegante e a volte leggiadra maestria, penetra nei più reconditi meandri della Guida per scoprire cosa vi si cela realmente dietro.
"Praticamente innocuo" è disseminato di dialoghi e descrizioni incredibilmente ispirati, e autentici tocchi di classe che mi hanno indotto più di una volta a rileggere alcuni capitoli - e.g. quello dell'oracolo sui pali, che è da rimanerci secchi. Secondo me Adams ha raggiunto i livelli del primo libro della serie, sebbene questo sia forse un po' più riflessivo. Prima di leggerlo avevo paura che mi lasciasse l'amaro in bocca. Non vi so spiegare il perché, forse temevo che la geniale impalcatura messa in piedi fino a quel momento potesse essere rovinata da un finale banale, ma per fortuna così non è stato. Tutt'altro direi.
Peccato sia finita.
(qui trovate le mie impressioni sugli altri volumi della serie:
uno,
due,
tre e
quattro)
"Praticamente innocuo" - Douglas Adams, traduzione di Laura Serra, Mondadori Editore
"Qualunque cosa accadde, accadde."
"Qualunque cosa che, accadendo, ne fa accadere un'altra, ne fa accadere un'altra."
"Qualunque cosa che, accadendo, induce se stessa a riaccadere, riaccade."
"Però non è detto che lo faccia in ordine cronologico." (dalla dedica)
"Praticamente innocuo" - Douglas Adams, traduzione di Laura Serra, Mondadori Editore
La prima cosa da capire a proposito degli universi paralleli... è che non sono paralleli. È importante rendersi conto che, a rigore, non sono neppure universi, ma è molto più facile cercare di capirlo un po' più tardi, dopo che ci si è resi conto che tutto quello che si è capito fino a quel momento non è vero.
"Praticamente innocuo" - Douglas Adams, traduzione di Laura Serra, Mondadori Editore
La scritta dice: "La principale differenza tra una cosa che potrebbe rompersi e una cosa che non può in alcun modo rompersi è che quando una cosa che non può in alcun modo rompersi si rompe, di solito risulta impossibile da riparare".
[Questo post è stato pubblicato su la Libreria Immaginaria, se vi interessa leggere altri commenti ecco il link]
Se non ricordo male, il finale è assolutamente fatalista, quasi come a ribadire che il fato e il destino che è scritto alla fine si avvera, certamente il finale è assolutamente mozzafiato e incredibile, ma alla fine si crea un finale netto e preciso che non può dare adito a possibili futuri libri della serie, direi anche che il tutto è anche descritto con note tristi e malinconiche.
Ora il punto è che spesso quando vedo un film o leggo un libro mi capita di immaginare un finale e a volte capita che ci azzecco, quando capita non mi piace perchè è come se mi spoilerassi da solo la trama, leggendo Douglas Adams invece non solo non si riesce a immaginare il finale ma non si riesce a immaginare nemmeno le parole successive a quelle che si sta leggendo, eppure se leggi bene tra le righe non è pura e semplice follia, ci sono grandi temi "destino e fato, intelligenza e conoscenza, vita e morte e mille altri spunti" snocciolati con quel tono umoristico e scanzonato e puramente geniale che ti fa riflettere a un tema in maniera inconscia e inconsapevole.
Ecco io ritengo che il suo genio ineguagliabile stia proprio nel parlare di cose "grandi" facendo sembrare tutto leggero, assurdo e divertente.
Insomma cerco di capire perchè lo definisco geniale, come posso dire...
non mi è chiaro il perchè ma sò che è geniale.