_ scritto il 07.06.2013 alle ore 10:58 _
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Sul caso Stamina se ne sono dette di tutti i colori. Per chi ha davvero voglia di approfondire, suggerisco la lettura integrale di
questo post di Salvo Di Grazia (
qui c'è una versione più compatta, a mo' di botta e risposta, ma consiglio comunque di leggere entrambi gli articoli).
Stamattina stavo leggendo
questo pezzo di Ivan Cavicchi, con il quale concordo parzialmente.
L'argomentazine che mi convince meno è quella che riguarda l'
argomentum ad verecondiam. Il punto è che, in questo caso, chi sostiene che "il tal premio Nobel, o il tal istituto scientifico dicono che non può essere vero" non sta in realtà parlando di una verità da dimostrare, e che può quindi essere vera o falsa indipendentemente da chi la dice o dalla sua autorevolezza. La principale obiezione che si muove a Vannoni e al suo "metodo" Stamina riguarda il
percorso di sperimentazione che la scienza chiede di seguire per poter affermare che una certa cura o metodo funzioni DAVVERO e non rappresenti un pericolo per il paziente. Vorrei davvero evitare di dire cose che sono già state espresse in maniera egregia nei post su Medbunker che ho citato all'inizio, ma non si può considerare questa una fallacia, semplicemente perché non si sta parlando di un'affermazione da dimostrare, ma semmai dell'
assenza della possibilità di pronunciarsi in merito, proprio perché Vannoni si è fino ad ora rifiutato di sottoporre il suo metodo alla sperimentazione, che ha meccanismi e regole molto rigidi proprio a tutela del paziente che ne dovrebbe beneficiare. Il medesimo iter che deve seguire qualsiasi farmaco o cura in tutto il mondo.
Senza una solida sperimentazione alle spalle stiamo parlando solo di fumo e fuffa, e chi dice che la piccola Sophia è morta per colpa della legge dimostra o di non sapere affatto di cosa sta parlando o di essere, appunto, in una posizione di disonestà (intellettuale e non).