doc Che bello è...
_ scritto il 09.04.2010 alle ore 13:31 _ 5315 letture
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... non essere considerato come persona, ma come titolo di studio;

... scoprire che non conta un cazzo se hai lavorato per 9 anni in un campo specifico, acquisendo esperienza e professionalità, perché tanto se non hai il pezzo di carta ti spetta il minimo sindacale;

... passare da un contratto serio, che premiava quella professionalità e quell'esperienza, ad uno da precario di bassa lega, in cui sei l'ultima ruota del carro perché non hai quel maledetto foglietto;

... essere trattato da "inferiore", quando non senti di esserlo;

... entrare nella stanza di un dirigente, attendere per qualche momento di essere riconosciuto e non sentirti dire "ah, tu sei Simone" ma "ah, tu sei il diplomato";

... sentire colleghi nella mia situazione a cui è stato detto "dovresti ringraziare, senza la laurea non avresti il diritto di lavorare con noi";

... dover riorganizzare le priorità familiari perché, da un anno all'altro, certe cose non puoi più permettertele;

... cercare di resistere a quei meccanismi difensivi che ti ritrovi ad attuare in modo quasi automatico perché ti senti sfruttato e poco gratificato, e che ti portano a fare solo lo stretto necessario e non quel "di più" che faresti se fossi un minimo motivato.

Ma alla fine perché dovrei resistere? Almeno vi darei finalmente un valido motivo per credere che manchi di professionalità, dovreste ringraziarmi...
Darsch
_ chiavi di lettura:lavoro, precariato, famiglia, futuro

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_ Commento di Zandalus _ profilo
_ scritto il 09.04.2010 alle ore 14:17
Questa cosa è veramente scandalosa...

Io mi sto laureando, ma penso che spesso non serva ad un cazzo la Laurea, quello che conta è l'esperienza.
Magari io posso sapere le basi della pratica e conoscere bene la teoria, ma le cose si apprendono realmente lavorando. (soprattuto per come è strutturata l'università, a mio parere molte cose andrebbero riviste)

L'ambiente di lavoro deve essere meritocratico, posso capire che magari per assumere preferiscono prendere un laureato rispetto ad uno non laureato, magari si sentono più sicuri, ma una volta che una persona è assunta bisogna valutarla per quanto vale.

Un pò come accade in Inghilterra. Qua in Italia (nella maggior parte dei posti) gli aumenti dello stipendio li hai solo perché devono aumentarteli per legge di un tot, ma ti danno comunque il minimo che possono.
Invece in Inghilterra, se meriti, dopo un anno ti raddoppiano anche lo stipendio.
Non meriti? Ti sbattono fuori.

E deve essere così, si deve premiare chi merita, chi apprende velocemente e chi si da da fare.

Comunque, per quanto possa servire, ti sono vicino Darschone! Mi dispiace :(
_ Commento di Threepwood _ profilo homepage
_ scritto il 09.04.2010 alle ore 14:28
Conosco un ragazzo con la terza media, che di lavoro fa il mosaicista (per il quale non è necessario nessun titolo di studio, semplicemente si tramanda l'arte di padre in figlio). Ebbene, questo ragazzo è uno dei più colti che conosca, su musica, arte, spettacolo, cinema, lettura, storia e in qualsiasi altro campo. Eppure, se un giorno la professione non lo dovesse più appagare, lui non potrebbe fare un cazzo, nemmeno il lavapiatti (per il quale si desidera esperienza e almeno un diploma di qualifica).

Questo sistema non premia chi sei, solamente quello che hai studiato. La trovo una gran puttanata, è troppo stupido soffermarsi sul pezzo di carta.

Ma purtroppo è così che funziona, e ora mi ritrovo a rincorrere il Diploma di Stato, e la Laurea, che probabilmente non mi porteranno comunque a nulla.

Niente male!
_ Commento di MenteQuotidiana _
_ scritto il 09.04.2010 alle ore 15:19
Condivido in pieno quel che hai scritto - anche e soprattutto perché lo sto vivendo in prima persona. Contratto a termine; valutazione solamente degli "skill" (sì, perché in inglese è meglio); divario fra chi ha il pezzo di carta e chi no.

Ti sono vicino anche io!
G.
_ Commento di Kranish _ profilo
_ scritto il 09.04.2010 alle ore 15:24
Ragazzi io ho quasi 30 anni e nell'arco della mia vita lavorativa e scolastica mi sono reso conto che alcune cose non funzionano, solo che anche se stiamo qui a discuterne tra noi quattro "fessi" la cosa non cambierà mai...

Ok, dico la mia ma onestamente sono rassegnato, perchè non credo più nell' ITALIA e un giorno, quando potrò, lascerò questo mondo per un'altro.

Ok, sfogo a parte...

Io ho avuto la fortuna e sfortuna di fare molti lavori, non sono mai riuscito ad avere continuità in quello che facevo, ma la ragione è semplice, ho sempre dovuto accettare un lavoro, per pagare un mutuo, le spese condominiali, una vita sociale, una macchina e quant' altro, il tutto sempre e solo grazie ai miei sforzi, perchè da parte della mia famiglia ho auto al massimo un pasto caldo e un letto.

Quindi ho fatto il panettiere, l'elettricista, ho fatto il consulente per una società che lavora nell'ambito della sicurezza privata, il grafico, il tecnico informatico, ho lavorato in banca e mi sono arrabattato in altre piccole mansioni...

Ho 30 anni e ora sono a casa disoccupato, in attesa del prossimo lavoro.

Ho visto stranieri lavorare 16 ore in nero per 4 soldi, ho visto cantieri senza un minimo di sicurezza con persone a rischio di vita per la mancata applicazione delle regole base, ho visto guardie giurate diventare cianotiche durante i freddi inverni e collassare al suolo, ho visto uffici dove le persone venivano considerate come macchine e non come uomini, ho visto una banca dove il merito non andava a chi faceva ma a chi parlava con le persone giuste con le parole parole giuste e proprio su questa ultima esperienza ora mi voglio soffermare.

Durante il mio colloqui per entrare a lavorare presso l'unicredit mi è stato fatto notare che io non ho una laurea, mi è stato fatto notare che io non riesco a mantenere un posto di lavoro e quindi a parere del dirigente io ero inaffidabile, al che iniziando a parlare devo averlo convinto perchè alla fine mi hanno assunto. Durante quello stesso colloquio con mè è stata valutata una ragazza, laureata nel settore bancario, nel colloquio di gruppo sono stato quasi ignorato e ogni mia parola sembrava detta al vento e invece le parole della ragazza venivano lodate e apprezzate, al che ovviamente per farmi assumere non sono stato a puntualizzare e a far notare la cosa...

Dato di fatto siamo stati assunti, io un pò timoroso perchè prima di allora non sapevo nemmeno come si compilava un'assegno... durante i corsi di "formazione" siamo stati addotti frettolosamente per questo nuovo incarico.

Di fatto mi sono trovato per la prima volta in mezzo a piu di duecento persone, un' ufficio immenso, laureati, giovani, diplomati, anziani, colti, superficiali riempivano le sedie di fronte alle scrivanie.

Ho potuto vedere persone raccomandate, che loro stesse hanno ammesso di essere state raccomandate da amministratori delegati, persone con cognomi di alti dirigenti, ragazze che insegnavano nuoto alla figlia di chissà chi, donne che prima lavoravano come cameriere in locali frequentati da personaggi importanti nella banca.

Come si dice... ho visto cose che voi umani....

Di fato, siamo stati assunti in molti, per necessità e senza esperienza nel settore, con urgenza siamo stati sbattuti al lavoro, durante un periodo difficile per la banca, durante le fusioni con altre banche.

Abbiamo dovuto arrabattarci tra mille difficoltà, con un aiuto sempre minore fino al totale abbandono di noi stessi, ci siamo messi a leggere manuali a studiare migliaia di pagine di documentazioni e nello stesso tempo facevamo mille altre cose in contemporanea, ognuno di noi ha dato il massimo che poteva e si è impegnato a fondo, ma non sempre i migliori risultati sono arrivati da laureati, eppure il loro curriculum valeva piu di quello che facevano e sul piatto della bilancia venivano considerati diversamente.

Vi ricordate della ragazza con cui ho fatto il colloquio? ebbene lei che fu lodata talmente tanto dal dirigente, si dimostrò a parere di molti un' enorme delusione, poverina veniva sempre ripresa e "castigata", io invece sono stato solo ripreso nei primi giorni "per la postura che avevo sulla sedia..." e sono stato anche giudicato ottimamente durante l'arco lavorativo, eppure alla fine sia io che la ragazza non siamo stati confermati per il rinnovo del contratto.

Tutto questo a dimostrazione pratica, che è inutile illudersi non si verrà mai considerati solo per quello che si fa, ma si verrà considerati per il pezzo di carta, per come lecchi il culo, per come ti vesti, per quello che dici in pausa caffè, per come ridi, per il tuo accento, se sei grasso, magro, alto, basso, se hai le tette grosse o se sei piatta, se sei carino o brutto...

La meritocrazie alla fine è solo un'utopia, un dirigente alla fine è sempre una persona e come tale alla fine non pensa solo al bene dell'azienda, piu che altro pensa a pararsi il culo, se dovesse fallire un laureato la cosa sarebbe giustificata, se dovesse fallire un diplomato la colpa sarebbe del dirigente che lo ha assunto...

Ok mi sono un pò dilungato, basta mi fermo...

Insomma, alla fine o cambi mondo o accetti questo, non hai altre scelte.
_ Commento di LuPoN _ profilo homepage
_ scritto il 09.04.2010 alle ore 17:55
Concordo, Concordo, Concordo, Concordo.. e sono schifato, talmente tanto che mi fa schifo anche prendermi quel pezzo di carta, perchè siamo in Italia.
_ Commento di albyok _ profilo homepage
_ scritto il 09.04.2010 alle ore 20:58
Argh! Mi ha cancellato il post, ma fortunatamente penso di sapere perché: in pratica dovrebbe eliminarteli quando non aggiorni la pagina per molto tempo (penso vada in timeout la sessione).

In sintesi avevo condiviso il profondo odio per il mondo (italiano) del lavoro. Basterebbe introdurre (dove possibile) la seguente formula:

Stipendio: parte fissa + percentuale su quello che produci.
Condizioni: devi produrre minimo X e tutto ciò che produci in più è al Y% tuo.

Si risolverebbero così tanti problemi! Motivazioni? Risolto. Pezzo di carta? Risolto pure questo. Devi produrre X e non mi frega che titoli hai per farlo. Meritocrazia? Eccola servita!

Ma chiaramente a chi conviene mettere una regola del genere? Non a chi deve sfruttarti e non a chi scalda le sedie.
_ Commento di Kranish _ profilo
_ scritto il 09.04.2010 alle ore 23:33
Albyok,

credo onestamente che quella non potrebbe essere la formula di ogni male, ci sono lavori dove non è possibile applicare questa formula, ti faccio un'esempio, lavorare in fabbrica come sappiamo dalle morti bianche è un lavoro rischioso, spesso la sicurezza è trascurata a favore di una maggiore produzione, aumentare il ritmo lavorativo significherebbe prestare meno attenzione al lavoro svolto e quindi alzare i rischi di incidenti.

Poi sappiamo benissimo che ci sono per alcuni lavori i contratti a cottimo, i contratti a progetto e i contratti cooperativi, questi contratti possono essere applicati in modo da fare gia quello che proponi.

A cottimo se faccio X guadagno X

A progetto stipulo prima il valore del mio rapporto lavorativo.

Con Coperativa, si spartiscono i lavori e a secondo dei contratti i guadagni.

Il problema in Italia non è solo nella formula che si decide di attuare, ci sono già ottime leggi per ciò che concerne il lavoro, altre a mio giudizio non lo sono altrettanto ma il punto non è nemmeno questo, il punto è che la nostra mentalità ci fa ritenere furbo chi frega e fesso chi viene fregato, non abbiamo controlli sufficienti e un sistema di giustizia rapido.

Io ho visto 10 stranieri quasi morire in un cantiere, un impalcatura in fase di smontaggio si è staccata dal muro del palazzo e gli operai si sono attaccati alla struttura metallica e sono rimasti a ciondoloni nel vuoto, nessuno ha mai denunciato la cosa per non perdere il suo lavoro, nelle fabbriche non denunciano perchè non voglio perdere il lavoro, stessa cosa per chi lavora in nero...

Il circolo è vizioso e può essere spezzato solo da chi ne è vittima, o da chi ne è consapevole, voi se vedete operai senza elmetto chiamate i vigili? non credo, non lo fa nessuno.

Per far si che ci sia maggiore meritocrazia si dovrebbe in primo luogo far rispettare le regole e prima ancora le leggi, per esempio Darsch ha spiegato bene come è stato trattato, come una persona inferiore, quasi come un delinquente che deve la sua salvezza alla sua azienda che lo ha salvato "anche se solo diplomato" dalla disoccupazione, poco contano le regole civili per la persona con cui ha avuto a che fare, l'educazione o anche solo la logica (lavora bene = bene <>lavora male = male).

A mio avviso gli è stato lanciato un segnale, un' avvertimento di qualche tipo, è stato ribadito il ruolo sociale e gerarchico nella società.

In secondo luogo è un test, il piu classico che possono fare, il giochino è vecchio come il mondo ed è tipico in ambiente militare, si tratta di prendere una "recluta" e di metterla nell'angolo e alle strette, la recluta può reagire in due modi, ho si rannicchia in difesa o cerca di divincolarsi, nel primo caso fallisce perchè dimostra debolezza e nel secondo fallisce se danneggia un' altro militare.

Se si decide di stare al loro gioco la soluzione migliore è quella di mettere una maschera, adeguarsi alla situazione, accettare umiliazioni con la speranza di un futuro migliore, facendo bel viso a cattivo gioco senza mai scavalcare i ruoli sociali, senza mai lamentarsi e lavorando il doppio di quello che si dovrebbe fare e se accetti di essere lo schiavo moderno, allora hai la tua borsa con i 30 denari, se rifiuti forse se esiste preservi la tua anima e il tuo orgoglio, ma come tiri avanti?

Scusate ma questi sono gli argomenti che mi animano...
_ Commento di Darsch _ profilo
_ scritto il 10.04.2010 alle ore 02:01
@albyok - ora il problema dovrebbe essere risolto definitivamente, ho fatto in modo di mantenere i dati inviati in caso di scadenza della sessione o altri casini legati al login. Fatemi sapere se riscontrate ancora problemi.

Ai commenti rispondo con calma nei prossimi giorni, visto l'orario, ma intanto vi ringrazio tutti. :)
_ Commento di valefatina _ profilo homepage
_ scritto il 10.04.2010 alle ore 09:00
Quando ho rinunciato all'università definitivamente, che a fare l'operaia ottore al giorno e a sera la casalinga e la compagna non ce la si faceva anche a studiare, ho pianto. Non perchè non avrei preso la laurea, ma per il pezzo di vita che stavo mettendo via.

Oggi, dopo otto anni di lavoro precario, senza soddisfazione ne' gratificazioni, dove "se ci sei occhei ma se non ci sei noi si fa lo stesso ma ora che sei qui fai quello che devi e anche quello che no", infilata a forza in mezzo a un branco di panzoni statalizzati e fancazzisti il cui unico obiettivo è occupare il loro tempo a vessare l'ultimo, e cioè me e chi è con me in questa situazione, sinceramente ho smesso di pensare al lavoro come qualcosa di gratificante. Ho smesso di pensare di potermi sentire realizzata sul lavoro e di fare sogni a lungo termine, che la precarietà è un modo di vivere.

Ho scelto la via della realizzazione personale. Quella che mi fa stare bene con me stessa. Sul lavoro faccio il mio dovere e tutto ciò che ritengo necessario per guadagnarmi lo stipendio, lavoro bene, ne sono convinta, anche quando non c'è nessuno a dirmi brava, ma quando ho finito le mie ore, e ne vengo fuori, non ne voglio più sentire parlare (che le ore di lavoro a casa che ho regalato sono fin troppe per come mi trattano). Non mi sento "sporca", non rubo lo stipendio ma allo stesso tempo non vivo per lavorare. Io lavoro per vivere. E comincio a vivere quando ne sono fuori.

E laurea o non laurea non cambia niente. Io sono tra le poche non laureate a fare il mio lavoro in questa situazione di precarietà e vessazione e, santo cielo, dato il livello culturale di certe laureate che ho intorno, son ben contenta di non avercelo il pezzo di carta.

Non farti abbattere da chi non ti gratifica. Sii tu, per te stesso, la tua gratificazione, sii fiero di te per ciò che sei, che sei molto e sono certa che lo sai. E sei ciò che sei non solo per quello che sai (cielo, che giro di parole pazzesco ma se ti risulta comprensibile ti spedisco quintali di muffin, occhei?). Ci scommetto tutte le monetine di cioccolato e i residui dell'uovodipaqqua che non ti serve a niente che ti venga riconosciuto qualche merito da uno che pesa le persone per i pezzi di carta che hanno in mano (che uno così è un cretino e vale quel che dice ù_ù). E se ogni tanto ti viene voglia di sentirti dire "blavo sei moltobblavo annoi ci piaci così" tu mi chiami e veniamo. Io, le rane, i rabbid, i gatti e tutti quanti gli altri. Occhei? *abbracc*
_ Commento di Iaia _ profilo homepage
_ scritto il 10.04.2010 alle ore 13:31
Tranquillo.facciamo un discorso serio.
ci penso io
*prende la tanica di benzina, un accendino e va.
_ Commento di Iaia _ profilo homepage
_ scritto il 10.04.2010 alle ore 13:32
cielo perchè faccio sempre pasticci? devo registrami? e perchè lo chiedo all'editor? e perchè.
ok pranzo e torno*andò via mortificata
_ Commento di Darsch _ profilo
_ scritto il 10.04.2010 alle ore 13:34
@Giulia - no no non devi registrarti per forza, puoi postare anche senza essere registrata. ^_^
_ Commento di Darsch _ profilo
_ scritto il 10.04.2010 alle ore 13:48
@Zandalus - sono d'accordo quando dici che per assumere in genere si tenda a preferire il laureato, è una cosa abbastanza normale, ma quando vedi che nell'altro piatto della bilancia c'è invece uno che ha passato gli ultimi anni a fare esperienza e a formare una forte professionalità nel suo campo, le cose dovrebbero cambiare radicalmente. Invece non è così.
La meritocrazia qui in Italia non esiste purtroppo... o per lo meno è molto rara. Nel post infatti accennavo al precedente contratto, che era effettivamente una sorta di paradiso rispetto a quelli a progetto a cui ero abituato (avevo pure i buoni pasto! mamma quanto mi mancano... -_-). E tra le altre cose c'erano appunto i premi di produzione: più facevi bene il tuo lavoro, più era alto il premio. Purtroppo è stata una breve avventura.

@Threepwood - beh non è neanche giusto generalizzare dicendo che la laurea non serve a nulla a priori. In certi campi, però, l'esperienza secondo me conta tanto quanto l'aver seguito ore di corsi e aver dato decine di esami.
E ovviamente qui non parliamo di lauree specialistiche senza le quali non puoi esercitare la professione... ci mancherebbe! :D

@MenteQuotidiana - il brutto tra l'altro è che, nonostante il divario di trattamento (anche, e soprattutto, economico) da te ci si aspetta esattamente lo stesso sacrificio rispetto a chi magari porta a casa 3-400 Euro più di te! Come dicevo nel post, poi sei portato ad adottare dei meccanismi di difesa deontologicamente poco corretti...

@Kranish - intanto grazie per il tuo contributo, l'ho apprezzato molto.
Sì alla fine dei giochi è chiaro che la soluzione migliore è quella di ingoiare la pillola e stare al gioco, soprattutto se hai la responsabilità della famiglia sulle spalle. Il fatto è che a lungo andare questa situazione ti sfibra, sei portato a dare il massimo "ma anche un po' meno, tanto che mi frega", e questo meccanismo, se non ci stai attento, potrebbe portare gravi conseguenze. Loro lo sanno benissimo: di gente da mettere sotto contratto precario a 2 soldi ce n'è tanta, non gli cambia niente se ci sei tu o un'altra persona su quella sedia. Per te, invece, può fare la differenza tra pagare la bolletta o rimanere al buio. Quindi si stringono i denti e si va avanti, con ottimismo e grinta, che è quello che sto facendo più o meno da 9 anni.
Il mio post non voleva essere una mera lamentela per raccogliere quanta più solidarietà possibile, ma una semplice analisi della mia situazione lavorativa, che poi è simile a quella di tante altre persone come me.

@albyok - è un po' quello di cui parlavo poco fa riguardo al premio di produzione che avevo col precedente contratto. Secondo me è un bell'incentivo a fare meglio (non tanto "di più"). In pratica ad inizio anno il tuo coordinatore ti convoca e concorda con te un certo numero di obiettivi specifici per il tuo lavoro e la tua figura professionale, assegnando un peso a ciascuno di essi, in percentuale, e una data massima per il conseguimento. Il premio è calcolato sulla percentuale portata a termine in ciascun obiettivo, se entro i limiti. E non importa se finisci il lavoro in 2 giorni o il giorno prima della scadenza (quindi non c'è di fatto una corsa all'obiettivo, che ti potrebbe portare a trascurare la qualità del lavoro svolto). Devo dire che funzionava, e anche piuttosto bene.

@valefatina - fortunatamente non mi lascio abbattere facilmente, sono un inguaribile ottimista e take-it-easierist (neologismo appena inventato, e di cui vado già fiero). Certo, determinate cose ti fanno davvero pensare e ti possono anche rovinare la giornata (come quella cosa del "ah, tu sei il diplomato"...), ma finisce lì. Direi che il mio approccio dopo tanti anni da precario è lo stesso tuo. Faccio il mio lavoro, lo faccio bene e al massimo delle mie possibilità, sono riuscito anche a crearmi una nicchia lavorativa tutta mia per cui "se non c'è Simone domani sono cavoli", ma, come dici anche tu, sempre nell'ottica del "lavorare per vivere". E ti assicuro che intorno a me vedo molte persone adottare il paradigma inverso, ma di brutto brutto brutto neh...
[Divagazione Mode ON] Che poi in certi momenti mi tornerebbe pure la voglia di studiare, perché diciamocelo, a me piace un casino studiare le cose che mi appassionano! E' quello che ho fatto per conto mio dopo aver frequentato il biennio all'università (e dato anche qualche discreto esame), è quello che continuo a fare tutt'ora per tenermi aggiornato e sempre "fresco". Ma ormai come faccio? Chi ha tempo? Mi era balenata la malsana idea di entrare in una libreria universitaria e fare incetta di testi universitari da leggere e studiare per conto mio, semplicemente per cultura personale. La medicina, per fare un esempio, mi ha sempre affascinato un sacco! Da piccolo volevo fare il chirurgo, e ora sono un grandissimo fan della scienza medica. [Divagazione Mode OFF]
Torniamo al discorso. Fortunatamente il mio lavoro mi piace, è quello che voglio fare (in larga parte, perché ci sono alcune cose che mi tocca fare come effetto collaterale ma che sono un po' pallose), e devo dire che, precariato o non precariato, sono cresciuto molto a livello professionale da qualche anno a questa parte. Quindi in sostanza: mi consideri solo per quel pezzo di carta? Benissimo, allora anche io ti considero alla stregua di un pezzo di carta... igienica! :P
PS: viva i muffin °_°
_ Commento di Threepwood _ profilo homepage
_ scritto il 10.04.2010 alle ore 14:37
@Darsch: Sì sì, è giusto quello che dici, ma io non ho detto che la laurea non serve a niente, perchè vorrei vederti a fare il biologo o il medico, senza una laurea. Dico solo che la laurea non prova minimamente il tipo di persona che sei, e non dimostra assolutamente quale sia l'impegno che dimostrerai durante un lavoro, o la tua competenza nello svolgerlo. La laurea non è una garanzia, in molti campi, ma per questo paese lo è. La laurea non è sinonimo di intelligenza.
_ Commento di Kranish _ profilo
_ scritto il 10.04.2010 alle ore 15:00
@Darsch: Il fatto è proprio questo, ingoiare la pillola è l'unica soluzione, in un mondo dove non c'è più nessun potere in mano al lavoratore, io purtroppo non ci riesco facilmente, non riesco a tenere a freno la lingua... non è facile, ma io ho solo me stesso a cui badare,per me è piu "semplice", in ogni caso a tutto ci dovrebbe essere un limite... i sindacati ora hanno troppe mani in pasta, anche qui ne avrei da raccontarne...

@Threepwood: hai detto "La laurea non è sinonimo di intelligenza" e su questo concordo in pieno, ma dovrebbe essere sinonimo di conoscenza...

P.S adoro i ...
_ Commento di Darsch _ profilo
_ scritto il 10.04.2010 alle ore 15:08
@Threepwood - siamo perfettamente d'accordo allora ^_^

@Kranish - è vero, a tutto dovrebbe esserci un limite, ma purtroppo certa gente non ha freni...
Se vuoi, racconta pure... :P
_ Commento di Threepwood _ profilo homepage
_ scritto il 10.04.2010 alle ore 15:11
@ Kranish: stavo pensando di aggiungere ESATTAMENTE ciò che hai scritto tu, riguardo il "sinonimo di conoscenza". Però poi non avresti scritto questo intervento, e non avrei potuto puntualizzare. Ti rendi conto del paradosso temporale che si sarebbe potuto creare???
_ Commento di Kranish _ profilo
_ scritto il 10.04.2010 alle ore 15:15
@Threepwood: per capire ciò che hai detto ora vado a rivedermi Donnie Darko ah ah ah
_ Commento di Threepwood _ profilo homepage
_ scritto il 10.04.2010 alle ore 15:18
@Kranish: che film fantastico *_* Senza ombra di dubbio il mio preferito!
_ Commento di Zandalus _ profilo
_ scritto il 10.04.2010 alle ore 18:05
@Darschone: Concordo infatti con te, che l'esperienza dovrebbe contare tanto rispetto ad uno, magari appena uscito e con solo il pezzo di carta :)
_ Commento di Kranish _ profilo
_ scritto il 11.04.2010 alle ore 12:52
@Threepwood: OT > Concordo Donnie Darko è assolutamente geniale, peccato che il regista e sceneggiatore Richard Kelly non sia piu riuscito a ricreare la magia di quel film.

@Zandalus: Se dovessi scegliere un giovane con il pezzo di carta o senza il pezzo di carta, sceglierei quello con il pezzo di carta a condizione che entrambi siano neolavoratori, se invece dovessi scegliere tra un laureato e un diplomato con esperienza specifica nel campo in questione allora soppeserei attentamente la scelta.
Insomma la laurea è importantissima, ma quando assumi una persona non assumi il suo pezzo di carta, non assumi un curriculum, quelli sono solo strumenti per valutare un papabile nuovo collega...
_ Commento di Zandalus _ profilo
_ scritto il 11.04.2010 alle ore 18:23
Infatti!
Come dicevo prima è molto importante l'esperienza :)
_ Commento di jasmines _ profilo
_ scritto il 20.04.2010 alle ore 18:33
Fin dal giorno seguente quello in cui mi sono laureato mi sono convinto che il pezzo di carta non mi sarebbe servito a nulla. Non solo, oggi sono convinto anche che avrei dovuto limitarmi alla scuola dell'obbligo (cos'è, 16 anni?), e intraprendere prima possibile un mestiere. Certo, non avrei potuto fare il presidente della repubblica o l'astronauta, probabilmente... TSK...
Oggi faccio fatica a trovare un equilibrio mentale che mi consenta di trasmettere ai miei figli la cosa giusta da fare: il 99% di me spinge per farli lasciare la scuola PRIMA POSSIBILE.
L'1% di me pensa che probabilmente la mancanza di quella cultura che tanto denigro potrebbe risultare determinante (in negativo) per loro.
Tifate per il 99%, perché io li voglio vedere sistemati, non certo colti.
_ Commento di Darsch _ profilo
_ scritto il 20.04.2010 alle ore 18:54
Se avessi figli anche io mi sa che mi troverei nella tua stessa situazione.
Certo ovviamente dipende dagli interessi e dalle attitudini specifiche: come dicevo anche sopra, se vuoi fare il medico, c'è poco da fa, devi studiare.
E ci sarebbe da prendere in considerazione anche la propensione allo studio una volta usciti dal liceo. Io ricordo che il primo anno di Università l'ho passato a far finta di andare a lezione, a cazzeggiare in maniera estrema e a studiare molto sommariamente (se si escludono un paio di esami che mi piacevano particolarmente). Era una specie di prolungamento del quinto superiore (in assoluto l'anno in cui ho combinato meno in tutta la mia carriera scolastica :D). Probabilmente quell'anno mi avrebbe fatto bene una pausa (per quanto assurdo possa sembrare) per riordinare le idee e capire cosa volevo davvero fare. Avrei risparmiato 1 anno di retta e forse anche i 2 successivi. O magari mi sarei messo in testa definitivamente di studiare, e ora sarei un felice possessore di pezzetto di carta. Chi lo sa. :P

Poi mi permetto di dissentire anche sulla cultura... conosco laureati che di "colto" e "preparato" hanno veramente pochissimo...

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