doc Intelligenza, coscienza e formicai
_ scritto il 05.12.2007 alle ore 16:33 _ 5248 letture
Complice il libro che sto leggendo in questo periodo, ultimamente mi ritrovo spesso a pensare all'intelligenza umana, alla coscienza e a quello che c'è dietro. Senza entrare troppo nel dettaglio (per adesso), volevo offrirvi un piccolo spunto di riflessione.

Immaginate una formica. Presa singolarmente risulta piuttosto insignificante, ci verrebbe quasi da dire "stupida" per come si agita senza meta se la scopriamo isolata in un angolo del balcone. Ci sembra quasi spogliata del suo ruolo, in una sorta di affannosa ricerca della propria identità.

Ora prendete un piccolo gruppo di formiche. Le cose iniziano a farsi decisamente diverse. Pur riuscendo sempre a distinguere i singoli individui, questo esiguo insieme di unità si comporta in modo più assennato e compatto, quasi fossero tutte unite da uno scopo comune che ne governa le azioni. Si comportano, quindi, come un'entità unica, ad un livello superiore.

Ora prendete un grosso gruppo di formiche. Collocatele all'interno di un formicaio, insieme ad altri gruppi di formiche. Immaginate diversi ruoli per ciascuna specie di formica, intersecati con i diversi gruppi che si possono trovare nel formicaio. Cercate di separare da questo marasma l'idea di una sorta di simbologia che permetta a gruppi di formiche di comunicare con gli altri, di coordinarsi.
Questi simboli sono ad un livello ancora più alto, invisibile alla singola formica, come pure addirittura al gruppo di formiche. Immaginateli come insiemi di istruzioni e informazioni in grado di viaggiare e propagarsi attraverso le stesse formiche, da una parte all'altra del formicaio, riuscendo a generare un'organizzazione e una coordinazione incredibilmente raffinate. Ecco quindi che grazie a questi macro-impulsi che viaggiano nel formicaio, un gruppo di formiche si occupa di esplorare l'esterno in cerca di cibo, procedendo in una lunga e compatta fila indiana; altre invece sono intente alla costruzione del formicaio; altre ancora riescono in modo innato e incredibilmente preciso a costruire veri e propri ponti, fatti principalmente di escrementi, per collegare due zone separate.

Adesso salite ancora di livello e considerate il formicaio nel suo insieme, cercando di non pensarlo "fatto di formiche", ma come un'entità unica. Provate a figurarvelo in movimento, nel corso di minuti, ore e giorni. Sicuramente non vi sarà difficile immaginarne l'evoluzione e i movimenti al suo esterno e al suo interno. Ragionandoci a fondo si arriva a comprendere come questa entità sia in grado di reagire a stimoli esterni (la pioggia, un ragazzino che inizia a sbatterci i piedi sopra, un formichiere che si aggira nei paraggi, e così via) e interni (la quantità di cibo presente nel formicaio, la presenza della regina, le attività in corso, ecc...). Continuando a rimanere allo stesso livello, si riesce quasi a intravedere un accenno di primitiva intelligenza in questo nuovo "essere", una sorta di coscienza che lo porta a reagire in un certo modo a stimoli esterni.

Ci siamo quasi. Fate una fotografia di questa sensazione, e cambiate contesto. Pensate alla vostra coscienza, alla vostra mente, al vostro cervello (il formicaio). Entrate ... scendete di un livello. Troviamo emisferi, aree in cui sono localizzate determinate funzioni (i gruppi). Ciascuna area è percorsa da miliardi di macro-informazioni che percorrono continuamente la materia grigia in relazione agli stimoli che provengono da dentro e da fuori (i simboli). Scendendo ancora più in profondità arriviamo alle unità fondamentali, responsabili della creazione e della trasmissione degli impulsi su cui si basa l'attività del cervello: i neuroni (le formiche).

Vista in quest'ottica l'intelligenza e la coscienza di un individuo non è altro che un "lavoro di squadra" a livelli inferiori, invisibile e impercettibile a chi sta in cima alla piramide. Non so a voi, ma l'idea che un formicaio possa avere un, seppur minimo, accenno di intelligenza come entità generale, mi affascina incredibilmente, perché apre le porte ad una vastissima serie di riflessioni. Traslando il concetto di "unità fondamentale", e affiancandola a quella di essere umano, ad esempio, le "masse" di persone si potrebbero considerare come un'entità unica, con la propria intelligenza e il proprio modo di rispondere agli stimoli (interni o esterni). Pensate anche agli stormi di uccelli: e se quelle affascinanti evoluzioni disegnate per aria fossero in realtà precisi segnali, simboli se vogliamo, che potrebbero, se interpretati, aiutarci a comprendere l'"entità-stormo"?

Di esempi e cose da dire ce ne sarebbero moltissime, ma ho già abbondantemente superato l'intento squisitamente stimolatorio di questo post.
Darsch
_ chiavi di lettura:filosofia, medicina

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