_ scritto il 30.11.2009 alle ore 16:38 _
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E' di qualche giorno fa una notizia che mi ha lasciato un po' basito: due pm di Milano hanno chiesto la condanna per quattro dirigenti di Google ad una pena compresa tra
6 mesi e
un anno di reclusione. Le accuse sono
concorso in diffamazione e
violazione della privacy, e si riferiscono ad un video - caricato su Google Video nel 2006 - di un ragazzo affetto da Sindrome di Down maltrattato da alcuni compagni di classe. Secondo l'accusa Google avrebbe dovuto gestire il proprio servizio con maggiore responsabilità, impegnandosi a tutelare i diritti fondamentali. Sembra che il video - arrivato al ventinovesimo posto tra quelli più cliccati - sia rimasto visibile per un paio di mesi, prima di essere rimosso, e che fosse presente nella sezione "video più divertenti".
Non avete anche voi la leggera impressione che questi non ci abbiano capito nulla di come funzionano Youtube e affini? Come pretendono che si possano controllare tempestivamente migliaia di video inseriti quotidianamente, e soprattutto come si può pensare di mettere dei
limiti rigidi a quello che è un
meccanismo intrinseco della Rete, senza il quale probabilmente non esisterebbe la libertà che invece contraddistingue l'informazione su Internet? C'è inoltre da dire che è stato proprio grazie a quel video che la vicenda è venuta fuori, con la conseguenza che il ragazzo ha smesso di essere oggetto di soprusi quotidiani, e che i suoi stessi legali hanno da tempo ritirato la querela nei confronti degli imputati.
Staremo a vedere come andrà a finire (il prossimo 16 dicembre ci saranno le arringhe della difesa, a gennaio la sentenza). Chiudo con una citazione che condivido.
Di Pietro sul suo blog
Ritengo [...] la persecuzione dei quattro manager l'
ennesimo attacco alla Rete, rea di aver introdotto una rivoluzione sociale ed epocale che l'Italia, ingabbiata nelle sue leggi a favore di un
crescente divario tecnologico rispetto agli altri Paesi, non ha ancora compreso.