_ scritto il 18.10.2019 alle ore 11:48 _
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È stato approvata la definizione dell'
era geologica caratterizzata da attività umana in grado di lasciare un segno distintivo sul nostro pianeta: l'Antropocene. La sua data di inizio è la metà del XX secolo e il marcatore geologico che probabilmente verrà scelto saranno i radionuclidi emessi dalle esplosioni atomiche.
Anche l'
antimateria risponde alle leggi della meccanica quantistica. Questa scoperta è stata dimostrata dalla verifica sperimentale sulla dualità onda-particella che un team quasi interamente italiano ha effettuato sul positrone.
Sembra che alla fine torneremo sulla
Luna a breve. Sono diverse, infatti, le missioni pianificate per essere lanciate nei prossimi anni, ma questa corsa al nostro satellite potrebbe nascondere delle insidie. È vero infatti che vige ancora il trattato sullo spazio extra-atmosferico secondo il quale l'esplorazione dello spazio deve essere portata avanti in modo pacifico e a vantaggio di tutti. Il problema è che esistono delle clausole di "non intereferenza" che impediscono ai firmatari (ad oggi 109 nazioni) di recare danno ad avamposti e sonde altrui. Questo potrebbe facilmente tradursi nel monopolio delle aree lunari più desiderabili semplicemente arrivandoci per primi. Tra gli interessi che potrebbero innescare questo genere di corsa (e di conseguenza di conflitti) ci sono quelli puramente scientifici, ma anche alcuni di natura economica: basti pensare che la distribuzione delle risorse sulla Luna non è affatto omogenea. Tra queste risorse troviamo: acqua, ferro, titanio, elio-3, torio, pozzi craterici che proteggono dalle radiazioni e aree sulla faccia nascosta che è schermata dall'attività radio della Terra.
L'estrema precisione raggiunta dagli orologi atomici ha di fatto dato vita ad una nuova disciplina, la
geodesia relativistica, cioè lo studio e la mappatura delle variazioni del campo gravitazionale con misure di tempo, grazie agli effetti relativistici (il tempo scorre in modo diverso a seconda del punto in cui viene misurato). Questo genere di misurazioni possono tornare utili in diversi ambiti, come per esempio rilevare i cambiamenti di massa sotto la superficie terrestre e a livello del mare per studiare ancora più approfonditamente i cambiamenti climatici, oppure fornire un aiuto nella navigazione satellitare e persino nella fisica fondamentale.
Una
rete neurale di deep learning (il sistema Deep Density Displacement Model, D3M) ha elaborato con successo una simulazione cosmologica sulla formazione dell'universo confermandosi molto più rapida di tutte le intelligenze artificiali impiegate in precedenza per lo stesso compito. Ma c'è un aspetto che ha colto tutti di sorpresa: la rete ha elaborato e ottimizzato dei parametri in modo completamente autonomo, senza che nessuno tra i ricercatori gliel'avesse insegnato in precedenza. Tra i parametri in questione c'è la quantità di materia oscura all'interno del sistema simulato, che sulla base delle ipotesi attualmente più accreditate ammonta al 30% di tutta la materia: D3M ha generato simulazioni tra il 50 e il 10 percento di materia oscura, quindi esattamente ciò che ci si aspetterebbe se si fosse impostato manualmente un "valore medio" del 30%.
Un composto attualmente in fase di sperimentazione chiamato
MSI-1436 (un antimicrobico naturale scoperto su alcuni animali marini) promette davvero bene nel campo della rigenerazione cellulare. La molecola infatti è in grado di sbloccare la capacità naturale che ha il corpo di rigenerare cellule e tessuti, e si pensa che potrà essere usata in medicinali in grado di riparare i danni causati da malattie piuttosto serie e devastanti, come per esempio l'infarto cardiaco.
Sono in fase di studio da diversi anni metodi per simulare e indurre lo stato di
torpore anche nelle specie animali che non sono naturalmente predisposte a questo meccanismo. Il raggiungimento di questa capacità sarebbe un enorme traguardo scientifico con applicazioni nella medicina (per la cura dei tumori, ad esempio, visto che le cellule smettono di replicarsi durante il torpore) e nell'esplorazione spaziale (possibilità di effettuare lunghi tragitti, riduzione delle scorte alimentari necessarie, riduzione di eventuali problemi psichiatrici relativi all'isolamento, protezione dalle radiazioni ionizzanti).
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