_ scritto il 06.06.2010 alle ore 01:13 _
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Palahniuk si conferma ancora una volta un maestro nel descrivere e analizzare il rapporto tra l'individuo e la società. Questo suo "Survivor" mostra picchi di genialità già dalla prima pagina: la numerazione del libro e dei capitoli è infatti alla rovescia (capirete molto presto il perché), e il destino del protagonista risulta immediatamente delineato.
Usando come scintilla narrativa una setta il cui fine ultimo è la cosiddetta Consegna (leggasi: suicidio di massa), le vicende si dipanano su molteplici livelli toccando argomenti quali la religione, l'influenza dei media sulle masse, l'indottrinamento, il servilismo, la chiusura mentale, la cultura e il business dell'apparire. Una dettagliata e ruvida metafora della società moderna, con tutte le assurdità legate alla natura umana.
La storia è in realtà un grosso flashback raccontato direttamente dalla bocca di Tender Branson alla scatola nera dell'aereo sul quale sta viaggiando, e che presto si schianterà inesorabilmente al suolo. Grande cura è posta nell'introspezione psicologica del protagonista che, come è abitudine dell'autore, è caratterizzato in maniera così vivida da bucare le pagine del libro (difficile dimenticarsene).
Un libro che fa riflettere, che lascia indubbiamente qualcosa, scritto con lo stile inconfondibile di Palahniuk: cinico, graffiante, scorrevole e magnetico. Adoro la schiettezza con cui dipinge un mondo che in apparenza sembra vedere solo lui, ma che lentamente, con agghiacciante consapevolezza, scopri essere proprio quello che ti circonda.
Consigliatissimo, come anche
tutti gli altri suoi libri che ho letto fino ad ora, del resto.
"Survivor" - Chuck Palahniuk, traduzione di Michele Monina e Giovanna Capogrossi, Mondadori Editore
La gente non vuole rimettere in sesto la propria vita. Nessuno vuole che i suoi problemi vengano risolti. I suoi drammi. Le sue distrazioni. Le sue storie risolte. I suoi casini ripuliti. Perché, che cosa mai le rimarrebbe? Solamente il grande spaventoso inconoscibile.
"Survivor" - Chuck Palahniuk, traduzione di Michele Monina e Giovanna Capogrossi, Mondadori Editore
Realizzi che la gente fa uso di droghe perché è l'unica vera avventura intima che le rimane nel suo mondo fatto di vincoli temporali, leggi, ordini, e limiti dati dalla materia. È soltanto con le droghe o con la morte che vediamo qualcosa di nuovo, e la morte è un po' troppo definitiva.
"Survivor" - Chuck Palahniuk, traduzione di Michele Monina e Giovanna Capogrossi, Mondadori Editore
Realizzi che non c'è ragione di fare nulla, se nessuno ti guarda.
"Survivor" - Chuck Palahniuk, traduzione di Michele Monina e Giovanna Capogrossi, Mondadori Editore
La realtà è che uno vive finché non muore. [...] E la verità è che nessuno vuole la realtà.