_ scritto il 06.06.2011 alle ore 11:50 _
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Le recenti vicissitudini legate al nucleare nel nostro paese rischiano di creare una situazione paradossale di cui, temo, non tutti si rendono perfettamente conto. Cercherò di riassumere i fatti in modo breve e il più chiaro possibile.
Originariamente il quesito referendario del 12 e 13 giugno voleva abrogare articoli e commi del
Decreto Legge n. 112 del 25 giugno 2008 (convertito con modificazioni dalla Legge n.113 del 6 agosto 2008), come recita la
Gazzetta Ufficiale del 4 aprile 2011. Fin qui tutto a posto: votare "Sì" al referendum avrebbe abrogato "testi normativi recanti disposizioni in materia di nuove centrali per la produzione di energia nucleare".
Il 26 maggio 2011 il governo ha approvato una nuova legge-moratoria contro la legge n. 133 del 6 agosto 2008, sostenendo che "l'onda emotiva" per gli avvenimenti di Fukushima avrebbe potuto falsare il giudizio degli elettori nei confronti del nucleare - o forse in realtà si temeva il raggiungimento di un quorum che avrebbe potuto spazzar via anche il leggittimo impedimento, ma questa è un'altra storia. Questa legge quindi era in realtà un semplice
bluff, per altro
candidamente ammesso dallo stesso Berlusconi.
A questo punto entra in gioco la Corte di Cassazione, chiamata a prendere una decisione nei confronti di una legge su cui pende una moratoria. Attenzione adesso: fiutato il bluff, la Cassazione ha
trasferito il quesito di abrogazione dalla vecchia legge 113 del 6 agosto 2008 alla legge moratoria. La nuova scheda elettorale infatti recita:
"Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell'articolo 5 del Dl 31/03/2011 n° 34, convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n° 75?"Benissimo, andiamo allora a leggere l'
articolo 5, in particolare i commi 1 e 8 oggetto del referendum.
Decreto-legge del 31 marzo 2011 n. 34 - comma 1
Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea,
non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare.
Decreto-legge del 31 marzo 2011 n. 34 - comma 8
Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, adotta la Strategia energetica nazionale, che individua le priorita' e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree geografiche di approvvigionamento, il miglioramento della competitivita' del sistema energetico nazionale e lo sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo, l'incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico e la partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica, la sostenibilita' ambientale nella produzione e negli usi dell'energia, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, la valorizzazione e lo sviluppo di filiere industriali nazionali. Nella definizione della Strategia, il Consiglio dei Ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione europea e a livello internazionale sulla sicurezza delle tecnologie disponibili, degli obiettivi fissati a livello di Unione europea e a livello internazionale in materia di cambiamenti climatici, delle indicazioni dell'Unione europea e degli organismi internazionali in materia di scenari energetici e ambientali.
Vi siete accorti di nulla? Tornate a leggere il comma 1, in particolare il grassetto che ho inserito io:
quel comma stabilisce che il governo NON INTENDE procedere con la realizzazione di impianti di produzione di energia nucleare! Paradossalmente
andremo a votare per abrogare un comma che stabilisce che il governo non procederà alla costruzione di centrali nucleari. Il comma 8 invece non parla mai esplicitamente di nucleare. Dunque, come fanno notare perfettamente anche Pazzaglia e Ottanelli di
Democrazia e Legalità,
se vincesse il "Sì" rimarrebbero tutti i commi della legge 26 che abrogano o modificano la precedente legge sul nucleare, quella che doveva essere in origine oggetto del referendum, nei quali non viene impedito esplicitamente al governo di costruire centrali nucleari.
La cosa crea un sacco di confusione, viste le campagne nazionali che sono state fatte da entrambi i comitati, e considerando anche che gli italiani all'estero si sono già espressi sulla questione, con le vecchie schede referendarie (che abrogavano la legge originale pro-nucleare).
Non rimane quindi che sperare in un po' di chiarezza e in un
intervento della Corte Costituzionale che dichiari incostituzionale la legge-bluff (26/05/2011 n. 75), risolvendo tutti i problemi.
Chiudo citando la parte finale di un articolo di Stefano Rodotà del 27 aprile 2011, nel quale il giurista aveva già sollevato la questione e previsto tutto:
articolo "Sull'imbroglio decida la consulta" di Stefano Rodotà,
Repubblica
[...]
Una parola sul modo in cui Berlusconi considera i cittadini, ai quali sarebbe precluso il diritto di votare in situazioni di emotività, di sostanziale incompetenza. Già in occasione del referendum sulla legge sulla procreazione assistita, nel 2005, uno degli argomenti adoperati per indurre all'astensione fu quello che sottolineava la complessità tecnica di taluni quesiti, che avrebbe impedito ai cittadini di esprimere una valutazione adeguata. Tutti questi sono argomenti pericolosissimi dal punto di vista democratico, perché subordinano la possibilità di votare al giudizio che qualcuno esprime sulla competenza di ciascuno di noi e mettono così "sotto tutela" la stessa sovranità popolare. In questi casi la via non è quella del silenzio forzato, ma dell'informazione adeguata, quella che produce lo "scientific citizen", il "cittadino biologico", cioè persone dotate dei dati che le mettono in condizione di formarsi una opinione critica. [...]