doc [Campagna "Il Sentiero di Dranas"] Sessione 36
_ scritto il 07.07.2014 alle ore 14:50 _ 4769 letture
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02/07/2014

Quella lettera ha bruciato nella mia tasca per tutta la sera e il pensiero di mia madre ancora viva, ma tra le grinfie di tale Segramor, un "Signore della Guerra", mi ha fatto tremare di rabbia per l'intera notte. Fortunatamente i miei compagni (ormai sarà il caso di considerarli amici... forse...) hanno immediatamente capito la gravità della situazione e hanno acconsentito a partire per una spedizione di salvataggio già al mattino presto, nonostante ci siano questioni molto serie su cui intervenire con urgenza (pare che gli elfi e gli halfling di Lendi stiano facendo molta fatica a tenere a bada gli orchetti).

Il viaggio verso Okania è trascorso liscio e senza intoppi: abbiamo incontrato una carovana di artisti da strada con i quali ci siamo accampati per la notte e nel giro di un paio di giorni eravamo alle porte della città. La Locanda del Verme Corazzato si trovava nell'area est, una delle due zone in cui era divisa la città e che erano unite l'una all'altra da un immenso e antichissimo ponte senza pilastri che, grazie a qualche miracolo ingegneristico a me sconosciuto, riusciva a reggersi perfettamente in piedi.
Il Verme era poco più che una bettola e a quell'ora c'era pochissima gente. Ho approfittato per ordinare un paio di birre rinfrescanti e ho subito chiesto all'oste informazioni su un tale di nome Modicus. Lui, senza battere ciglio, ha risposto: "Ah sì, te lo mando a chiamare subito..." e ha chiamato un garzone, un ragazzino tutto ossa e ginocchia, che è corso a perdifiato fuori dalla porta in direzione della forgia di Modicus. Cinque minuti dopo è tornato con un uomo arzillo e dalla faccia simpatica, e finalmente ho capito chi era.

Non avevo mai saputo il suo nome, per me era "il factotum", quello che riparava le cose, ferrava i cavalli, aggiustava gli attrezzi di scena e metteva a posto le serrature usurate dal tempo e dalle intemperie. Era un tipo silenzioso ma gentile, aveva sempre il sorriso sulle labbra, non importa quanto duro fosse quello che stava facendo. I miei genitori c'erano molto affezionati e l'hanno sempre trattato come uno di famiglia. Ricordo il dispiacere che ho provato quando, per cause a me sconosciute, ha lasciato la nostra compagnia.
Adesso faceva il fabbro e la sua bottega era a pochi passi dalla locanda. Negli ultimi anni però ha lavorato presso il castello di Lord Karling, defunto ex-feudatario di Starr, situato vicino alle sorgenti del Cybeno, a est, alle pendici della Lama Rossa (la catena montuosa che si stacca dai Denti del Mondo per inoltrarsi in Dranas in corrispondenza del Secchio di Sangue). Lord Karling però fu affrontato e sconfitto da Segramor, uno dei tanti Signori della Guerra emersi dopo la distruzione del Regno di Starr: mercenari, cavalieri rinnegati, banditi, ufficiali di Lord decaduti... ce n'è di ogni tipo e nessuno è un gentile poeta. Poi ci sono quelli veramente cattivi. Come gli schiavisti. Modicus, che è rimasto al servizio di Segramor per circa un mese prima di andarsene, ha assistito al triste spettacolo delle retate e dei rapimenti. È proprio fra gli schiavi che ha visto mia madre. Purtroppo Segramor è in possesso di uno strano artefatto - la Catena del Servo Obbediente - che a quanto pare ha il potere di soggiogare le persone al punto da trasformarle in schiavi consapevoli e felici di esserlo. Non solo: qualsiasi tentativo di allontanarli dal padrone gli causerebbe indicibili sofferenza fisiche e psicologiche. L'unico modo per spezzare questo legame è distruggere la catena o farle cambiare proprietario. Da quello che Modicus ha potuto apprendere non è possibile cedere la proprietà dell'artefatto una volta che questo è posseduto da una persona, quindi l'unica soluzione è uccidere il vecchio proprietario ed entrarne in possesso. Modicus ci ha chiesto poi il favore di fargli distruggere la catena: conosce un mago, suo cliente, che può occuparsene. Ritiene che sia un artefatto abominevole, troppo pericoloso nelle mani di chiunque.
Approfondendo le informazioni di Modicus siamo riusciti a convincerlo a disegnare una mappa del castello, il più dettagliata possibile.

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Il castello era difeso da circa 30 guardie più una settantina di mercenari al servizio di Segramor, oltre che da un fossato, torri, mura difensive e tutto quello che rientra nella dotazione standard del "piccolo progettista di castelli inespugnabili o difficilmente espugnabili". Da quel poco che ha potuto intuire, molto probabilmente l'alloggio di mia madre è situato nell'ala ovest (la stanza numero 10 nella mappa), anche se spesso gli schiavi venivano portati nel piano interrato, il cui unico accesso sembrano essere le scale a chiocciola a sud del locale numero 17. La cittadella interna, una piccola fortezza indipendente molto ben difesa, è dove presumibilmente si trovano gli alloggi di Segramor ed è il primo posto in cui andrei a frugare in cerca della catena.

Dopo una mezzora passata a ricordare il passato, ci siamo congedati da Modicus ringraziandolo per il suo prezioso aiuto e abbiamo affittato una stanza. Il giorno successivo siamo partiti all'alba diretti verso il castello.
Durante il tragitto ci siamo imbattuti in uno stranissimo albero addobbato con fiocchi di colore viola e campanellini. Hildar, molto coraggiosamente, si è avvicinato per vederci un po' più chiaro ed è stato preso di mira da una sorta di buffo folletto blu troppo cresciuto (3 metri di altezza e corporatura molto robusta) che ci ha confidato di appartenere ad un altro piano ma di essere particolarmente affezionato al nostro perché, testuali parole, "adoro farvi degli scherzi e prendermi gioco di voi poveri e patetici umani". Stoicamente il chierico ha deciso di ignorare il burlone, nonostante l'avesse più volte annaffiato, fatto galleggiare a mezz'aria in una bolla di liquido sconosciuto e bersagliato con una miriade di altri scherzetti.
Trattamento peggiore, però, abbiamo riservato a un gruppo di 6 mercenari che si sono avvicinati a noi, circondadoci, con fare molto aggressivo e spavaldo. Mentre noi parlavamo con i loschi ceffi per prendere tempo, il buon Hildar recitava una delle sue formule magiche. Nel giro di qualche secondo abbiamo acquisito la facoltà di librarci nell'aria, leggeri come piume e semi-trasparenti. Una volta saliti a qualche metro di altezza, ho spazzato via il ghigno sulla faccia di quello che sembrava il capo piantandogli un paio di dardi in profondità nelle rotule.

Siamo arrivati nei pressi del castello verso metà pomeriggio. Ci siamo posizionati a sud-est, in prossimità dell'ingresso principale, e abbiamo atteso qualche ora nascosti tra l'erba alta di un prato. L'appostamento ha dato i suoi frutti: abbiamo scoperto che ciascuna delle 5 torri di guardia era presidiata da due guardie che ogni 15 minuti circa si spostavano alle torri adiacenti tramite i camminatoi. Inoltre ad intervalli di un paio d'ore dal castello entravano ed uscivano gruppi di mercenari come quello che abbiamo incrociato lungo la strada, presumibilmente con l'unico compito di compiere razzie e riscuotere chissà quale assurda tassa.
Poco prima del tramonto una delle guardie del castello ha notato qualcosa di sospetto sul prato (un'area in cui gli steli sono schiacciati senza che ci sia apparentemente nulla sopra di essi deve, in effetti, sembrare piuttosto singolare), così siamo stati costretti a inventare un piano estemporaneo: mentre Hildar ci nascondeva ulteriormente sotto una coltre di fumo, io ho dato fuoco alle sterpaglie per camuffare la nostra fuga. Poco male, avevamo già deciso una linea d'azione e non restava altro che nascondersi a qualche chilometro dal castello e attendere il calare delle tenebre.

Dovete sapere che una delle particolarità del nostro gruppo è quella di scegliere sempre la soluzione più diretta e rischiosa. C'è un pizzico di spavalderia in questo, lo ammetto, ma per la maggior parte vi assicuro che dipende dalla forte fiducia che ogni membro ha nelle proprie capacità. Nel caso del castello mi erano venuti in mente un paio di modi per infiltrarsi e confondersi tra le guardie, ma richiedevano tempo e probabilmente il resto del gruppo non ne era provvisto, data la brutta situazione con gli orchetti. Largo dunque ai cari e vecchi metodi burberi... anche stavolta.

Sfruttando il fantastico incantesimo di Hildar, ci siamo alzati in volo e abbiamo perlustrato il cortile interno alla ricerca del punto più buio per attuare il nostro piano diabolico. L'abbiamo trovato a sud, nella zona tra le mura di cinta e l'angolo sud-est della cittadella. Scesi di qualche metro ho sbirciato dalle finestre e ho notato movimento nelle stanze di Segramore. Era sicuramente in "piacevole compagnia", anche se non sono riuscita a capire il numero delle persone che si stavano affaccendando nel letto. Un ottimo momento per attaccare. Siamo saliti sul tetto e Hildar ha piegato la pietra al suo volere, creando un buco abbastanza largo da farci piombare sull'ignaro Signore della Guerra. Dopo essere atterrata furtivamente accanto al letto mi sono resa conto che il destino di mia madre dipendeva da quello che sarebbe successo da lì a qualche minuto. E per la prima volta da tanto, troppo tempo ho avuto paura.

Ho attaccato con precisione chirurgica, lui non si è accorto di nulla. Il mio fendente ha attraversato silenziosamente l'aria diretto alla gola, ma si è infranto contro qualcosa un centimetro prima di toccare la sua pelle. Per un attimo ho percepito una strana vibrazione sul polso e un paio di flebili scintille sono scaturite dal punto d'impatto, ma niente di più. Era sorpreso, forse anche un po' spaventato, ma completamente illeso. Le 5 signorine che lo accompagnavano hanno fatto un balzo all'indietro, impietrite dalla paura, e si sono messe a strillare a squarciagola. Per fortuna il mio previdente chierico di fiducia mi aveva avvolto in un'aura di silenzio e nessun suono è uscito da quella stanza. Ho alzato lo sguardo verso i miei compagni e dopo un cenno mi hanno raggiunto intorno al letto. Per prima cosa Hildar ha cercato di disperdere magicamente lo scudo intorno a Segramor, ma senza risultati. A questo punto non rimaneva che attaccarlo ripetutamente nella speranza che prima o poi la protezione cedesse. Stava filando tutto più o meno liscio: i nostri colpi non davano tregua al nostro nemico e le donzelle erano tenute a bada dal possente Uzzar, ma con un ghigno beffardo Segramor ha alzato la mano e ha tirato una piccola, insignificante cordicella accanto al letto. Aveva dato l'allarme e in poco tempo la stanza si sarebbe riempita di guardie.
Lo scudo ha ceduto pochi secondi prima che la porta venisse sfondata da un'orda di mercenari assetati di sangue. Abbiamo fatto del nostro meglio: io vibravo colpi a più non posso, l'uzzita era una macchina da guerra e Hildar ha addirittura incendiato il letto nel tentativo di massimizzare i danni, ma non siamo riusciti ad assestare il colpo di grazia e il bastardo, visibilmente ferito e con grossi squarci aperti sui fianchi e sull'addome, è riuscito con un balzo disperato a superare il muro di guardie.

Ci sono momenti in cui, nonostante la furia della battaglia non ti conceda nemmeno un attimo per pensare, vieni sorpreso da una folata di lucidità e il tempo inizia a scorrere più lentamente: un'intuizione che ti salva la vita, una schivata all'ultimo secondo oppure la semplice consapevolezza della mossa giusta da fare. E proprio mentre osservavo le schegge di legno della porta andata in frantumi e le armi delle guardie che spuntavano sulla soglia della stanza, mi sono ricordata dei due grossi sacchi di polvere pirica che avevo raccolto poco tempo fa nel sotteraneo del drago Varumar. Quasi senza pensare li ho tirati fuori, gli ho dato fuoco e li ho lanciati nel punto in cui pensavo potesse trovarsi Segramor. È stata un'esperienza degna di essere vissuta: l'esplosione è stata così devastante che i vetri sono saltati, una voragine si è aperta nel pavimento e per circa 5 secondi sono piovuti ininterrottamente arti e membra umane. Galvanizzante. Al mio spettacolo pirotecnico Uzzar ha aggiunto il suo tocco di classe, con un paio di bombe che teneva in serbo per le grandi occasioni.

Nonostante il più che dignitoso massacro il numero di guardie che si stava riversando nella stanza iniziava ad essere poco gestibile. Dopo aver velocemente frugato invano all'interno di armadi, cassetti e scrigni alla disperata ricerca dell'artefatto, abbiamo deciso di fuggire dalle finestre nella speranza di concedere a Hildar il tempo di pronunciare l'incantesimo che ci avrebbe permesso di volare via. Purtroppo però la cittadella era circondata di mercenari in agitazione e dai camminatoi ha iniziato a piovere una gragnola di dardi che ci ha costretto ad una ritirata impulsiva verso l'entrata principale. Il ponte levatoio era ovviamente alzato e così ci siamo ritrovati in un vicolo cieco.

Quattro contro cento, frecce, dardi e olio bollente a profusione, l'effetto sorpresa miseramente sfumato, senza aver trovato la catena e nemmeno sicuri di aver ucciso il Signore della Guerra. Ma la cosa che più mi terrorizzava era il non essere neanche lontanamente riusciti a capire dove fosse mia madre. Come diavolo potevamo sperare di avvicinarci nuovamente a questo posto? Dovevamo escogitare un piano di riserva il più presto possibile, approfittare del trambusto generato dalla nostra visita e trasformare un attacco riuscito male in un diversivo.


Darsch
_ chiavi di lettura:campagne gdr

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_ Commento di Darsch _ profilo
_ scritto il 07.07.2014 alle ore 15:01
Per i nomi dei luoghi e dei PNG, le descrizioni geografiche e gli eventi del mondo, si ringrazia come sempre l'onnipresente Master che come un faro disperde la nebbia dalle nostre povere menti incapaci di trattenere i magnifici dettagli dell'universo di gioco per più di qualche nanosecondo. Lode a te! :D
_ Commento di Il_Gobb _ profilo homepage
_ scritto il 07.07.2014 alle ore 15:08
Seh, vabbé, inutile che fai er piacione: Segramor ve lo tronca 'nder posto uguale, mica ve faccio sconti sa' :D
_ Commento di Darsch _ profilo
_ scritto il 07.07.2014 alle ore 15:29
Azz, spietato! xD

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