_ scritto il 17.07.2015 alle ore 11:46 _
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In questi giorni di estremi disagi per il trasporto pubblico capitolino, ho cercato di indagare sulle reali motivazioni che si nascondono dietro quello che la massa chiama
"sciopero bianco dei macchinisti".
Ultimamente sono uscite su varie testate online diverse testimonianze dei diretti interessati e le stesse informazioni me le hanno confermate un paio di macchinisti con cui mi sono fermato a parlare nei giorni scorsi durante una delle molte crisi quotidiane della rete metropolitana.
Quindi credo che siano piuttosto affidabili.
A quanto pare la versione che può ritenersi quella più aderente alla realtà è la stessa che il macchinista "G. L." ha fornito al sito
RomaFaSchifo e che è pubblicata nella parte iniziale di
questo articolo.
Io tendo ad andarci più leggero con i macchinisti, perché in fin dei conti la loro situazione non è propriamente delle migliori e, in generale, è loro diritto protestare (anche se, purtroppo, trattandosi di servizio pubblico ci andiamo di mezzo noi).
Però c'è una cosa che davvero non mi va per niente giù: i macchinisti che ho sentito hanno candidamente ammesso che prima di luglio facevano uscire treni non adeguati o sicuri perché c'era una sorta di "tacito compromesso" con l'azienda. Premesso che sicuramente questo comportamento non è stato adottato da tutti, la trovo una cosa piuttosto grave, indipendentemente dalle condizioni che hanno portato alla formazione di questo compromesso e da chi ne è davvero responsabile, perché ci andiamo di mezzo tutti.
E non mi va granché giù neanche il fatto che alcuni di loro abbiano improvvisamente adottato queste cautele di salvaguardia dei passeggeri solo adesso che faceva loro più comodo, usandole come leva per danneggiare o ostacolare l'azienda.
Il diritto a scioperare e a protestare è sacrosanto, ma qui forse stanno entrando in gioco meccanismi subdoli che rischiano di travalicare le ragioni che i diretti interessati indubbiamente hanno (perché nessuno lo nega!).
Nel frattempo gli straordinari tocca farli a noi, che quotidianamente arriviamo in ufficio con 30-60 minuti di ritardo e ci tocca recuperare la sera...