_ scritto il 09.06.2012 alle ore 11:26 _
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L'altro giorno, mentre passeggiavo tra le vie di Roma, mi sono imbattuto in una donna la quale, nell'alzarsi dalla sedia su cui aveva appena finito di consumare il pranzo, è riuscita (non so davvero come!) a incastrare la parte posteriore della sua gonna nel perizoma. Lì per lì non ci ho fatto grande attenzione, perché ero sicuro che se ne sarebbe accorta immediatamente. Per sua sfortuna così non è stato - probabilmente era un po' distratta o la gonna era talmente leggera da non percepirne la mancanza. Visto che di fatto stava girando per strada mezza nuda, le ho subito fatto notare il "problema" e lei, imbarazzatissima, mi ha ringraziato a profusione e si è dileguata.
Ma non è per un piccolo - e banale, se vogliamo - incidente che ho scritto questo post, quanto per quello che è accaduto dopo.
Appena ho avvertito la ragazza mi sono ritrovato addosso almeno una mezza dozzina di paia di occhi accusatori, come se avessi appena fatto
un torto alla "comunità maschile romana". Un ragazzotto ha anche avuto il coraggio di urlarmi: "Eh vabbeh, ma facce guarda' un po', no? Che sei frocio?". Secondo questi gentiluomini li avevo appena privati di
uno spettacolo a cui loro avevano il diritto di assistere in santa pace, in quanto portatori sani di pene, e l'unico motivo per cui l'avevo fatto era che, semplicemente, non ero attratto sessualmente dallo spettacolo che mi ero premurato di oscurare con tanta solerzia.
Dev'essere veramente raro, al giorno d'oggi, concepire che un uomo eterosessuale scelga di
ragionare con il cervello superiore piuttosto che con quello inferiore.
Reazione degli altri uguale, ma in calabrese, perché ero là.