Questo sito fa uso di cookie per migliorare la fruizione dei suoi contenuti. Proseguendo la navigazione, accetti il loro utilizzo da parte nostra. OKInformazioni
_ scritto il 25.03.2024 alle ore 15:47 _ 524 letture
I recenti studi riguardanti micro e nanoplastiche mi hanno un po' preoccupato, devo ammetterlo. Lo hanno fatto a tal punto che ho deciso, in via precauzionale, di smettere definitivamente di utilizzare bottiglie di plastica e tornare una volta per tutte all'acqua del rubinetto (filtrata tramite caraffa, perché purtroppo la mia ha un gusto osceno). Forse non serve a niente perché le fonti principali di queste micro e nanoparticelle sono altre, ma quanto meno mi sento di ridurre quelle sotto il mio diretto controllo. Senza contare il fatto che usare meno plastica fa sicuramente anche bene all'ambiente, quindi è comunque un'iniziativa virtuosa.
Mi rendo perfettamente conto che la ricerca in questo campo è ancora in corso, ma stanno iniziando ad uscire indizi che definirei interessanti, per usare un eufemismo.
Di alcuni di questi indizi parla questo ottimo video di Giacomo di Entropy For Life (seguitelo a occhi chiusi, merita tantissimo), di cui vi consiglio la visione. Come da prassi vi lascio un riassunto e alcuni ulteriori riferimenti ad articoli scientifici, generati e reperiti tramite GPT-4.
L'articolo discute il collegamento tra microplastiche e problemi cardiaci basandosi su uno studio italiano condotto su pazienti degli ospedali campani e l'Università di Salerno. L'attenzione è focalizzata sulle micro e nanoplastiche: frammenti di plastica sotto i 5 mm e sotto 1 micron, rispettivamente, che possono entrare nel corpo umano attraverso il consumo o l'inalazione.
I problemi associati alle microplastiche
Provenienza delle microplastiche: Derivano sia da attività dirette come il lavaggio dei vestiti, sia da pezzi di plastica più grandi che si disintegrano. Entrata nel corpo umano: Le microplastiche possono entrare attraverso il cibo, le bevande o l'aria. Sono presenti in casa, negli oggetti di uso quotidiano come taglieri e vestiti. Effetti ambientali: Oltre al danno diretto causato da grandi pezzi di plastica su animali marini, ci sono crescenti preoccupazioni riguardo le microplastiche e il loro impatto ambientale.
Dettagli dello studio
Analisi sulle placche arteriosclerotiche: Lo studio ha esaminato le placche carotidee di 257 pazienti, trovando presenze di micro e nanoplastiche, in particolare polietilene e polivinil cloruro. Correlazioni e preoccupazioni: È stato rilevato un legame tra la presenza di nanoplastiche nelle placche e un aumento significativo di complicazioni cardiache. Questioni in sospeso: Emergono dubbi sulla metodologia, come la presenza costante del polietilene e l'assenza di altri tipi comuni di plastica.
Confronto e contestualizzazione
Variabili nascoste: L'articolo suggerisce che altre variabili, come la dieta o la qualità dell'aria, potrebbero influenzare sia l'aumento delle patologie che la presenza di nanoplastiche. Risposta scientifica: È necessario replicare lo studio per confermare i risultati e comprendere meglio la causalità. Impatto sul consumo di alimenti: Nonostante i risultati, si sottolinea l'importanza di non generalizzare o esagerare le conclusioni, in particolare riguardo il consumo di pesce e altri alimenti marini.
Riflessioni finali
Lo studio è un importante punto di partenza per ulteriori ricerche sulle microplastiche e la loro relazione con la salute umana. Tuttavia, è essenziale approcciarsi ai risultati con cautela e attendere ulteriori conferme prima di trarre conclusioni definitive.
Ecco alcuni studi recenti sulla diffusione delle microplastiche e nanoplastiche e i loro effetti sulla salute:
Seguo con interesse Entropy For Life fin da quando ancora non aveva la barba, e ha pubblicato molti contenuti preziosi. Quello delle bottiglie di plastica è un problema a 360 gradi, non solo per il recente allarme delle microplastiche. Io ho smesso da anni con l'acqua confezionata: che tu ne possa dire, è meglio la birra! :D
_ Commento di Darsch _
_ scritto il 11.04.2024 alle ore 12:47
Sì, assolutamente. Abbiamo sempre cercato di ridurne al minimo l'uso, ma purtroppo l'acqua del rubinetto da noi è imbevibile (a livello di sapore, intendo) e fino ad ora ci è risultato un po' complicato. Le caraffe le avevamo già provate qualche anno fa ma non ci avevano soddisfatto, mentre questa che abbiamo preso di recente è davvero ottima per fortuna. ^_^
Guardacaso una marca tedesca, poi mi chiedono perché sono fissato con i prodotti made in Germany.
La birra fa cagare. :D
_ Commento di Ryo _
_ scritto il 11.04.2024 alle ore 13:37
Io avevo una Brita e la domanda che mi ponevo era la seguente: come faceva a sapere quando il filtro è da sostituire? Sospetto he la risposta non fosse nulla di buono. PS: guarda che la birra va bevuta, non presa in supposte! XD
_ Commento di Darsch _
_ scritto il 11.04.2024 alle ore 13:40
Anche io ho una Brita! Quello è un semplice timer: da quando lo imposti scatta un conto alla rovescia in base al tempo che il produttore ha stabilito per l'efficacia del filtro, nel caso della Brita è un mese. :)
PS: Ma davvero? E io che ho sempre provato... nell'altro modo!
_ Commento di Ryo _
_ scritto il 11.04.2024 alle ore 15:49
Eh lo suppostavo (come la birra) ma che senso ha? Sia per uno che per una famiglia numerosa il filtro come può avere la stessa efficacia su base mensile? Ge stanno a pijà pel cù!
_ Commento di Darsch _
_ scritto il 11.04.2024 alle ore 15:58
Forse il limite principale non è la quantità di acqua filtrata, ma il semplice contatto e gli eventuali patogeni che possono formarsi dopo l'apertura e che comunque si sviluppano entro un certo tempo. Non potendo "aprire il filtro" e igienizzarlo ti danno un tempo massimo di sicurezza (un po' come quando apri una crema cosmetica, per esempio: anche se la usi una volta sola, comunque dopo 1 anno dovresti buttarla perché è entrata aria e con quella i batteri e bla bla bla).
_ Commento di Ryo _
_ scritto il 14.04.2024 alle ore 18:29
OK, così ha senso. Anche se il sospetto della volontà di far comprare nuove ricariche è pressante ;-)
_ Commento di Darsch _
_ scritto il 14.04.2024 alle ore 19:04
Ah su quello penso che possiamo metterci la mano sul fuoco. Probabilmente con un utilizzo normale di una famiglia “media” potrebbero durare molto di più senza problemi. Chissà magari associazioni di consumatori (come Altroconsumo) hanno fatto analisi indipendenti su questo aspetto. :)
Lo studio ha investigato il possibile rischio dei microplastiche e nanoplastiche (MNPs) per le malattie cardiovascolari negli esseri umani, analizzando la placca carotidea di pazienti sottoposti a endoarterectomia carotidea per malattia carotidea asintomatica. Su 304 pazienti, 257 hanno completato un follow-up medio di 33,7 mesi. È stato rilevato il polietilene nella placca di 150 pazienti (58,4%) e il PVC in 31 pazienti (12,1%). L'analisi ha mostrato particelle estranee nei macrofagi della placca. I pazienti con MNPs nella placca avevano un rischio più alto di infarto, ictus o morte rispetto a quelli senza MNPs (hazard ratio 4,53; P<0,001). Lo studio conclude che la presenza di MNPs nella placca carotidea aumenta il rischio di eventi cardiovascolari gravi.
"L'odore di ozono che precede talvolta un acquazzone è uno dei pochi in grado di evocare un incontrollabile scroscio di ricordi e sensazioni." - @Darsch
Questo blog viene aggiornato senza alcuna periodicità e la frequenza degli articoli non è prestabilita, non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale o una testata giornalistica ai sensi della legge n. 62 del 07/03/2001.