_ scritto il 25.11.2008 alle ore 10:18 _
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In riferimento al recente
post di Beppe Grillo sul massacro delle balene perpetrato dai danesi delle isole Far Oer, e anche all'appello che sta in questi giorni facendo il giro dell'Italia, volevo farvi leggere una parte dell'articolo di Paolo Attivissimo che parla proprio dell'argomento e si riferisce direttamente alla e-mail che sta circolando.
L'intenzione non è quella di sminuire la situazione, ma piuttosto di presentare i fatti nella loro totalità, per meglio comprendere quello che succede su quelle spiagge.
[...]
In effetti nelle isole Faroer (non Feroe, come dice l'appello) viene effettuata una caccia ai globicefali, cetacei della famiglia dei delfinidi, nella quale gli animali vengono radunati e spinti a riva per poi essere uccisi allo scopo di ricavarne cibo e materie prime di ogni genere.
Quello che l'appello non dice è che le isole Faroer si autogovernano, pur essendo parte della Danimarca, e quindi è inutile reclamare presso il governo danese.
Un altro aspetto taciuto dall'appello è che gli abitanti prendono particolari precauzioni per ridurre le sofferenze dei cetacei (che, sia chiaro, non voglio sminuire), e che paradossalmente sono proprio queste precauzioni a rendere così forti le immagini che accompagnano l'appello: l'uccisione è infatti strettamente regolamentata (
il regolamento è qui, in inglese). Sono vietati fiocine ed arpioni, e i cetacei vengono uccisi tranciando la spina dorsale. Questo produce la morte entro 30 secondi di media, in linea quindi con la macellazione bovina e suina diffusa in Europa, ma ha anche l'effetto di tranciare le principali arterie dell'animale e quindi causare la dispersione di grandissime quantità di sangue che tingono drammaticamente di rosso le acque dei fiordi.
Il numero di animali uccisi annualmente in questo modo è intorno al migliaio, e va chiarito che i globicefali non sono una specie di cetaceo a rischio d'estinzione.
L'appello dice inoltre il falso quando afferma che la strage viene effettuata per "dimostrare di aver raggiutno [sic] l'età adulta". La caccia, infatti, è un'attivita praticata da secoli dall'intera comunità degli abitanti, che si suddividono i suoi prodotti.
Benché sia comunque uno spettacolo raccapricciante e certamente non da incoraggiare, va considerato che è numericamente insignificante in confronto alla strage di cavalli, mucche, maiali e pollame che avviene in Europa e nel mondo senza che per questo si scatenino catene di sant'Antonio come questa. Ma, si sa, è più facile condannare quello che fanno gli altri che riflettere su quello che avviene in casa propria. Soprattutto se in casa propria la strage avviene di nascosto, lontano dalle fotocamere, mentre gli altri la fanno alla luce del sole.
E' comunque il caso di inoltrare quest'appello per far conoscere questa realtà? Lascio a voi valutare. Sicuramente sarebbe meglio farlo circolare accompagnato da informazioni corrette. Informazioni come questa, taciuta anch'essa dall'appello: la carne dei globicefali contiene molto mercurio, PCB (difenili policlorurati) e altre sostanze tossiche, per cui il ministro della salute delle Faroer ne sconsiglia il consumo più di una volta al mese.
Il paradosso, dunque, è che sarà proprio l'inquinamento, anziché l'attivismo ecologista non obiettivo, a contribuire alla scomparsa di quest'usanza.
Volevo infine farvi riflettere su una cosa. Nella catena alimentare animale, quella "là fuori" per intenderci, nella natura, provate a chiedere al daino se la tigre, dopo averlo afferrato, cerca di ammazzarlo nel più breve tempo possibile per non farla soffrire. Noi invece possiamo, e anzi dobbiamo. L'uomo è onnivoro, quindi è logico pensare che si procuri una preda, la uccida e se ne cibi. Fortunatamente l'uomo è anche intelligente e ha a disposizione strumenti di lavoro evoluti. Noi cacciamo per lo più "allevando bestiame e macellandolo", gli uomini primitivi cacciavano con un bastone alla sommità del quale era fissata una punta ricavata da un pezzo di pietra. L'evoluzione e l'etica hanno fatto in modo che ora l'uomo cerchi di evitare il più possibile agonia e sofferenza alla sua "preda". Ed è quello che dovrebbe fare chi è addetto all'uccisione dell'animale. Concentriamoci su questo, e informiamoci prima. Il problema è che la gente tende a partire in quarta appena vede una goccia di sangue, perché fa l'associazione sangue=sofferenza. Ma non è così, e lo dimostra, pradossalmente, proprio la pratica in apparenza barbarica dell'uccisione delle balene che abbiamo appena visto. Andate a leggere il documento citato nell'articolo di Paolo.
E mi meraviglia che Grillo, che ha una certa visibilità ormai, se ne esca con affermazioni totalmente false come "i piccoli danesi applaudono mentre le balene gridano" o "la maggior parte marcisce ed è ributtata a mare".