_ scritto il 01.02.2013 alle ore 11:55 _
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Ricorderete l'assurda sentenza di primo grado che ha condannato degli scienziati per aver rassicurato la popolazione nei giorni precedenti il terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009, nel corso di quella famosa riunione della Commissione Grandi Rischi. Una specie di messa in scena organizzata con il preciso intento (c'è anche una telefonata di Bertolaso a confermarlo) di dare l'impressione che il messaggio provenisse dai massimi esperti in sismologia, persone che invece non avrebbero mai fatto affermazioni del genere, visto che è impossibile prevedere eventi sismici.
Una delle conseguenze di quel processo è sotto gli occhi di tutti noi proprio in questi giorni: la Presidenza del Consiglio ha diramato una sorta di "allarme preventivo" per la Garfagnana sulla base di un avviso dalla Protezione Civile. Il tutto al grido di "prudenza". Ma che prudenza c'è nello scatenare il panico in sedici paesi che, nonostante non ci fosse nessun vero e proprio ordine di evacuazione, di fatto si sono svuotati di migliaia di persone? Gente che ha dormito al freddo senza alcuna assistenza, anziani presi dal panico, terrore sui social network. E' davvero meglio un allarme in più? Avete la più pallida idea dei rischi che un'evacuazione può portare alla popolazione, o di cosa vuol dire gestire un'emergenza del genere?
Per cosa poi? Per una valutazione dell'INGV travisata, come al solito, visto che poi l'Istituto ha dichiarato che "nel comunicato in oggetto non è stata formulata alcuna previsione di forti terremoti, ma semplicemente una valutazione sulla possibile evoluzione della sequenza iniziata lo scorso 25 gennaio con la scossa di magnitudo 4.8". Quindi parliamo di previsioni probabilistiche e periodi di ritorno in base a individuazioni di natura storica.
"Possibile evoluzione" vuol dire che magari domani c'è una scossa forte, oppure che lo sciame terminerà e tra 4 mesi, senza che nessuno possa fare nulla per prevederlo, si verificherà un evento sismico consistente. Può anche voler dire che tutto resterà tranquillo per un mese. Un anno. Un decennio. Il punto è proprio questo: non si può sapere. E allora che facciamo? Teniamo il territorio nazionale soggetto a rischio sismico costantemente allerta e sfolliamo ad ogni minima scossa, con tutti i rischi che ne conseguono per i cittadini?
La verità è che i terremoti si prevengono a monte. A partire dalla cura e dalla responsabilità di chi dovrebbe salvaguardare la popolazione con interventi strutturali di prevenzione.