Ospito con grande piacere alcune considerazioni sul sistema economico globalizzato di un utente del blog, nonché grande amico.
Nel sistema globalizzato, la politica locale e nazionale non conta più niente: ormai è l'economia a tenere le redini del mondo. I vari Paesi possono realizzare nuove politiche solo ricorrendo al meccanismo del debito, e il debito è ormai per tutti talmente schiacciante che
i governi nazionali possono realizzare solo quelle politiche e quelle riforme che sono "approvate" - quando non esplicitamente richieste - dai detentori di tale debito. Ossia dai più grandi agenti del mercato sovranazionale: organismi e persone che nessuno ha mai votato, e che non hanno alcun obbligo (neppure quello più labile: l'obbligo morale) di perseguire il bene pubblico, ma sono anzi liberissimi di perseguire esclusivamente quello privato. Per questo, in un mondo essenzialmente controllato dai capitali e da chi li possiede, è normale che i ricchi diventino sempre più ricchi e intoccabili, mentre i "poveri" sempre più poveri e irrilevanti.
L'aspetto grottesco e diabolico è che, nonostante le apparenze,
la grande mole dei soldi che girano e con cui vengono realizzate queste operazioni a danno dei popoli sono proprio i NOSTRI soldi. Noi li "affidiamo" alle banche, ai fondi pensione, alle aziende di cui compriamo le azioni. E loro li "amministrano" impiegandoli in un meccanismo di profitto esponenziale ormai fuori controllo che alla fine si ritorce contro noi stessi.
Le banche che creano i titoli tossici e ce li rivendono di nascosto caricando su di noi tutto il rischio e beneficiando solo loro di tutto il guadagno non avrebbero di che pagare gli stipendi ai loro dipendenti se non fosse per i nostri depositi, per i nostri piccoli investimenti. In Italia siamo 60 milioni:
se ognuno di noi ha 10 mila euro in banca, sono SEICENTO MILIARDI di Euro (un terzo dell'intero debito pubblico del Paese) che nominalmente sono nostri, ma tecnicamente sono a disposizione degli istituti privati di credito, i quali li reimmettono sui mercati a proprio giudizio e convenienza. Noi li diamo alla banca senza prendere una lira, e la banca li presta alle nostre aziende in crisi esigendo tassi di interesse del 4-7-10%. Poi magari l'azienda fallisce perché non ce la fa a pagare quei tassi di interesse, e noi perdiamo anche il lavoro. Poi fallisce anche la banca, e noi dobbiamo salvarla con fondi pubblici (ossia con le nostre tasse) per non perdere i nostri depositi. In pratica, ci "ricompriamo" soldi che già sono nostri.
I fondi pensione che muovono miliardi di dollari e possono decidere attacchi speculativi di ogni genere (ora quello sui debiti pubblici dei Paesi, che rischia di mettere in ginocchio l'Europa, ma prima quello su beni alimentari come i cereali, oppure sul settore edilizio), gonfiando artificialmente i mercati e impoverendo i cittadini, non avrebbero un singolo dollaro da muovere se non fosse per i lavoratori che a loro affidano le loro pensioni. E che poi si ritrovano a pagare di più il pane quando la speculazione sui cereali è in corso. E così via.
Pertanto, scordiamoci di influenzare veramente le sorti del nostro domani andando alle urne e mettendo una X.
Finché ci è concesso, "votiamo" quotidianamente e con attenzione nell'unico modo che possiamo: con i nostri soldi. Smettiamo di comprare a debito, perché non facciamo altro che alimentare i mercati finanziari speculativi, pompando viziosamente nel sistema quantità enormi di denaro che NON ESISTE e che viene poi reimpiegato in operazioni necessariamente instabili e rischiose per l'intero sistema economico. Torniamo a spendere per soddisfare i bisogni primari: casa, alimentazione, benessere e salute vengono prima - l'iPhone può aspettare. Risparmiamo energia, ricicliamo, andiamo a piedi quando possiamo: il pianeta non è una "batteria" infinita. Compriamo prodotti locali con marchio di qualità, anche se costano un po' di più: avremo più probabilità che i nostri soldi vadano veramente in tasca al contadino/artigiano, e non a qualche speculatore. Evitiamo di insegure a livello personale e in piccolo gli "investimenti finanziari" che tanto critichiamo su larga scala, perché la finanza non "crea" soldi, li "travasa" solamente da chi ne ha di meno a chi ne ha di più, contribuendo a creare sempre più sbilanciamento e ingiustizia. Torniamo invece a pensare agli investimenti produttivi, quelli che costano più fatica magari, ma creano lavoro e ricchezza "vera". Sottraiamo insomma capitali a questo mostro senza testa che ci sta divorando e che noi stessi abbiamo creato, togliendogli così il terreno sotto ai piedi.
Questa non è né "destra", né "sinistra": è
una risposta di sollevazione democratica e di dignità al sistema plutocratico che si è creato negli ultimi 30 anni perché noi l'abbiamo creato, nessuno escluso, mettendo solo e soltanto i soldi al centro del nostro sistema di vita. "Occupare Wall Street" non basta: per combattere un sistema che pensa solo ai soldi, bisogna usare i soldi come arma.
Aggiungo una cosa: in questo caso la situazione politica gioca un ruolo abbastanza importante, perché gli investitori ormai si fidano poco e niente di questo governo, e i giochetti che Berlusconi sta facendo ultimamente (mi dimetto, non mi dimetto, aspetto il patto però intanto infilo qualche emendamento) e le mosse ambigue e prive di chiarezza di Napolitano non fanno altro che peggiorare la situazione, spingendoli, nel dubbio e nell'incertezza generali, a vendere. Goldman Sachs, per esempio, stima a 350 punti lo spread derivante dalla formazione di un governo di unità guidato da Monti.
Altre letture interessanti:
- http://www.byoblu.com/post/2011/11/08/Il-Grande-Golpe.aspx
- http://www.byoblu.com/post/2011/11/10/Goldman-Sachs-innesca-la-crisi-e-poi-piazza-Mario-Monti-a-risolverkla.aspx