_ scritto il 22.08.2017 alle ore 11:00 _
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Mille ed una discriminazioni nei nostri confronti si nascondono nelle pieghe della quotidianità, a livello istituzionale così come nel microcosmo delle relazioni interpersonali: se non ce ne accorgiamo, non è soltanto per una questione di disinformazione, di distrazione o, nel peggiore dei casi, di malafede; si tratta piuttosto di vera e propria assuefazione ad una condizione che ci è stata imposta sin da piccoli come normale, intangibile, impossibile da mettere in discussione.
Certi pregiudizi sono così radicati in noi stessi da farci considerare accettabili tutta una serie di comportamenti e meccanismi legali che altrimenti considereremmo assurdi e discriminatori: i crocefissi nelle aule e negli uffici pubblici; l'Insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole da parte di professori scelti dal Vaticano ma pagati dallo Stato Italiano; l'oscuro e iniquo meccanismo dell'8×1000; l'esenzione dall'IMU degli edifici ecclesiastici, compresi quei presunti luoghi di culto adibiti in realtà a esercizi commerciali; la continua ingerenza ecclesiastica nell'agenda politica italiana, sistematicamente modificata secondo i voleri del Vaticano; l'omofobia, ora sfacciata, ora subdola, di quei tanti che si rifanno alla "tradizione cristiana" per discriminare altri cittadini sulla base del loro orientamento sessuale; la mancanza di spazi pubblici per celebrare funerali e cerimonie laiche; il diritto delle donne all'interruzione di gravidanza calpestato e umiliato in nome del diritto dei ginecologi, per lo più cattolici, all'obiezione di coscienza [...]
Per questi e molti altri motivi è davvero insensato pensare che "ormai" gli atei non abbiano più nulla da reclamare