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Perché è importante riconoscere ufficialmente la LIS nel nostro paese (#ioSegno)
_ scritto il 08.04.2013 alle ore 12:59 _ 7680 letture
Vi segnalo e vi invito a firmare questa petizione avviata da un gruppo di ragazzi sordi affinché la Lingua dei segni Italiana (LIS) venga riconosciuta ufficialmente dal nostro Paese (come già avviene in altri paesi del mondo), garantendo quindi a queste persone la libertà di comunicare, integrarsi e accedere nel modo migliore a tutta quella serie di aspetti che sono la base della vita di un individuo (e della sua dignità): educazione, accesso ad ambiti pubblici (santari, giudiziari, servizi, ecc...), informazione, comunicazione e lavoro.
Negli ultimi giorni mi è capitato di imbattermi e scambiare opionioni con molti detrattori di questa iniziativa, i quali sostengono che la lingua che ci fa uguali è solo l'italiano e che questo riconoscimento è inutile e, anzi, dannoso, perché contribuirebbe a "ghettizzare" un gruppo di persone che, tra l'altro, è secondo loro numericamente poco incisivo (perché la LIS non è utilizzata da tutte le persone affette da sordità). Questo ragionamento è, a mio avviso, fallace per più motivi. Innanzi tutto l'italiano è una lingua sonora, che per definizione prevede l'emissione e la ricezione di suoni. E' vero che moltissime persone affette da sordità sono perfettamente in grado di articolare frasi e suoni comprensibili, ma è fuori discussione il fatto che con una lingua parlata non hanno possibilità di sentirsi perfettamente a loro agio. Tant'è che, quando si trova a comunicare con interlocutori udenti, una persona sorda tende sempre ad integrare la componente espressiva sonora di una frase con i segni, perché, semplicemente, lo trova naturale. Inoltre la capacità di espressione e articolazione sonora diminuisce drasticamente nel caso in cui, per qualche motivo, non si sia affrontato un adeguato percorso di logopedia nelle fasi in cui ancora si può intervenire con risultati apprezzabili (da bambini). Non vedo quindi quale sia il problema nel riconoscere una lingua che nasce dalle esigenze e dalla cultura di un gruppo di persone che vorrebbe semplicemente vedere legittimato un mezzo per comunicare con piena capacità espressiva. Ricordo che la LIS è a tutti gli effetti una vera e propria lingua, con la sua sintassi e struttura, e che permette anche a chi la utilizza di esprimere concetti difficilmente traducibili in un linguaggio comune (e.g. le poesie in LIS). Parliamo dunque di una lingua specifica, nata dalle necessità di un gruppo di persone che la utilizzano per esprimersi in modo efficace.
Sarebbe un riconoscimento basato sul deficit di un gruppo di persone, che spingerebbe in qualche modo a legittimare una classificazione a parte per quegli individui? Direi proprio di no, perché la LIS è nata in modo naturale esattamente per rispondere alle loro esigenze, e il semplice fatto che esista o venga riconosciuta non vedo come possa rappresentare un modo per "ghettizzare" chi è affetto da sordità. Al contrario, è proprio non riconoscendo la LIS, non facendola uscire dai confini dei propri utilizzatori, che si contribuisce sempre di più a tracciare una sorta di recinto intorno a questo gruppo di persone.
"Per prevenire la futilopatia verrà approvato un decreto che impedirà ai comuni cittadini di transitare a meno di 200 metri da Palazzo Chigi." - @Darsch
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