_ scritto il 18.10.2010 alle ore 12:05 _
4861 letture
f
La
tremenda vicenda della donna presa a pugni (e deceduta da pochi giorni) mi ha fatto riflettere profondamente e mi ha ricordato un episodio capitato qualche tempo fa.
L'anno scorso, mentre andavo al lavoro, ero imbottigliato come di consueto nel traffico, e ho notato che uno dei rallentamenti era causato da qualcosa che ostruiva una parte della strada. Io ero a parecchi metri dal presunto "intoppo", tant'è che vedevo distintamente le macchine schivare l'ostacolo e proseguire per la strada. Avanzando mi sono accorto che c'era una persona, immobile, stesa per terra e parzialmente appoggiata alla ruota di una macchina parcheggiata. Mi sono immediatamente fermato e ho chiamato un'ambulanza. Per fortuna in quel caso si trattava semplicemente di una bevuta di troppo, e il ragazzo dopo un po' si è alzato con le sue gambe, ma il punto è un altro: quel corpo inanimato era per terra, in mezzo alla strada, da chissà quanto tempo senza che
nessuno si fosse quanto meno preso la briga di accostare 5 minuti e accertarsi di cosa poteva essergli successo. Indifferenza? Menefreghismo? Chiamatelo come volete, ma io ho visto 6 macchine (e chissà quante prima di quelle)
schivare deliberatamente un essere umano abbandonato per terra e proseguire come se nulla fosse per la loro strada.
Ed è la stessa cosa che ho visto nel
video in cui è stato ripreso il litigio sfociato nel pugno che ha fatto perdere i sensi alla ragazza, procurandole la caduta e il trauma che l'ha poi uccisa.
Un intero minuto di indifferenza. Secondi preziosissimi, che avrebbero potuto salvarle la vita.
Ho visto gente passare intorno al corpo della ragazza, qualcuno che aveva assistito alla scena alzarsi con tutta calma con la busta della spesa e interessarsi all'accaduto solo quando spalleggiato da altre persone. Questa paura di immischiarsi è atroce, denota un allontanamento da quel senso civico e da quell'umanità che ognuno di noi dovrebbe dare per scontato.
Ho letto commenti sull'accaduto che mi hanno fatto accapponare la pelle, gente che giustifica il gesto del ragazzo perché "ha cominciato lei, l'ha spintonato, insultato, già da prima; che doveva fare, incassare senza reagire?". A prescindere dal fatto che una persona che reagisce in quel modo, con quella precisione, è qualcuno abituato a farlo, e già questo dovrebbe bastare, ci stiamo forse dimenticando di un piccolo particolare: per costituzione e struttura fisica un uomo che alza le mani su una donna può procurare danni molto gravi, sicuramente maggiori di quelli che potrebbe infliggergli lei. Chi prende a pugni in quel modo, una donna per giunta (e per motivi tanto futili, tra l'altro), è un delinquente e merita di essere trattato come tale.
Uno dei vantaggi di vivere in una metropoli come Roma è che se ti succede qualcosa hai sempre qualcuno intorno che può intervenire, che può aiutarti. Andatelo a dire a Maricica.
Tralasciando la scontata (ma neanche troppo) parte di condanna del tizio e provando a capire i perché di tali (non) azioni, io penso che questo menefreghismo derivi dalla paura. Spero tanto che questa sia la spiegazione, perché non riesco ancora a credere che qualcuno possa ignorare un passante moribondo per qualche altra ragione. Penso ci sia dietro un "bug" psicologico da approfondire e in qualche modo da curare, però a mente fredda (non puoi immaginare quanto mi ero incazzato) è forse la politica della paura e della distanza fra ognuno di noi che rende questi episodi quasi "normali". D'altra parte quanti ancora considerano un modello positivo il "fatti i cazzi tuoi e vivi cent'anni"?