Nickname: MetalleR
N. commenti su darsch.it: 24

· Tutti i commenti inseriti da MetalleR:

_ scritto il 20.02.2013 alle ore 13:13
Rispondo a macchia di leopardo:

- Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
Come dici tu, il popolo italiano si è già espresso. Il fatto che si sia cambiato "nome" non significa niente: trattasi sempre di finanziamento pubblico, anche se in teoria è post-spesa e lo chiamiamo "rimborso". E' giusto? E' sbagliato? E' opportuno che in un Paese i capitali per la politica derivino solo dai privati? Non lo so, probabilmente nì. Ma questo è il "bello" del referendum: il popolo vota d'impulso, e se vota una cazzata poi, teoricamente, devi comunque seguire il suo volere. Col "referendum propositivo senza quorum" di Grillo, in un paese in cui la metà della gente è semi-analfabeta, crede nell'uomo invisibile e dice che "la camorra in fondo dà lavoro"... auguri.

- ius soli
In linea di principio sono d'accordo, ma diciamo che applicarlo in un paese che confina senza frontiere con tutti gli altri paesi del blocco europeo, e con il livello di immigrazione clandestina, la cosa va considerata molto bene. Per le coppie "straniere" che vivono e lavorano in Italia, è sacrosanto. Per l'immigrata clandestina che arriva incinta col barcone a lampedusa e partorisce tre giorni dopo, no.

- Blocco della costruzione
Come dici anche te, il problema non è tanto bloccare la costruzione, quanto il mancato rispetto delle regole. Le regole ci sono già, se le rispettassimo il problema non si porrebbe. "Bloccare" la costruzione, se fatta bene (dove/come/quando serve), in linea di principio mi pare sbagliato. Al tempo stesso, se la "riqualificazione" avviene sempre senza nessuno che controlla, sarà un casino uguale. Il problema, come sempre, sta a monte: in uno Stato che legifera ma non controlla.

- Introduzione di una tassazione sulle rendite finanziarie
No. Le rendite finanziarie si spostano con un click. Lo spostamento dei capitali sarebbe immediato e il saldo negativo. Inoltre, ci servono MENO tasse, non più tasse. E il fatto che "ma tanto sono i ricchi" non deve giustificare l'idea di alzare ulteriormente la pressione fiscale in un Paese che già sta morendo. Se sono diventati ricchi onestamente, la tassazione che pagano è già adeguata. Se sono diventati ricchi non oneestamente, il problema non si risolve tassandoli dopo. Lo Stato deve spendere MENO e MEGLIO, e chiedere meno soldi ai suoi cittadini, ricchi o poveri che siano.

- Abolizione dell'IMU
Il gettito IMU sulla prima casa è 3.8 miliardi, tutt'altro che "enorme". Tutavia un'imposta sulla prima casa, se ben bilanciata, ci può stare. Il problema è il solito: io ho un appartamento in periferia e pago il triplo di chi ha l'attico in centro che vale il triplo, perché il catasto è quell'ammasso informe e ridicolo che è, e nessuno ha le palle per fare una revisione seria di tutto il patrimonio immobiliare del Paese. Partiamo da quella, please.

- Rispettare il Fiscal Compact
L"'ideona" di mettere il pareggio di bilancio in costituzione è stata nostra, il fiscal compact non c'entra se non erro. Comunque, certo, è una bella mazzata. Superiore della mazzata agli interessi sui titoli di stato che avremmo se uscissimo dall'Europa? Io non credo. La soluzione alternativa qual è? Ricominciare a fare debito per dare l'idea della crescita e della sostenibilità ad un sistema Italia che NON FUNZIONA? Perché, sia chiaro, il debito pubblico fa PIL e crescita eh: io prendo in prestito 50 miliardi di euro e li distribuisco a pioggia nel paese, alle imprese che assumono e ai cittadini che spendono: è chiaro che faccio "PIL". Però è un PIL a debito, fittizio. Sarà mica il caso invece di cominciare a far funzionare il sistema e diventare competitivi veramente, col merito e la trasparenza? Se le aziende italiane non sono competitive non è per il fiscal compact, è perché da 20 anni (anche in periodi di crescita relativamente alta) non innovano, assumono i nipoti degli amici e le segretarie bone. Così facendo possiamo fare tutta la spesa che vogliamo, non ripartiremo MAI.

- F35
Vogliamo stare nella NATO e, quando c'è un'operazione militare coordinata, partecipare con le stesse tecnologie che usano gli altri? Se sì, allora gli F35, per quella merda che sono, vanno comprati. Il discorso "a che servono le spese militari?" sono tante belle parole, ma alla fine neanche se SEL prendesse il 70% dei voti non taglierebbe tutti gli F35. Per la Difesa si può e si deve spendere meglio, ma l'idea che i cacciabombardieri "non servano a niente", in un mondo in cui l'Iran fa gli esperimenti atomici, la trovo eccessivamente naive.

- responsabilità civile effettiva dei magistrati
Sì. I magistrati, teoricamente, avrebbero il loro organo interno che ne giudica l'operato, ma nei fatti i provvedimenti sono praticamente inesistenti (roba di 1 su 5.000). Per quanto io tenda comunque a fidarmi del giudizio della magistratura, è evidente che c'è uno sbilanciamento, dovuto al conflitto di poteri istituzionali che c'è in Italia ormai da 20 anni. Non è questo il momento migliore, ma bisogna legiferare. Ah, che "Rivoluzione Civile" sia moderatamente d'accordo non ci credo neanche un po'.

- Introduzione di un reddito minimo garantito
Con il modello di "centri per l'impiego" che abbiamo noi, significherebbe "sussidio" a vita per chi lavora in nero. Andrebbe rivisto completamente il sistema, ma con la qualità dei controlli che abbiamo in Italia introdurlo così, dall'oggi al domani, sarebbe probabilmente una follia. Inoltre, mi parli di "cifra enorme" per l'IMU: il reddito di cittadinanza sarebbero almeno 5-6 IMU. 20-30 miliardi. Dove li troviamo?

- Aprire al mercato i settori chiusi dell'economia
Assolutamente favorevole. Più cose togliamo dalle mani dello Stato italiano, che ci piazza manager di partito incompetenti e corrotti, meglio è. E non parlo solo dell'acqua, che è il problema assolutamente minore, ma di ENI, RAI, Finmeccanica...

- TAV
Sinceramente non lo so. Dicono che il progetto risalga ad un periodo in cui ci si aspettava un'esplosione di scambi commerciali che non c'è stata. In tal caso sarei contrario anche io. Però bisogna capire che chi protesta non protesta perché "è inutile": protesta perché "not in my backyard". Ecco, la filosofia "not in my backyard" non la sopporto/supporto.

- flexsecurity
E' l'unica speranza per il futuro del lavoro in Italia.

- indulto
Assolutamente no. Già prendiamo 1/20 dei criminali e ne mandiamo in carcere 1/100. Quell'1% almeno ci deve rimanere per tutta la durata della pena. La nostra "giustizia" è già abbastanza ridicola: importiamo criminali da ogni dove perché tanto la galera vera non la fa nessuno, e intanto 2 giorni su 3 i treni non funzionano perché gli stessi, sempre gli stessi, rubano il rame quotidianamente.
_ scritto il 20.12.2012 alle ore 15:35
Boh, ma allora sarebbe così un po' in tutte. Invece mi pare di averlo notato solo in quel cinema lì...

Comunque se si vede la lista delle sale IMAX nel mondo si capisce la situazione italiana. Ne abbiamo meno della Malesia (2 contro 3).

http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_IMAX_venues
_ scritto il 20.12.2012 alle ore 15:19
Simo: la sala iSens non è male, in effetti, ma ha lo stesso difetto incomprensibile di quella piccolina in cui abbiamo visto Prometheus: le insegne dell'uscita di sicurezza sul retro della sala emettono una luce troppo forte e proiettano una zona più chiara nel centro dello schermo. Durante le sequenze più buie è... inammissibile!

Boh, non riesco a capire come si possa fare una cosa del genere in una sala moderna...
_ scritto il 20.12.2012 alle ore 15:03
- "Lo Hobbit fa parte del mondo del Signore degli Anelli, ma non è il Signore degli Anelli. Certo, puoi paragonarli pure, ma lasciati dire che è un paragone impari, data l'imparità delle fonti da cui sono tratti."

Ossignore... Veramente... trasecolo. Ho detto e ripetuto 10 volte che l'errore di questo film è stato proprio cercare di trasformare Lo Hobbit ne Il Signore degli Anelli.

Visto che non si è riuscito a capire neanche questo elementare concetto, concordo sull'inutilità di proseguire la "discussione".
_ scritto il 18.12.2012 alle ore 23:39
Mah, secondo me siamo semplicemente di fronte al solito caso "Avatar". Film ultraprodotto, con effetti speciali strafichi, ma una storia ridicola e personaggi tagliati con l'accetta.

Però gli effetti speciali li "capiscono" tutti, mentre questioni come storia e personaggi sono roba che pochi si soffermano ad apprezzare e valutare.

Alla fine la cosa che mi fa rodere di più di tutte è che avrà avuto "ragione" Jackson: facendo una cosa che non rispetta l'opera originale e che prende per il culo il pubblico farà una valanga di soldi e saranno comunque (quasi) tutti contenti, perché in fondo "sono solo canzonette" e non è il caso di sbattersi troppo ad esaminarle "col righello", perché uffa cheppalle in fondo c'è Gandalf che lancia le palle de foco.
_ scritto il 18.12.2012 alle ore 23:24
La "conta dei nemici" viene dal libro :)
_ scritto il 18.12.2012 alle ore 23:23
Scusa eh, io l'avrò anche "analizzato male" il film, ma almeno mi sono degnato di farla un'analisi :D

Sto ancora aspettando che tu mi faccia la tua "analisi" dei pregi, in base ai quali chiunque lo bocci completamente o è un fanboy annebbiato dalla rabbia e dalla delusione, oppure non "ha capito" il film e fa paragoni col Signore degli Anelli che (sempre secondo te) non sussistono.

Io non sto cercando di convincere nessuno di niente, ho spiegato i motivi per cui il film secondo me è brutto, poi amen, oguno (immagino) ha il suo gusto e la sua capacità critica e li mette in campo come meglio crede eh :)
_ scritto il 18.12.2012 alle ore 22:29
Comunque la media metacritic è 58%:

http://www.metacritic.com/movie/the-hobbit-an-unexpected-journey/critic-reviews

Per proseguire nel paragone che in teoria "non si dovrebbe fare" (ma non ho capito perché), La Compagnia dell'Anello ha 92%:

http://www.metacritic.com/movie/the-lord-of-the-rings-the-fellowship-of-the-ring/critic-reviews

Direi che non sono l'unico ad essersi accorto che c'è una certa differenza :)
_ scritto il 18.12.2012 alle ore 22:24
Ma scusa eh albyok, dove sta scritta la verità assoluta che questo film NON PUO' prendere un "4"?

Perché è iper-prodotto e realizzato benissimo tecnicamente? Su questo siamo d'accordo, ma per me non basta, e mi pare sinceramente tristissimo vedere la cinematografia in questo modo.

A mio giudizio questo film ha una motivazione scarsa, dei personaggi inesistenti, dei dialoghi vuoti, un arco di crescita nullo ed è solo una serie rocambolesca di sequenze d'azione. Inoltre, ha il difetto "aggiuntivo", se così vogliamo definirlo, di essere un'operazione commerciale che storpia un classico della letteratura. Le premesse per bocciarlo completamente mi pare che ci siano.

Che vuol dire "mi dispiace che si debba tritare perché non ha soddisfatto le proprie aspettative"? Mi dai le risposte che si darebbero al fanboy irritato che nega la verità, ma a me sembra di aver argomentato molto dettagliatamente le cose che ritengo mal fatte, mentre ancora sto aspettando di sentire quali sono i meriti di questo film che secondo te non può essere considerato insufficiente. Effetti speciali... poi?
_ scritto il 18.12.2012 alle ore 17:22
"Gigi Proietti ha fatto un ottimo lavoro, devo ammettere. Io sono un maniaco, fissato di doppiaggio, e ci ho fatto molto caso, ma è stato bravissimo e calzante. Certo, Gianni Musy era insostituibile. :("

Azz... io anche qui devo dissentire. Proietti l'ho trovato completamente fuori posto. Eccessivamente pomposo, altisonante e retorico. Sembrava Gassman che legge la Divina Commedia.

Inoltre, ci ha messo del suo il solito adattamento dei dialoghi fatto coi piedi. Più di una volta mi sono trovato a pensare "ma che gli fanno dire a 'sti poracci?". Il Re dei Goblin che cade dicendo "Sono sconfitto!"?? Neanche nei videogame anni '90...
_ scritto il 18.12.2012 alle ore 17:15
Neanche io voglio flammare, ovviamente :)

Però vedo che non ci siamo capiti: io non mi aspettavo affatto "una storia epica come ISDA", anzi: mi lamento proprio del fatto che abbiano tentato di fare quello!

Lo Hobbit avrebbe dovuto essere un singolo film fantastico, magari di due ore e mezza, con un tono nettamente più leggero di quello del Signore degli Anelli. Perché il libro E' COSI'.

Invece hanno dovuto cavalcare il successo commerciale e fare in sostanza "il Signore degli Anelli 2", partendo da un'opera che non c'entrava niente e storpiandola completamente, allungando per giunta il brodo con parti più o meno inventate da zero, visto che altrimenti non c'era il modo di fare tre film di tre ore.

Nonostante lo squallore dell'operazione commerciale, la cosa poteva comunque essere fatta decentemente. Non voglio farne una questione di principio a tutti i costi. Però il risultato è mediocre al di là delle questioni di principio, per tutti i motivi che ho già elencato e che non sto a ripetere :)
_ scritto il 18.12.2012 alle ore 16:16
"Sicuro che prendendo singolarmente gli episodi del SdA non si possa evidenziare critiche simili?"

Sicurissimo. Siamo su livelli completamente diversi. In ogni caso, io do il giudizio sul film in sé, a prescindere da paragoni con libri/altri film, e per me il film in sé è brutto. Penso sinceramente che basti non farsi abbagliare dagli effetti speciali e avere un po' di passione per le storie di qualità per accorgersi che qui non ce n'è.


"Dare un quattro al film e bocciarlo pienamente mi sembra veramente esagerato! :)"

Ma "esagerato" perché? Perché sta brutto e non si fa? :D Mi pare di aver motivato ampiamente il mio giudizio sia in base alla fedeltà al libro che all'integrità artistica del film in sé, alla qualità di personaggi e narrazione, e alla scelta di stravolgere un'opera per fini esclusivamente commerciali. Per me è 4, se a voi è piaciuto amen, abbiamo gusti molto molto diversi :)
_ scritto il 18.12.2012 alle ore 16:00
A parte che ci conosciamo su WoW (non ricordo se come Udar, Belthaen o cos'altro :D) quindi ti saluto, comunque non sono d'accordo con le tue contro-critiche :)

Io ho ovviamente evidenziato solo gli elementi chiave, riassumendo per forza di cose, però l'ossatura della struttura narrativa si può evidenziare anche senza riportare tutti i fronzoli.

La trama parla di un gruppo di nani che va a riconquistare la patria perduta, non ci sono cavoli. E' chiaro che "perduta" implica una back story di qualche tipo, ma questo non altera in nessun modo il fatto in sé, ossia che un gruppo di personaggi che va a "riparare" una situazione accaduta 60 anni fa è, come fondamento della storia, poco motivante. Non c'è nessuna imminenza, quest'impresa può essere compiuta oggi o fra 10 giorni o fra 10 anni (o anche mai) e non cambia niente. Queste non sono delle buone fondamenta per un'opera che pretende di essere "epica". Infatti il libro è una semplice "favola" con nulla di epico, e funziona benissimo. Hanno tentato di stravolgerlo per esigenze commerciali, ma non ci sono riusciti. Domanda: se i nani falliscono nell'impresa, che succede? Niente... resta tutto come prima. Ah, beh! Ottima motivazione per rimanere attaccati alla sedia.

Il discorso "perché ci vanno in 14?" è esattamente lo stesso. In una favola, 14 nani vanno a rubare il tesoro del drago, perché sono dei simpatici e avidi bricconi. Se me lo trasformi nel "riconquistare la terra perduta", e ci aggiungi padellate di dramma e nobiltà, è chiaro che non ha senso che ci vai solo in 14. Cos'è, importa solo a voi (che tra l'altro non siete neanche i migliori della vostra razza... e nemmeno tutti guerrieri!) riconquistare la vostra terra? Allora forse non è così tanto importante... no?

La Compagnia dell'Anello è una questione completamente diversa, ma proprio dal giorno alla notte. Innanzitutto, loro devono infiltrarsi a Mordor, quindi non ci vanno con un esercito ma in un gruppo ristretto proprio perché devono sperare di non essere individuati, altrimenti in uno scontro aperto non avrebbero speranze. Poi, se permetti, mandano i migliori campioni di ogni razza, e non una combriccola di giocattolai, giardinieri ecc. (come viene affermato nel film!).

Non è che siccome due situazioni "appaiono" simili allora a livello di storia hanno la stessa qualità e solidità, altrimenti qui sei te che semplifichi. Idem per il discorso "hobbit coinvolto in qualcosa più grande di lui". Ne Il Signore degli Anelli la cosa ha un senso (perché l'anello ce l'ha Bilbo, per i rocamboleschi motivi che sappiamo, e Gandalf all'inizio aveva piani differenti ma poi si rende conto che l'innocenza dell'Hobbit non viene corrotta dal potere maligno dell'anello, che invece tenta chiunque altro). E' una metafora della semplicità e dell'innocenza che vincono contro il Male anche nelle situazioni più disperate. Ne Lo Hobbit non ci viene data NESSUNA spiegazione sul perché ci sia in mezzo Bilbo, a parte quel tentativo patetico che abbiamo già citato.

Di nuovo: nel libro non ci serve una motivazione. E' una favola, la situazione è buffa e imprevedibile, basta questo a incuriosire il lettore. Qualcuno si è mai chiesto perché Cenerentola non scappi dalla casa della matrigna, in cui prende calci in culo tutto il giorno, per andare a tentare la fortuna come ballerina, visto che è pure una bella gnocca? No, non ce lo chiediamo perché è una favola, è un'allegoria, è fatta per semplificare in quanto rappresenta altri contenuti. L'epica però è tutt'altra cosa: ogni azione va motivata, altrimenti si perde, appunto, "l'epicità".

I personaggi, ne vogliamo riparlare? La metà di quelli che citi sono semplici comparsate da LOtR (Galadriel, Elrond, Smeagol... Sauron!), e non aggiungono assolutamente nulla a quanto già visto. Gli altri no, non esistono, e lo ribadisco. Lo stregone con la smerdata è l'unico un minimo caratterizzato, ma... sopresa: è del tutto inventato! Nel libro infatti viene a malapena nominato. Quindi io faccio volentieri a meno di elementi creati totalmente ex-novo in un film che "teoricamente" dovrebbe essere la rappresentazione di un classico della letteratura. Allora fatti il tuo film fantasy da zero, Peter, e mettici pure tutti i frutti della tua fantasia.

Comunque, no: con Il Signore degli Anelli il paragone non sussite proprio, Lo Hobbit ne esce massacrato. Motivazione dell'impresa, storia, presentazione delle location, arco dei personaggi, caratterizzazione... siamo anni luce avanti. Non a caso, Il Signore degli Anelli è un libro epico di 1500 pagine trasformate in 10 ore di film epico. Lo Hobbit è una favoletta di 300 pagine che si è voluta trasformare in 10 ore di film epico senza averne la minima motivazione (oltre alla squallida operazione commerciale) né le basi su cui poggiare, e i risultati, almeno secondo me, sono evidentissimi.
_ scritto il 18.12.2012 alle ore 14:52
Concordo. E rincaro la dose: è un film brutto anche solo "in sé", ossia senza considerare la mancata fedeltà al libro.

Jackson ha voluto (o dovuto?) fare la cosa epica senza averne le basi, e infatti si nota. I personaggi sono del tutto evanescenti (ditemi un aspetto caratterizzante di un nano qualsiasi, a parte il fatto che Bombur è grasso!), e hanno un arco di crescita forzato e vuoto. La motivazione dell'epos non esiste: un gruppo di 14 nani va a riconquistare la terra perduta 60 anni fa... wow. In confronto a "siamo nell'imminenza di fermare il Signore Oscuro che si appresta a dominare il mondo" mi pare un po' leggerina; inoltre non si capisce perché ci vadano solo in 14 a combattere un drago che all'epoca ha sterminato tutto il loro esercito. Nel libro originale erano una banda di predatori che andava a rubare il tesoro al drago... una storia da favoletta che in quanto tale reggeva, qui ci hanno voluto aggiungere la motivazione "nobile" che infatti non funziona. Ma le critiche sono infinite: innanzitutto, almeno 2-3 nani non sono affatto "nani": sono slanciati, bellocci e sbarbati, perché probabilmente il belloccio ci vuole per forza... bleah. Poi il pot-pourri di personaggi "noti" aggiunti a caso è forzato da morire (vanno a Gran Burrone a farsi leggere da un mezzelfo una pergamena scritta in rune naniche? Ma che senso ha?! E il dialogo con Saruman-mummia con tutti i riferimenti addirittura a Sauron?!?). Gandalf, poi, pare un imbecille, sembra che faccia le cose completamente a caso: quando gli viene chiesto perché ha scelto un hobbit per infilarlo in questa combriccola disperata (domanda più che legittima), risponde: "non lo so, forse perché ho paura"... ma paura di cosa?! Di un drago che sta nella sua montagna da 60 anni? Inoltre, il film si muove malissimo: non ci presenta le location in modo appropriato, corre da una situazione d'azione all'altra come un rollercoaster da parco di divertimenti. Sono, sinceramente, molto, molto deluso. Con Il Signore degli Anelli Jackson era riuscito nell'opera di fare un film bello in sé, bello per i fan (salvo qualche libertà) e bello tecnicamente. Lo Hobbit è solo quest'ultima cosa: per i fan è un insulto e una presa in giro, mentre per gli amanti del cinema è una specie di videogioco senza anima.

Voto: 4.
_ scritto il 24.01.2012 alle ore 19:23
Sinceramente non capisco dov'è che il tuo parere differirebbe dal mio. Mi pare che tu stia dicendo più o meno quello che ho detto io, solo in modo più... vogliamo dire "sbrigativo"? :) Ossia che le aziende non cambiano perché sono avide, immobili, poco disposte a rischiare e poco lungimiranti.

L'avidità ad ogni modo è un fattore scontato: tutte le grandi industrie sono avide di profitti e dividendi. Se le major intravedessero la possibilità di avere profitti maggiori e una struttura più snella (ergo: spartire i soldi con meno plebei), non esiterebbero un istante ad adottare un nuovo modello di business. Non lo fanno proprio perché non hanno alcuna garanzia di riuscire a mantenere lo stesso livello di fatturato tagliandosi gradualmente fuori da una parte molto corposa del loro business, ossia la distribuzione.

Le riconversioni industriali non sono nulla di nuovo, ma non sono neanche una storia fatta solo di successi: enormi aziende del passato hanno tentato di modernizzarsi ma non ci sono riuscite (penso a Kodak, considerata la "Apple" del secolo scorso, che ha avviato proprio la settimana scorsa la procedura di fallimento).

Inoltre, non parliamo di passare dal produrre bulloni al produrre cacciaviti, ma di qualcosa di ben più complesso. Un servizio di digital delivery serio, globale e unificato non potrebbero mai metterlo su le attuali major del multimediale, perché non hanno la struttura e il know how per farlo. Dovrebbero appoggiarsi alle poche gigantesche aziende "digitali" in grado di sostenere una simile sfida (Google, Microsoft, Apple...), alle quali dovrebbero in sostanza girare la fetta di guadagno dovuta all'indotto, che attualmente va nelle loro tasche. E alla quale, comprensibilmente, non vogliono rinunciare in favore di terzi.

Poi rimarrebbe comunque quella questioncina dei diritti internazionali e del carattere globale del mercato di cinema, videogiochi ecc,, che non è affatto secondaria. Localizzare, distribuire e lanciare un prodotto su scala mondiale, facendo a meno degli importatori nazionali, non è affatto una cosa semplice.

Insomma, avidità e mancanza di lungimiranza sì... ma la questione non è affatto così semplice.
_ scritto il 22.01.2012 alle ore 14:28
Megaupload era un'attività caratterizzata da ampi margini di illegalità ed è normale, in molti sensi anche "giusto", che sia stata chiusa. Anche se il sottoscritto, e immagino praticamente tutti noi, ne faceva ampio utilizzo, e anche se non capisco bene in base a quale diritto internazionale l'FBI ottiene l'arresto-lampo di un cittadino europeo al di fuori del suolo USA.

Il problema però permane, ed è grosso come una casa. Perché se questi signori pensano che chi negli ultimi 5-6 anni si è abituato a scaricare film comodamente da casa sua, in 5 minuti, ad ogni ora del giorno e della notte, attingendo ad un catalogo virtualmente infinito, da qualsiasi parte del mondo... possa mai tornare al "vecchio" modo di fruire del mercato multimediale (prendo la macchina e vado al negozio), allora stanno freschi.

Ovviamente, non lo pensano. Saranno degli avidi figli di puttana quelli delle major di produzione, ma non hanno l'anello al naso (almeno non tutti). Tempo fa ho parlato con l'AD di Universal Italia che presentava per l'Italia un film, e gli ho detto proprio questo: loro "lanciavano" una cosa che io avevo già visto 8 mesi prima, in streaming sottotitolato, gratis. Lui mi ha risposto che lo sanno benissimo, ma che per ora non possono fare che buon viso a cattivo gioco. In sostanza, una colossale pantomima in cui continuano a sostenere un sistema "di facciata", fatto di lanci ed esclusive, quando sanno benissimo che ormai si tratta di un guscio sempre più vuoto.

Allora perché il mercato non si evolve nell'unica direzione che appare logica e al passo coi tempi? Ossia: un servizio di providing digitale globale a pagamento, efficiente e "consumer friendly"? Ci sono due risposte.

La prima è che, negli ultimi venti anni, la tecnologia ha corso molto più velocemente della politica, del diritto e delle legislazioni. Insomma, tecnicamente siamo già pronti da un pezzo ad avere un mercato globale, ma legalmente no. Abbiamo Paesi con norme di copyright differenti, associazioni e organismi di controllo nazionali, normative aziendali in contrapposizione ecc. Modernizzare tutto questo sistema affinché sia al passo con quello che la tecnologia odierna consente sarà di una complessità mostruosa (ma, per divagare un attimo, sarà l'unica via attraverso cui la crescita economica e sociale potranno passare nei prossimi 50 anni).

La seconda risposta sta nel fatto che la sola produzione e vendita di beni multimediali è solo una fetta dell'industria, e neanche la più grossa. C'è infatti dietro un indotto mostruoso, che è quello del confezionamento/distribuzione/vendita al dettaglio, che col passaggio alla digital delivery verrebbe completamente spazzato via.

A chi fino ad oggi ha stampato e confezionato il disco, lo ha imballato e spedito in altri continenti, l'ha trasportato via nave/aereo/treno/camion a destinazione, l'ha messo sullo scaffale e ce l'ha venduto... cosa gli facciamo fare dopo il fantomatico switch-off che porterebbe tutto sul digitale? Li convertiamo tutti in tecnici di rete e li mettiamo a curare i server?

Consideriamo che quasi sempre i produttori di materiale multimediale hanno anche rami dell'azienda che si occupano proprio della distribuzione\vendita, e si capisce che i colossi semplicemente non accetteranno mai un cambiamento che taglierebbe via di netto una fetta enorme del loro fatturato. Anno dopo anno, vedono ridursi i loro introiti netti, ma non arriverà mai quel giorno in cui i vertici dell'azienda si siederanno intorno ad un tavolo dicendo: "ok, da domani io, tu e tu siamo licenziati perché il nostro ramo dell'azienda è obsoleto". Il gigante per sopravvivere dovrebbe tagliarsi un braccio e una gamba, e non lo farà. In sosatanza, morirà per immobilismo, incapacità di evolversi. Questo è quello che capiterà ad una fetta enorme del mercato attuale.

E' giusto? E' sbagliato? Non lo so, ma è quello che sarà, perché la realtà dei fatti è questa. Le rivoluzioni, come quella digitale che stiamo vivendo, sono sempre traumatiche, ma non si possono arrestare. Io tre anni fa ho perso il lavoro perché facevo un lavoro oggettivamente obsoleto: scrivevo riviste sulla carta stampata, quando io stesso avevo smesso di leggere riviste di carta da anni. Non mi sono lamentato, mi sono rimboccato le maniche e ho cercato di reinvestire la mia esperienza in un lavoro che fosse più al passo coi tempi. Finora ci sono riuscito. Ma io ovviamente sono uno, mentre il personale dell'indotto del multimediale ammonta a milioni di persone in tutto il mondo. Ed è solo uno dei settori che gli avanzamenti tecnologici renderanno obsoleti di qui ad altri 20 anni.

Lo immaginavate tutto questo quando a 14 anni, invece di modificare il motorino come quasi tutti i nostri coetanei, inforcavamo gli occhiali e "ci rimbambivamo davanti al PC", come dicevano i nostri genitori e amici? Io sì... e mi sa anche voi. Oh, avevamo ragione ;)
_ scritto il 01.06.2010 alle ore 00:16
Ci conosciamo da una vita Simo', e sai come la penso: personalmente, sono per l'estinzione. Nel senso che l'idea di procreare ancora non mi ha mai neanche sfiorato l'anticamera del cervello, e per motivi differenti da quelli che citi te. Il primo, e ancora più banale, è che probabilmente ancora non ho trovato la persona giusta. Ma non credo che sia solo questo: sinceramente a me l'idea di fare figli, a meno che per puro miracolo non mi ritrovi d'improvviso in una situazione idilliaca che me ne fa venire la voglia, proprio non piace a 360 gradi.

Però capisco benissimo la situazione tua e di Sonia. Il problema è che, in questi tempi, tutto è difficile. E' difficile rapportarsi con l'idea di essere cresciuti in un periodo di "vacche grasse", che ci ha lasciato creare per la nostra vita futura aspettative tutto sommato buone, e confrontarci ora, nel periodo della nostra prima maturità, con una situazione invece di vacche magrissime, che rischia di far crollare come un castello di carte tutte le nostre speranze per la nostra vita.

Dico questo perché dobbiamo ricordarci che, in fondo, il periodo della nostra storia recente in cui si facevano più figli erano i primi anni del secolo scorso, un tempo in cui di certo non si poteva "garantire" ai suddetti figli un bel niente... neanche che avrebbero avuto di che mangiare. Al giorno d'oggi invece siamo all'estremo opposto: molte coppie, prima di fare un figlio, pianificano una sorta di "business plan" per mantenerlo fino all'ultimo anno di università. Credo che questo sia un eccesso, e che in fondo per fare un figlio bisogni avere solo la certezza fondamentale di poterlo amare con tutti se stessi (perché ne avrà bisogno)... Però, certo, sono perfettamente consapevole che anche altre condizioni, se non fondamentali, sono senz'altro molto preferibili prima di fare un passo del genere, soprattutto se (come dici te) è programmato e non "capita" semplicemente.

Che dire... la situazione economica è quella che è, e ormai da diversi anni a questa parte tutti noi viviamo in una sorta di "limbo" in cui ogni decisione grossa per la nostra vita futura è come rimpallata di anno in anno, di stagione in stagione, in attesa che "cambi qualcosa", che "migliori" qualcosa.

La storia futura ci dirà se questo avverrà o meno, o se piuttosto non avverrà il contrario: che cambi qualcosa in peggio. Perché anche questo è possibile. Purtroppo, ripeto, siamo la prima generazione a vivere un grande tracollo dopo almeno due-tre generazioni di crescita continua. Questo servirà a insegnarci che non si può sempre fare i conti con una vita di miglioramenti. A volte bisogna anche saper sopportare le privazioni e i peggioramenti.

Detto questo, non posso che salutarti augurando a te e Sonia la possibilità di riuscire, comunque, a trasformare questa vita e la vostra bellissima famiglia in ciò che più volete e desiderate per il vostro futuro. Un augurio che come sai viene dal cuore. Forse, impegnandoci e contando anche sull'aiuto delle persone veramente importanti e in grado di volerci bene davvero, riusciremo comunque a realizzarci. Nonostante tutto.

Un abbraccio da lontano, ma da vicino,

Luca
_ scritto il 29.05.2010 alle ore 05:30
Penso che il mestiere del giornalista sia quello di cercare le notizie e, quando le trova, pubblicarle. Non si può punire il giornalista/giornale perché pubblica una notizia ottenuta da una fonte che doveva evitare di diffonderla, per vincoli di segreto professionale o altro: si deve punire la fonte. Detto questo, però, penso che il "sistema" italiano sia vergognoso, perché non esiste criterio di riservatezza che si riesca a far rispettare davvero: che sia per manie di protagonismo, per trascuratezza o magari semplicemente per quattrini, alla fine c'è sempre qualcuno che parla anche quando non dovrebbe. E resta impunito.
_ scritto il 12.08.2009 alle ore 22:59
Condoglianze... vedrai che torna presto!:D
_ scritto il 26.02.2009 alle ore 14:32
Beh, io invece penso che un Paese in cui le donne non sono libere di guidare l'automobile (tra le altre cose) sia un paese socialmente e civilmente inferiore a noi, invece. Non credo che la loro "idea" di rispetto sia altrettanto buona della nostra:)

E' la fobia del "razzismo" che ci impedisce moralmente di esprimere giudizi che invece è del tutto lecito esprimere. Abbiamo paura di risultare xenofobi dicendo semplicemente la verità o approcciandoci alle questioni con un sistema logico scevro da preconcetti politici che invece oggi vengono applicati ai ragionamenti come assiomi originari: è il caso del sociologo che nelle sue ricerche aveva rilevato un determinato dato e si rifiutava di ammetterlo addirittura a se stesso, perché si trattava di un dato che esponeva una realtà in qualche modo "sgradita" al suo pensiero politico.

darsch Risposta di Darsch
Anche io credo che un comportamento sociale e civile di quel genere sia sbagliato, perché per quella che è la mia cultura e i miei valori le donne dovrebbero avere pari diritti, e su questo non ci piove. Il punto però è che non mi sento di definire quel paese o quel popolo in generale inferiore al mio, perché le nostre culture sono talmente lontane che ho un punto di vista troppo esterno. Magari impediscono alle donne di guidare, però di contro adottano un qualche altro tipo di politica migliore della nostra in un altro ambito, che ignoro totalmente. Ci sarebbe da studiare tutto il processo culturale e storico che ha portato quel paese a vietare l'uso delle automobili alle donne. Così su due piedi mi viene senz'altro da dire "beh, è sicuramente sbagliato e ingiusto", però mi verrebbe anche da chiedere "ma perché?".

Non so se mi sono spiegato, ma non mi risulta così semplice definire un altro popolo "inferiore" basandomi su usanze/comportamenti/valori che sono propri di una cultura così tanto diversa e lontana dalla mia, e che quindi non potrò mai comprendere appieno. E' solo questo il motivo, per quanto mi riguarda; in questo caso fobie o preconcetti non c'entrano, sebbene il discorso che fai in merito corrisponda, a ben guardare, alla realtà che ci circonda.
_ scritto il 25.02.2009 alle ore 14:34
Non sapendo come ri-risponderti nel commento precedente, ne faccio un altro:)

Io sono convinto che ci siano popolazioni che hanno un'idea di rispetto differente dalla nostra (in Arabia Saudita le donne non possono guidare la macchina, per dirne una). Non dico che i rumeni siano necessariamente un popolo di stupratori "di indole", ma neanche nego a prescindere la possibilità che un popolo abbia più o meno una tendenza o una propensione a un certo tipo di comportamento e quindi anche crimine. Questo avviene per fattori storici, sociali, culturali, climatici e ogni altro genere di variabile, ma avviene e negarlo a prescindere perché ogni affermazione differente dal "siamo tutti uguali" è razzista e xenofoba è semplicemente una fesseria (non dico che tu l'abbia fatto).

Sta di fatto, comunque, che negli ultimi anni l'incidenza di alcuni popoli sulla percentuale di crimini commessi in Italia è aumentata a dismisura. Sentivo in radio qualche giorno fa (Radio 24, programma "La Zanzara" di Cruciani) un sociologo di area di sinistra che ammetteva candidamente di avere per anni faticato a guardare i risultati dei suoi studi in modo imparziale e a comunicarli in modo trasparente, per una pregiudiziale tutta politica che gli "impediva" moralmente di diffondere la verità, e la verità era appunto l'aumento dell'incidenza dei crimini operati da cittadini stranieri. In poche parole, torniamo al discorso del "tirare acqua al proprio mulino": non dico la verità, la nego o cerco comunque di distorcerla, per confermare l'ipotesi politica che ho a priori.

E' chiaro che non bisogna criminalizzare un popolo, ma anche negare il problema contribuisce solo a renderlo più grande e sempre meno controllabile. E il problema C'E', e non si deve negare. Nasce principalmente da un flusso migratorio incontrollato e di fatto incontrollabile, da quando l'Unione Europea ha cominciato ad espandersi a nuovi paesi con un'ottica che non mette in cima a tutto il progetto culturale e sociale di riunire popoli in modo amalgamato e non traumatico, ma piuttosto con un'ottica del tutto economica, che ha travalicato tutti i principi di tipo culturale. E' chiaro che unificando in modo repentino paesi con evidenti squilibri di benessere si verifichi un flusso migratorio, che noi in Italia NON siamo in grado di gestire. La colpa è nostra, è del nostro sistema giudiziario che consente ai criminali (nostrani e stranieri) di operare praticamente indisturbati, ed è per questo che attiriamo una fascia consistente di delinquenti esteri, che vengono ad "operare" qui piuttosto che in altri paesi, perché sanno che qui la passeranno nella maggior parte dei casi liscia.

Insomma, per ragioni interne l'Italia non è strutturata in modo da sopportare senza traumi un flusso migratorio importante, ma questo non autorizza a dire che la criminalità "importata" non sia un problema. Il fatto che gruppi etnici specifici abbiano ormai fette importantissime di mercati criminali altrettanto specifici è, per l'appunto, un fatto: gli albanesi droga e prostituzione, i rumeni bancomat clonati, ad esempio. Certo, lo stupro è un reato sui generis e che generalmente non si presta alla criminalità "organizzata"... e forse è proprio per questo che hanno sollevato così tanto clamore le notizie degli stupri "di gruppo" ad opera di bande, con rapina e aggressione, cosa che in passato ha suscitato clamore anche quando perpetrata da italiani (mi viene in mente il famoso caso degli anni '70, di cui al momento mi sfugge il nome, ma che ha rappresentato un vero fenomeno mediatico).

Per quanto riguarda infine la "superiorità" sociale e civile dei popoli anglosassoni, cito un esempio stupido ma chiarificatore: sulle scale mobili gli inglesi "tengono la destra", perchè la corsia sinistra è lasciata libera per chi va di fretta e quindi sale le scale anche se sono mobili invece di aspettare fermo. Ma indico anche la propensione al rispetto delle code, al rispetto per le norme del traffico eccetera. Ci sarebbero dozzine di altri esempi, senza scendere in questioni più profonde.

Spero che non ci sia un cap di caratteri per i messaggi, perché altrimenti sicuramente l'ho passato:D

darsch Risposta di Darsch
Sul fatto che alcuni popoli abbiano un'idea di rispetto diversa da noi siamo perfettamente d'accordo, ma è appunto un'"idea", un punto di visto soggettivo di quella cultura. Noi possiamo non essere d'accordo, ma non per questo la nostra cultura può essere considerata migliore (o peggiore) della loro. Non in modo generale, almeno. La propensione già è tutt'altro paio di maniche, ma, di nuovo, neanche la propensione giustifica determinati comportamenti, a prescindere dalla cultura del popolo dal quale si proviene. Non è vero che "siamo tutti uguali a prescindere", e va bene, sarebbe sciocco pensarlo, ma non è neanche vero che esiste un popolo che tra le sue usanze annovera, per esempio, lo stupro di massa. Il discorso che fai è giustissimo, ma non se parliamo di comportamenti estremi come quello di cui stavamo parlando in origine.

Una puntualizzazione: qui stiamo parlando della componente criminale di alcuni popoli, non dei popoli stessi. Il discorso su fattori storici, culturali, ecc... è giustissimo, ma ricordiamoci che, in relazione all'argomento che stavamo trattando, va riferito ad un sotto-gruppo di persone che, all'interno di quelle società, già per definizione ha scelto di commettere atti criminali. In quel sotto-gruppo si possono scorgere caratteri e sfumature diverse che in effetti possono essere associate ai fattori di cui sopra.

Per il resto hai detto cose che condivido perfettamente: l'Italia si è dimostrata non in grado di gestire un flusso migratorio di tale caratura, c'è poco da fare.
Però trovo ancora un po' di difficoltà a definire un popolo "superiore" all'altro, anche se dimostra comportamenti più civili. :)

No tranquillo, non c'è limite di caratteri per i messaggi! :P
_ scritto il 24.02.2009 alle ore 18:26
Che la stampa e la politica stiano "marciando" sul discorso della criminalità estera è fuor di dubbio, in Italia si marcia sempre su tutto quello che può portare acqua al proprio mulino, in qualsiasi modo.

Però credo che tu non consideri una cosa, che poi è quella che fa veramente scalpore sui giornali e mobilita l'opinione pubblica: il modus operandi. Fatemi essere brutale: un conto è un ex-compagno che stupra una donna (cosa terribile e schifosa), un conto è un gruppo di bestie che si appostano nei cespugli, aspettano che una coppietta si apparti in macchina, sfondano i finestrini, malmenano lui, lo chiudono nel portabagagli e stuprano lei a turno. Sono queste le notizie che fanno veramente paura.

Per il resto, sono fondamentalmente convinto che noi italiani (truffaldini, chiassosi, indisciplinati, lamentosi) siamo un popolo nel complesso socialmente inferiore a tanti altri (quelli anglosassoni, per esempio), quindi non ho nessun problema a considerare l'eventualità che anche altri popoli siano socialmente inferiori a noi. Se sono razzista per questo, chiamami pure razzista. Ma io credo che "aprire le sinapsi" significhi anche approcciarsi in modo laico alle tematiche, senza pregiudiziali (come quella secondo cui siamo PER FORZA tutti uguali). Siamo uguali come diritti, siamo uguali come dignità, ma non siamo assolutamente uguali in quanto a indole, storia, comportamenti eccetera.

darsch Risposta di Darsch
E' vero, il modus operandi può essere diverso da caso a caso, e pur rimanendo brutale come atto a prescindere da come lo si compia, alcune pratiche lo rendono, se possibile, ancora più tremendo. Ma io non credo che "stuprare in gruppo e a turno" possa essere un tratto caratteristico di una certa nazionalità piuttosto che di un'altra. Secondo me c'entra molto "il branco" in questo caso, rafforzato dal fatto che è un branco abbastanza isolato da tutto quello che lo circonda (un paese straniero). Sei sicuro che un gruppo di italiani sbandati non sarebbe capace della stessa cosa?

Concordo con te sul fatto che rispetto ad altri popoli possiamo avere delle differenze comportamentali e sociali, ma non so fino a che punto queste differenze possano addirittura portarci al di sopra o al di sotto di un certo popolo. Secondo quali parametri? Mi piacerebbe approfondire, anche magari con qualche esempio. :)
_ scritto il 21.04.2008 alle ore 14:30
Posso commentare il commento di chi mi ha preceduto?

E' curioso che gli italiani pensino "alle proprie tasche" quando vince Berlusconi, e quando invece vince Prodi improvvisamente gli italiani siano persone avvedute che hanno votato con coscienza:)

Adesso ci aspettano altri 5 anni di odio e aggressioni, perché ha vinto il partito "avversario". In una democrazia normale il premier non è l'uomo più ricco del paese, vero, ma in una democrazia normale si accettano anche le sconfitte senza dare al 50% del paese (in questo caso di più, evidentemente) dell'imbecille, del burattino, del "servo del potere", dell'egoista... eccetera.
_ scritto il 11.04.2008 alle ore 16:03
La prima volta che ti posto un commento... ed è pure di critica!!! :D Spero che mi perdonerai :D

Io non voglio fare il vittimista stile Berlusconi, ma lasciami dire che il documento che citi è chiaramente di parte. Lo si capisce dai toni, dal modo di porgere le domande e offrire le risposte... prima ancora che dal merito delle domande e delle risposte stesse.

Oltre che di parte in senso politico, è anche parziale (e quindi incompleto) nella trattazione degli argomenti che prende ad esame. Per esempio dà per scontato che la spesa pubblica (che è quella che influisce negativamente sull'avanzo primario) sia necessariamente un male. Questo non è vero: bisogna vedere COME viene impiegata questa spesa pubblica. Si fa l'esempio della famiglia che per risanare il proprio bilancio "risparmia", ma questo non è l'unico esempio possibile.
Un'azienda, per esempio, per risanarsi deve investire sul futuro: effettuando unicamente tagli e risparmiando nell'immediato non produrrà l'indispensabile crescita futura. Investire può significare l'avvio di opere pubbliche per la costruzione di infrastrutture essenziali per il futuro del paese, per quell'opera di ammodernamento senza la quale potremo risparmiare quanto vogliamo, ma non produrremo mai ricchezza sufficiente per risanare nulla.

Oltre a questo, nel documento che riporti si lascia passare la tesi (lasciamelo dire, esilarante), che in soli 3 mesi il governo Prodi con la sua fantomatica lotta all'evasione fiscale abbia prodotto un extra gettito. I primi sentori di questo extra gettito arrivarono infatti a governo appena insediato, e solo la mancanza di logica e dignità della dialettica politica poteva far sì che il governo Prodi se ne impadronisse spacciandola per "merito suo". In realtà è logico pensare che la lotta all'evasione fiscale sia un processo che necessita di tempo: se davvero Prodi e i suoi fossero riusciti a produrre 23 miliardi di extra-gettito in solo 1 anno e mezzo di litigioso governo, bisognerebbe nominarli immediatamente Zar d'Europa:) Ma poi, questo extra-gettito c'è o non c'è? Il fantomatico "tesoretto" che Padoa Schioppa ormai da mesi dichiara "inesistente"...

Insomma, non caschiamo nelle trappole del pensiero unico, che porta a credere che noi e quelli come noi abbiano ragione e tutti gli altri abbiano le fette di prosciutto sugli occhi. E' un errore che fa Berlusconi... credo di aver detto tutto :D

La realtà è che ai mali (che tutti conosciamo) ci sono più soluzioni, e ognuno persegue la sua, motivata in base alla storia del pensiero economico e sociale che ha contribuito a formare la sua parte politica. Chi cerca di far credere diversamente, proponendo un dualismo salvezza/dannazione, è solo tendenzioso e di parte:)

Ovviamente tutto ciò non deve essere scambiato in uno "spot" pro-destra (nessuno dice che quello che la destra ha fatto lo abbia fatto bene). E' solo una contestazione degli "spot" pro questo o pro quello. Perché c'è sempre modo di approfondire un discorso, e scoprire che non tutto è semplice come vuole farci credere qualcuno o qualcun'altro.

Accedi al sito o registrati

TOP
Utenti online: 15 ospiti
Ultimi utenti registrati: MrAllThings, Dieghetto, Metalliazzurri, picolee90, ALE86
Visite univoche ai post da dic. 2007: 8.197.516
Post totali: 2676
Commenti totali: 7093
RSS Articoli
RSS Commenti
© darsch.it [2007-2024] _ sviluppato e gestito da Simone Fracassa _ Cookie policy

Questo blog viene aggiornato senza alcuna periodicità e la frequenza degli articoli non è prestabilita, non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale o una testata giornalistica ai sensi della legge n. 62 del 07/03/2001.

I contenuti di questo blog sono rilasciati sotto Licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia, ad eccezione dei box 'citazione' o dove diversamente specificato. I commenti degli utenti sono di loro esclusiva proprietà e responsabilità.
Creative Commons License RSS 2.0 Valid XHTML 1.0