_ scritto il 25.04.2011 alle ore 16:33 _
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Fermiamoci cinque secondi a riflettere sul fatto che qualcuno ha coscientemente ideato e realizzato a regola d'arte una cosa di questo genere.
Io rimango
inorridito e totalmente interdetto.
*** Aggiornamento del giorno dopo: a quanto pare le intenzioni erano diverse. Va bene. Ma secondo me resta un messaggio equivocabile e non cristallino come dovrebbe essere quello di qualsiasi provocazione definita tale, e che la simbologia scelta ha fatto qualche passetto oltre le intenzioni dell'autore.
Detto ciò, il messaggio di fondo e l'intenzione provocatoria di "scuotere le coscienze" sono condivisibili e assolutamente rispettabili.
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Ora, va bene l'obbligo del dubbio (sono il primo a frenare qualsiasi emozione superficiale e andare fino in fondo, cercando di documentarmi in modo completo), d'accordissimo anche sul fatto che non sempre le intenzioni vanno nella stessa direzione rispetto all'apparenza, ma è fuori discussione che il gesto in sé sia stato di cattivo gusto. E trattandosi di argomento molto delicato, è logico aspettarsi un determinato tipo di reazione, a prescindere dalle intenzioni. E conta poco che la scritta non fosse proprio identica a quella di Auschwitz, la frase è quella, il richiamo è inequivocabile.
La motivazione ufficiale è la seguente:
Io volevo che guardando questo cancello, installato in una periferia, abitata da giovani precari ed extracomunitari oggi diventati clandestini, tutti riflettessero sul fatto che un pezzo di lager è nelle nostre città, mentre noi ce ne passeggiamo spensierati.
A parte tutto il polverone, sono l'unico che, da qualsiasi punto lo si guardi, trova il paragone "lager nazista - quartiere di precari ed extracomunitari" a dir poco esagerato? Mi spiegate cosa c'entra un campo di concentramento in cui sono stati sterminati milioni di esseri umani con un quartiere pieno di persone (libere!) che per vari motivi non hanno la fortuna di poter contare su un impiego stabile o su un permesso di soggiorno? Ve lo dico io, da precario tra l'altro: nulla.
No, mi dispiace, anche con tutta la buona volontà, è stato un gesto di cattivissimo gusto.