, avrete sicuramente avuto modo di notare l'incredibile e fastidiosa tendenza di certi individui a interrompere e parlare sopra a un'altra persona (solo se, ovviamente, questa persona dice cose che non li aggrada). Poi però quando parlano loro pretendono silenzio assoluto e si incazzano se provi ad aprire bocca. Anche di questo parla il seguente articolo di Marco Travaglio che ho deciso di riportare per intero.
articolo di Marco Travaglio pubblicato sulla prima pagina del
Fatto Quotidiano n°22 del 17 ottobre 2009 e su
Antefatto
Nel regime di Berlusconia chi ha la sfortuna di aver ricevuto un'educazione, di aver imparato che non si dicono le bugie e si parla uno per volta, è fregato. Chi ha una reputazione fa di tutto per conservarla: ma chi ne è sprovvisto non teme di perderla, dunque parte avvantaggiato. Perché può fare e dire tutte le porcate che vuole, tanto da lui ci si attende il peggio. Prendete
Gasparri, con rispetto parlando: continua a dire in tv che io vado in ferie a spese della mafia, ben sapendo che non è vero ma che nessun
Vespa lo smentirà e nessuna Authority o Vigilanza interverrà. Prendete il miglior premier degli ultimi 150 anni, il più perseguitato della Storia (più di
Gesù, per dire), il più buono e giusto: siccome è anche l'editore più liberale dai tempi di
Gutenberg, una delle sue tv fa pedinare con telecamera nascosta il giudice
Mesiano, per dimostrare che è un tipo strano e sospetto (infatti porta calzini turchesi, fuma e aspetta il suo turno dal barbiere, invece di andare a puttane o frequentare papponi e spacciatori).
Così tutti i giudici che si occupano di
Berlusconi sanno quel che li aspetta se non fanno i bravi. Prendete Il Giornale: raccoglie testimonianze anonime di gente che ha origliato il giudice Mesiano mentre a cena con amici avrebbe parlato male di Berlusconi e bene di
Prodi (davvero sorprendente: fra Prodi, che ha sempre rispettato la magistratura, e Berlusconi, che ha definito tutti i magistrati vivi e morti "antropologicamente diversi dal resto della razza umana" e "mentalmente disturbati", dunque "noi ai giudici insidiamo le mogli perchè siamo tombeur de femmes", un giudice preferisce Prodi: che tipo bizzarro). Il fatto è che ogni cittadino, giudici compresi, ha tutto il diritto di preferire Prodi a Berlusconi o viceversa, l'importante è che giudichi secondo giustizia. Solo una mente malata - come ha notato
Maltese - può pensare che un giudice di sinistra condanni un innocente solo perchè di destra, e viceversa. Oltretutto Mesiano non poteva che condannare la Fininvest a risarcire
De Benedetti per la sentenza comprata sul lodo Mondadori, visto che la Cassazione penale aveva già stabilito che l'Ingegnere andasse risarcito. Il giudice civile doveva solo quantificare il danno.
Prendete
Belpietro ad Annozero: dice che il giudice
Carfì, autore della prima sentenza penale su Mondadori, non è imparziale perchè fu sentito sussurrare al pm che con Berlusconi "bisogna usare il bastone e la carota". Piccolo particolare: il giudice del bastone e della carota non era Carfì, ma
Crivelli, che non giudicava su Mondadori, ma su Guardia di Finanza, e non parlava di Berlusconi, ma del calendario delle udienze. Chi se ne frega, Crivelli o Carfì pari sono: cominciano entrambi per C. Prendete il leghista
Castelli, un altro che non ha l'handicap della buona educazione: interrompe, strilla, insulta, delira. Vuole i pm "eletti dal popolo" (fantastico: i pm di partito), poi se la prende con quelli "politicizzati", cioè di sinistra: quelli che invece stavano con lui al ministero e sperperavano denaro pubblico in consulenze inutili, non sono politicizzati: vanno benissimo, come quelli corrotti da
Previti con soldi di Berlusconi. Averne. La prova dei giudici politicizzati, per il padano, è un vecchio libro di un vecchio giudice che racconta i funerali, negli anni 70, di un collega, tale Pesce, tra bandiere rosse e pugni alzati. Che diavolo c'entri questo Pesce (fra l'altro morto e sepolto) col caso Mondadori, lo sa solo lui. Evidentemente il Castelli preferisce Metta e Squillante: meglio corrotti che rossi.
Qui un'iniziativa del Fatto: http://antefatto.ilcannocchiale.it/2009/10/18/siamo_tutti_raimondo_mesiano_a.html
Qui un'interessante intervista, sempre tratta dal Fatto (n° 23 del 18 ottobre 2009): http://antefatto.ilcannocchiale.it/2009/10/18/dino_petralia_csmun_magistrato.html