doc [Le Poesie del Nonno] Introduzioni e dediche
_ scritto il 18.05.2014 alle ore 14:32 _ 4501 letture
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Nel corso delle recenti pulizie di primavera è saltato fuori un volumetto dattiloscritto di poesie che mio nonno mi aveva dato un bel po' di anni fa. A lui piaceva tantissimo scrivere - più o meno quanto leggere e camminare - e non è raro che ogni tanto venga allo scoperto qualche foglio o appunto scritto da lui. Questa raccolta mi ha però veramente commosso, perché abbraccia un periodo di tempo piuttosto ampio e tra le righe è possibile leggere lo scorrere della vita suo e della nostra famiglia, con avvenimenti importanti (il periodo della guerra lo ha segnato profondamente) o riflessioni su argomenti di varia natura. Così ho deciso di creare una nuova rubrica, "Le Poesie del Nonno", e pubblicare una poesia ogni 1-2 settimane, la domenica (in tutto sono una trentina). Un piccolo omaggio ad una persona davvero fantastica che mi manca moltissimo e mi ha sempre riempito d'orgoglio.

In questo primo appuntamento riporto le dediche e le introduzioni che fanno da prefazione al volume.


Enzo Amorini - febbraio 1998

Pensieri Ricordi Sensazioni Emozioni

Dedico a mia moglie, ai miei figli e ai loro coniugi e in special modo ai miei nipoti questa raccolta di composizioni. Vi servirà a fissare qualche momento di vita vissuta insieme, ma anche di una certa parte di vita che ho vissuto in un periodo il quale - se lo paragonerete a quello che stiamo vivendo oggi - vi apparirà lontano anni luce.
Distinguo perciò il periodo pre-matrimoniale da quello successivo.
Le testimonianze del primo periodo sono da ripartire così:

a) "Davanti ai gloriosi ruderi di un impero che fu"

b) "Dell'Orco sulle rive"

L'Orco è un torrente che spumeggia giù dalle Alpi Occidentali e precisamente dal gruppo del Gran Paradiso. Lungo il suo corso si trovano diversi villaggi, uno di questi è il Rosone. A quel tempo era formato da poche case e da un albergo, famoso però era per una potente Centrale. Nei dintorni si trovavano agricoltori, soprattutto allevatori, produttori di latte e di latticini.
In quel paese vissi circa cinque mesi, dopo che ero rientrato dalla prigionia in Germania.
Comandavo una Compagnia di sbandati come me: il nostro compito era quello di proteggere la Centrale che produceva energia elettrica per Torino e per vari altri centri.
Voi mi conoscete bene, spero, e allora potreste pensare che io sarei rimasto a marcire in un campo di concentramento? No di certo. Fu così che quando Mussolini formò il governo di Salò, purtroppo sotto il controllo tedesco, ci si domandò alla fine di ottobre 1943 chi volesse collaborare con l'antico alleato. Ed io fui uno di quelli.
Alla fine di novembre dello stesso anno, fummo rimpatriati. A gennaio 1944 fui trasferito ad Aosta e poi a Rosone.
A questo punto sarà giusto assicurarvi in tutta sincerità che durante quei mesi non ci furono scontri con i partigiani. Per evitarli, presi contatto con il parroco del paese, che avevo sentito essere in collegamento con il gruppo di partigiani della zona, pregandolo di far sapere che ci lasciassero in pace: mi terrorizzava il pensiero di combattere contro nostri compatrioti, con i quali eravamo stati sugli stessi fronti fino a poco prima.

c) "Visioni da Perugia"
In quel periodo correva l'idea di dividere l'Italia in due parti: Nord e Sud. L'idea era avvalorata dalla situazione reale in cui l'Italia si trovava: dopo l'otto settembre 1943 al Nord si era instaurato il governo di Mussolini, al Sud, liberato dagli anglo-americani con Badoglio, il Re Vittorio Emanuele III (non vi pare strano che oggi ancora la stessa idea rifiorisca, propagandata dal Sen. Bossi, blaterante contro Roma Ladrona, lui che ne fa parte come Onorevole Senatore?).

d) "Immagini da un albero"
Questa composizione mi venne ispirata dalla nepotina Carla, che abitava nel nostro piccolo appartamento di Via dei Priori, insieme ai genitori (mia sorella Elda e suo marito Gino) sfollati da Catania. Nelle composizioni "Si ruota", "Frammenti", "Bramosia vagante", "La Fonte", "Sfugge la vita" e "A che vai?" si esprime una certa forza compressa, vaga, che anela ad una uscita, ad uno sbocco. In esse do sfogo ad un qualcosa come se stessi brancolando in una foschia. In quella incertezza si sente però l'aspirazione di superare i limiti posti da una pesante materialità.
In "Bramosia vagante" e in "Sfugge la vita" c'è il possente risveglio della vita, c'è l'aspirazione prepotente di una presenza femminile, di una compagna con cui camminare insieme.
A quel tempo, data la ristrettezza a Via dei Priori, avevo preso in affitto una cameretta in Via Bontempi, presso una vecchia signora di nome Clotilde.
Sullo stesso pianerottolo, si apriva la porta dell'appartamento dove vivevano nonna Assunta e sua figlia Costanza, studentessa di lingue all'Università di Urbino. C'è chi era disposto a quel tempo a malignare pensando e dicendo in giro che io, professore scapolo, sballottato da una via all'altra, fossi caduto nella rete intanto con la richiesta di lezioni di tedesco alla giovane, carina studentessa, e successivamente con inviti a pranzo e a tazzine di ottimo caffè. La verità, con tutta sincerità, è stata che a Natale del 1950, durante l'assenza delle due dirimpettaie recatesi a Foligno dall'altra figlia, mi si rivelò con chiarezza che quella studentessa, che ritenevo troppo giovane, m'era stata posta sul mio cammino per la vita. Fu così che al loro ritorno dissi a Costanza che mi si erano chiariti tutti i dubbi e tutte le tergiversazioni e le chiesi di sposarci. Nella piccola, calda, intima Porziuncola a Santa Maria degli Angeli questo avvenne il 18 giugno 1951.

Le due composizioni "La Fonte" e "A che vai?" esprimono barlumi di incitamento all'umano, troppo spesso preso da problemi materiali che lo fanno procedere chiuso.

Va considerata la composizione "An Sylt" un intermezzo fra tutte le altre, e perciò occorre una premessa.
Nel 1938, io diplomato dall'Istituto Magistrale, venni a contatto con un gruppo di studenti tedeschi all'Università Italiana per Stranieri. Fra di loro c'era una signorina non troppo giovane, un po' voluminosa: una sincera innamorata dell'Italia e della lingua di Dante. Il suo nome? Lo sapete e la ricorderete: era la Dr. Ilse omissis (che diventerà poi "zia Ilse", docente alla Pädagogische Akademie a Bielefeld, Westfalia, Germania del Nord). L'Accademia Pedagogica era un Istituto Universitario creato per la formazione di insegnanti di scuola media e superiore per quei laureati in varie facoltà che aspiravano a diventare insegnanti. Neanche oggi in Germania, come in altri stati, si può insegnare con il semplice titolo di laurea: occorre una specializzazione adatta per l'insegnamento. Al tempo di cui vi scrivo la Pädagogische Akademie era articolata in due anni, mentre oggi - e già da anni - ne dura tre.
Con la Dr. omissis s'instaurò subito una certa amicizia e decidemmo di avere uno scambio: da lei avevo l'insegnamento della lingua tedesca, io le impartivo lezioni di lingua italiana attraverso la lettura di canti della Divina Commedia. Per suo mezzo ebbi richieste di lezioni private da tutti i suoi compagni del gruppo, per cui spesso ero occupato con lezioni dalle otto di mattina fino a mezzanotte. Fu in quell'estate che io misi le basi per poi cominciare lo studio delle lingue all'Istituto Universitario Orientale di Napoli. Non vi frequentai mai una sola lezione, impegnato com'ero nei vari fronti di guerra come Ufficiale di complemento nel III Battaglione del Reggimento "Cacciatori delle Alpi".

Torniamo alla composizione "An Sylt".

La Dr. Ilse omissis ottenne dal suo Ministero per l'Educazione nell'estate 1949 uno scambio della durata di sei settimane con il sottoscritto, che allora insegnava "Lingua e letteratura tedesca" al Lice Scientifico e all'Istituto Magistrale di Perugia.
A conclusione delle sei settimane trascorse in Germania (frequentai lezioni alla Pädagogische Akademie a Bielefeld), Ilse mi portò in varie località nei pressi di Bielefeld, anche a Colonia (allora piena di macerie per l'80%, dove viveva la famiglia di un mio carissimo studente del 1938 di nome Heinz omissis) e per cinque giorni nell'isola di Sylt in mezzo al mare del Nord. Klappoltal allora si presentava con tante baracche di legno, tavoloni all'aperto, aperto come un albergo della gioventù. Oggi quell'isola è ricca di ville, di alberghi eleganti, meta sempre di tanti turisti per la purezza dell'aria e per il mare purissimo.
Il Pumpernikel era, come lo è tuttora, un ottimo, nutriente pane nero di segale e altri cereali.
Ilse fu poi ospite da noi per sei settimane. In Via dei Priori la situazione era la stessa, per cui la madre di Costanza venne in aiuto ospitando Ilse nel suo appartamento dove aveva libera una camera. Per concludere in modo equo il suo soggiorno italiano le feci fare un viaggio in Sicilia di dieci giorni.

Le composizioni che seguono, dopo "Folata allegorica" del 1950, sono in pieno tempo matrimoniale. Vi prego di fare attenzione alle date e ai luoghi. Dovete sapere che "Pacchianeria" è basata su un ricordo di anni prima, quando capitai in una casa padronale - località Olmo (PG) - nel momento di fine pranzo. Mi investì un fumo greve e la vista di commensali in un atteggiamento più animalesco che umano.
"Estate a Porto Recanati": eravamo tutti insieme e c'erano con noi, come tante altre volte, nonna Assunta e nonna Gennj. Quello stropicciar di ciabatte ed il clic erano i rumori che mi colpivano durante le notti: era nonna Gennj che si recava al bagno.
Nella composizione "Socialità/Individualità" è rappresentato quello strappo che subisce chi viene sbalzato in altro paese per ragioni di lavoro.
In "Rintocchi" rappresento il funerale di Adriana omissis, che avvenne fra quello di suo marito e quello che seguì del cognato, mio caro amico già dal tempo quando era medico al III Btg., in vari fronti di guerra.

Le rimanenti composizioni sono quasi cronaca.
Spero che vi diano gioia nel collegare il vostro presente e più ancora il vostro futuro a quel passato vissuto insieme in tante esperienze così ricche di serenità di vita, anche se a volte miste a pene.

Perugia, febbraio 1998.

Sono il Vostro Enzo.


Nota - Ho deciso di non rendere pubbliche alcune delle composizioni contenute nel volume. Si tratta di quelle dedicate in modo specifico a determinate persone (e che quindi contengono fatti o motivazioni troppo personali) o quelle a totale sfondo religioso e di preghiera (che esulano dagli scopi di questa serie di post, che sono quelli di tracciare un ritratto della vita e dei pensieri di mio nonno, e che in ogni caso ritengo appartengano ad una sfera privata).

[tutte le poesie]
Darsch
_ chiavi di lettura:le poesie del nonno, guerra, fascismo, società, educazione

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_ Commento di Il_Gobb _ profilo homepage
_ scritto il 18.05.2014 alle ore 15:08
Spettacolo. Non vedo l'ora di leggere le poesie.
_ Commento di Darsch _ profilo
_ scritto il 19.05.2014 alle ore 11:35
Anche io di pubblicarle. Avevo pensato di farlo in un unico post, ma oltre ad essere troppe, secondo me ciascuna di esse merita uno spazio a sé. :)

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