doc Appunti sul referendum costituzionale di ottobre 2016
_ scritto il 24.05.2016 alle ore 11:20 _ 5211 letture
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Il referendum costituzionale con cui verrà deciso se approvare o respingere la legge Boschi si avvicina e il testo è piuttosto complesso. Il Post ne ha recentemente raccolto i punti principali e li ha suddivisi in piccole schede, illustrandone brevemente meccanismi e pareri delle varie parti.
Premesso che l'onere di approfondire ogni punto spetta ad ognuno di noi, ho pensato di prendere spunto da quei punti per iniziare a impostare un ragionamento che mi/ci aiuti a compiere una scelta ponderata e informata.

All'inizio di ogni paragrafo (tranne l'ultimo) trovate il link alla corrispondente scheda dell'articolo de Il Post, da leggere prima delle mie considerazioni.



In linea generale appoggerei la riforma (ritengo che in Italia siano ancora in piedi meccanismi un po' retrogradi e farraginosi), ma purtroppo sono d'accordo anche con chi dice che il problema è l'abbinamento della riforma con l'italicum: il rischio di mettere il potere di legiferare liberamente nelle mani di una forza politica poco rappresentativa che si è vista appioppare il premio al secondo turno, secondo me, è altino e visti alcuni precedenti italiani io starei molto attento.
L'alternativa? Modificare - di nuovo - la legge elettorale, ma mi viene da ridere al solo pensiero.

La mia personale lancetta per questo punto tende con vigore verso il NO.



Sono tendenzialmente d'accordo sull'eliminazione - o quanto meno la forte attenuazione - dell'effetto "navetta" tra Camera e Senato, perché è causa di lungaggini. Ma è altrettanto vero che il nuovo testo della riforma sembra essere talmente complesso che il rischio di ritardi a causa di conflitti e interpretazioni mi sembra abbastanza concreto. Potrebbe, è vero, essere un rischio tutto sommato accettabile se si paragona l'attuale lentezza legislativa a quella che ne deriverebbe, ma non sono pienamente convinto.

La mia lancetta tende leggermente verso il NO, ma mi riservo di tornare sull'argomento perché questo punto è da approfondire.



Ottima la riduzione dei parlamentari, sicuramente ci vuole, e ottima la garanzia di competenze regionali nel Senato. Non è molto chiaro come verranno eletti i consiglieri, ma se davvero avverà tramite le elezioni regionali, con un voto di preferenza per il consigliere, si annullerebbe (in teoria) lo stratagemma che consente di inviare al Senato persone che rischiano di essere processate e che godrebbero dell'immunità, perché sostanzialmente li votiamo noi. Nutro comunque qualche perplessità sulla capacità degli elettori italiani di valuare con cognizione di causa se una persona è o non è adatta a sedere in Senato.

La lancetta tende abbondantemente verso il SÌ stavolta.



Senza troppi giri di parole, mi trovo piuttosto d'accordo con l'ultima frase: "dal 2001 a oggi le autonomie delle regioni su molte questioni non hanno prodotto grandi passi avanti dal punto di vista legislativo ma lentezze ulteriori, disparità nell'erogazione dei servizi e problemi di bilancio". Diciamo che così com'è la riforma andrà perfezionata, ma in questo caso mi sento di dire che vale il principio "meglio di niente".

Lancetta verso il SÌ.



In questo caso sono d'accordo con Renzi: la riduzione dei costi in sé non è significativa (sebbene siano comunque bei soldi risparmiati), ma i benefici a livello di semplificazione legislativa e burocratica secondo me valgono la candela.

Lancetta tendente abbondantemente verso il SÌ.


Altri punti sparsi

- Presidente della Repubblica eletto solo dal Parlamento, e non più anche dai delegati regionali, quorum più alti. Di fatto non basterà la maggioranza assoluta, ma sarà necessario un accordo con le opposizioni.
Direi che mi piace, se non ho capito male.

- Riduzione dell'uso della decretazione d'urgenza mediante l'istituto del "voto a data certa". In pratica il governo può richiedere che un disegno di legge ritenuto fondamentale per la sua azione sia discusso (e votato) entro 70 giorni. Alcune materie sono escluse da questo meccanismo.
Mi sembra buono in linea teorica, bisogna vedere poi che uso ne faranno i vari governi.

- Nei referendum se si raggiungono 800.000 firme il quorum è diminuito in misura pari alla metà dei votanti alle precedenti elezioni politiche. Nelle leggi di iniziativa popolare la soglia è innalzata a 150.000 firme, ma è obbligatorio l'esame della proposta.
Tendenzialmente d'accordo.


Ora non resta che tirare le somme. Sebbene ad una prima occhiata siamo 3 contro 2 per il SÌ (senza contare quelli "minori", sui quali tendo a essere allineato a favore), i punti hanno a mio parere valenza e pesi diversi. Su questo tema tendo a ragionare secondo il principio dell'unanimità, perché una riforma che presenta alcuni punti che reputo negativi, in teoria, non è una buona riforma e andrebbe rivista. D'altro canto i benefici ci sono sicuramente e troppo spesso mi sono trovato a dover accettare compromessi perché "almeno è meglio di niente". In questo sono assolutamente d'accordo con chi propone che invece di votare il testo in toto sarebbe molto più indicato poter votare separatamente sulle singole tematiche.

Di tempo ne abbiamo ancora parecchio. Ragioniamo. Aiutatemi anche voi, ché la questione è delicata.
Darsch
_ chiavi di lettura:referendum, politica, legge, elezioni, governo, diritto, società

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