_ scritto il 30.07.2014 alle ore 11:05 _
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Credo che con l'avanzare dell'età abbia perso un po' di autocontrollo quando si parla di argomenti particolarmente caldi (
medicine alternative,
bufale mediche di vario tipo,
complotti e compagnia, e per certi versi anche la
religione). In passato quando intravedevo - anche da lontano - una discussione su queste tematiche cercavo di resistere all'impulso di buttarmici a capofitto, perché, fatti salvi rarissimi casi, la gente con un certo tipo di convinzione (ma sarebbe più corretto parlare di
fede) raramente è predisposta a cambiare idea, quindi per quale oscuro motivo dovrei perdere tempo in spiegazioni dettagliate, fonti e argomentazioni precise? Volontariato?
Col passare del tempo noto invece che riesco sempre meno a trattenermi dal prendere parte a queste "battaglie campali" e - sarà perché ne ho le scatole davvero piene - tendo anche ad essere piuttosto diretto e sincero. Questo, come potete immaginare, comporta già qualche problema iniziale, perché sincerità e schiettezza molto spesso vengono confuse con offesa e strafottenza. Tuttavia, superato questo scoglio preliminare, quello che mi capita sempre più spesso di notare è che finché rimani sul generico, l'altro risponde con veemenza convinto delle proprie idee (quasi sempre molto generiche, senza fonti, spesso arrabattate o scopiazzate dall'avviso allarmista ricevuto su Faceboook o dal post sul blog complottista di moda in quel momento), ma quando inizi ad articolare qualche argomentazione più complessa e dettagliata, mostrando sicurezza e - soprattutto - tirando fuori fonti, studi e trattati davvero attendibili (e a volte, per forza di cose, piuttosto vasti) , l'effetto è lo stesso di quando tocchiamo le antenne di una lumaca: si ritirano istantaneamente nel proprio guscio. Spariscono dalla circolazione (
e.g. nel caso di una discussione su un social network), cambiano discorso o giocano la carta del
"va be' è una discussione troppo complicata da fare / tanto nessuno dei due cambierà idea / non ho tempo di leggere le fonti che hai citato / adesso devo scappare a <inserire attività casuale>" oppure ti chiedono candidamente come ti permetti di giudicare il loro pensiero/operato, come se il punto della situazione orbitasse esclusivamente intorno al contenuto delle loro teste. Purtroppo avere argomentazioni spaventa chi non è disposto ad allentare la presa sulle proprie convinzioni aprioristiche.
Ed è a questo punto che dovrei lasciar perdere e invece no, mi incazzo ancora di più, perché credo che al mondo ci siano davvero poche cose stimolanti come l'instaurare un dialogo tra persone con diversi punti di vista
pronte a modificare il proprio qualora dovessero imbattersi in argomentazioni convincenti. E invece la maggior parte delle volte la gente scappa sul più bello,
perché credere ai "sentito dire", ai complotti e agli allarmismi è comodo e facile, e ci mette in una posizione di illusoria superiorità dato che crediamo di saperla lunga, di aver smascherato chissà quali complessi piani malvagi o meccanismi ignoti e per questo ci sentiamo furbissimi.
Da parte mia non ho mai preteso di essere il detentore della verità assoluta, ho sempre trattato
qualsiasi argomentazione con la medesima serietà e interesse, cambiando a volte idea rispetto a come la pensavo prima, e chi segue anche un minimo questo blog lo ben sa (basta guardare le infinite discussioni e scambi di idee nei commenti ai post più "spinosi"). E questa sorta di "senso di impotenza" dinnanzi a posizioni così preconcette a volte mi logora, perché basterebbe lasciare socchiusa la porta, mollare la presa - anche di poco - e farsi sedurre dalla genuina curiosità.
E voi che ne pensate? Alla fine ne vale la pena o è sempre una battaglia persa in partenza?
Sono d'accordo. Avere molte opinioni ti lascia spesso da solo. E tante volte mi sono chiesto se ne vale la pena. Addirittura ci sono luoghi in cui la risposta automatica è "No, non ne vale la pena": a lavoro.
Nel posto dove sono adesso mi stanno tutti generalmente simpatici, ma salvo rare eccezioni son quasi tutti molto, ma molto razzisti. Il razzismo quello becero, delle bufale sugli immigrati a cui vengono date le case gratis. Quello tra due eventi ugualmente gravi, "preferiscono" quello commesso da un italiano. Roba di questo genere. In questo ambiente, salvo rari scazzi, devo autocensurarmi, perché son persone che vedo fisicamente ogni giorno e l'ambiente diventerebbe invivibile altrimenti.
Nelle discussioni online generalmente ci si lascia più andare, perché spesso son fatte con persone che non abbiamo né mai incontrato, né incontreremo mai. Ne vale la pena? Prima avrei detto sì. Poi c'è stato un periodo del "no, perché tanto le cose rimangono sempre uguali".
Ora sono nel periodo del sì, per una ragione che spero non autodistruggerò. Discutere di queste cose, forse apparentemente ti isola, ma fa vedere ad un altro isolato, che non è da solo. Un po' come un coming out "intellettuale". È come dire, "Ehi, io la penso così. E non mi frega se questo mi fa passare per altezzoso, "santone", detentore di verità, antipatico.".