_ scritto il 12.10.2005 alle ore 21:00 _
3313 letture
Quello che segue è tratto da diari e appunti degli altri partecipanti alla sessione gdr.
Dal diario di John
Seduto su uno scomodo sedile di un vecchio autobus fissavo il robusto negro al posto di guida che mi ricordava maledettamente quel gran figlio di puttana del mio vecchio amico Aaron. Cazzo! Gli somigliava fottutamente. Il mezzo pubblico marciava lento verso Chatam percorrendo la strada extraurbana M20 già illuminata dalla debole luce arancione dei lampioni. L'aria era umida e il tempo grigio, e mentre lo spoglio e freddo paesaggio invernale mi scorreva monotono davanti gli occhi, si riaffacciava in me il malinconico ricordo di Aaron che completava così quel cupo dipinto della "london" di William Blake. Altri cinque passeggeri erano seduti sull'autobus ma non mi preoccupavo affatto di loro, cercavo di pensare piuttosto agli affari discussi in giornata e a quando mi sarei finalmente buttato sul morbido materasso del mio appartamento a Boxley.
Ero assorto in questi pensieri quando udii uno strano rumore provenire proprio sotto dal mio culo. In quell'istante l'autobus sbandò bruscamente e distruggendo il guardrail ai margini della strada rovinò violentemente giù per la scarpata. Fulmineo come solo chi ha vissuto la vita nel pericolo mi ero prontamente aggrappato al sostegno più vicino evitando di essere sballottato qua e là. Quando l'autobus terminò la corsa solo un vecchio passeggero risultava gravemente ferito il che mi spinse a chiamare soccorso. Mentre un giapponese dal fisico atletico cercava di prestargli soccorso, raccolsi da terra una busta da lettera caduta dalla giacca del vecchio. Mandai in frantumi il parabrezza del pullman e uscii a dare una occhiata di fuori perché questa storia gia iniziava a puzzare troppo di merda. Con l'aiuto dell'autista negro, di nome Ashley Brawn, esaminai il fondo dell'autobus confermando che il mio fiuto non mi aveva tradito. Esplosivo. Era stato posto vicino al differenziale e avrebbe dovuto ridurre in cenere l'intero pullman se solo il lavoretto non fosse stato fatto da un pivello. L'esplosione aveva infatti spaccato solamente il differenziale permettendomi ancora una volta di salvarmi le chiappe. Questo però non cambiava le carte in tavola: si trattava di un sabotaggio e se prima si sentiva odore di merda, ora iniziavo a capire che eravamo noi a puzzare perché nella merda ci eravamo dentro fino al collo. Le frasi deliranti di quel vecchio di nome Hank Sherman, la sua morte e l'arrivo di un elicottero da cui si stavano calando quattro uomini con passamontagna ci avevano spinto alla fuga nella foresta limitrofa. Quell'allegro quadretto, per me ormai "routine", si era completato. La lettera che avevo in tasca iniziava a scottare e io ne volevo leggere il contenuto. L'elicottero intanto si stava allontanando, casualmente, un attimo prima che arrivassero i soccorsi che avevo chiamato. Pochi minuti, neanche il tempo di uscire dal nostro nascondiglio che la polizia tornava sui sui passi e si allontanava velocemente. Gli altri passeggeri avevano scoperto che il cadavere del vecchio era sparito dall'autobus. Io continuavo intando ad allontanarmi dall'incidente addentrandomi sempre più nella foresta mentre sopra di me sopraggiungevano nuovamente i militari a bordo di due elicotteri e un c130.
NO PANIC era la scritta a lettere cubitali impressa sulla copertina di uno dei miei libri preferiti ed io nell'arco della mia vita ne avevo ormai fatto uno slogan. L'esercito stava caricando l'autobus sul mezzo aereo quando accovacciato dietro ad un albero ero riuscito a scrollarmi di dosso quello Sherlock Holm dalla chioma bionda e sfilavo la lettera dalla tasca. Avevo avuto giusto il tempo di leggere l'intestazione quando me lo ritrovai nuovamente attaccato al culo: evidentemente era una checca più figlia di puttana di quel che pensassi.
Iniziamo a scappare tutti per fermarci in una capanna probabilmente usata dai cacciatori e proprio qui faccio conoscenza con gli altri. Il biondino dal fiuto facile e dal visore notturno si presenta come Gordon Freeman, il medico giapponese dai muscoli disegnati dice di chiamarsi Yiuscimune Iratasuca o qualcosa del genere (per quel cazzo si possa capire da una fottuta lingua di merda come quella giapponese), mentre l'ultimo della fortunata banda si presenta come Joey De Maio.
Leggo la lettera per conto mio e immediatamente propongo di scappare via dalla foresta. Arriviamo in un centro abitato, fotto la prima macchina che trovo e ci dirigiamo a Chatam a recuperare la moto di Joey con il quale mi reco al mio appartamento a recuperare "l'attrezzatura". Copio la lettera del vecchio cambiando qualcosa e la getto nel cestino con l'obiettivo di depistare i nostri inseguitori. L'appuntamento con gli altri della fortunata brigata è alla vicina stazione dove leggo a tutti il contenuto della lettera. Quando il gioco si fa duro...
E io SONO un duro! Decido diandare a Toronto per incontrare Waits e capire cosa cazzo sta succedendo. Ci fermiamo intanto in un motel sulla strada e mentre Joey si fotte la receptionist e il giapponese rompe le palle come una primadonna isterica perché il giorno seguente vuole andare a ritirare la sua nuova moto rossa fiammante, capisco che il puzzo di merda che avevo sentito prima era solo rose e fiori paragonato al tanfo bestiale che mi saliva ora su per le narici. In compenso Ashley e Sherlok mi sembrano dei tipi in gamba e questo mi conforta. Mi do da fare tutta la notte per falsificare un paio di passaporti che ci serviranno sicuramente per il viaggio in Canada. Mentre la mattina sto riposando Ashley mi sveglia di soprassalto. Dice che facendo ritorno nel motel ha visto un tipo losco parlare con il ragazzo alla reception. Il tipo cerca noi e sul biglietto che ha lasciato al ragazzo e che ora è nella mano di Ashley ci chiede di vederci la sera stessa. Il biglietto è firmato Waits e la cosa mi fa storcere non poco il naso! Cosa cazzo sta succedendo? Di chi ci dobbiamo fidare? La risposta, come sempre, la conosco decisamente bene…
Sul sabotaggio e sulla morte del vecchio non si sente fiatare una mosca: solo un trafiletto su un giornale dove si parla di un "incidente" e "guida in stato di ebbrezza del conducente". Fanculo a tutti!
Dal diario di Ashley
Sono le 18 del 20 gennaio 2003 e sto guidando come tutti i giorni il mio bus nella tratta extraurbana che da Londra porta a Dover sulla statale M20; e un pomeriggio uggioso e grigio come spesso accade da queste parti. L'aria e un po' stanca ed annoiata ed anche io sono dello stesso umore. Nel bus non ci sono molte persone appena sei o sette a dire la verita neanche le ho contate quando sono salite; alcune sono facce conosciute, probabilmente gente che anche altre volte hanno preso questa linea anche se non mi soffermo mai a guardare i passeggeri. Ad un certo punto qualcuno avverte un rumore sordo provenire da sotto il mezzo, ed io sento lo sterzo che mi sfugge di mano ed il bus che inizia a sbandare pericolosamente verso il ciglio della strada. Cerco di riprendere il controllo del mezzo ma non ci riesco ed il bus si schianta contro il guardrail; lo rompe e cominciamo a scivolare giu nel dirupo. Faccio appello a tutte le mie capacita e riesco con una manovra disperata a frenarlo da un lato; il bus arresta la sua corsa schiantandosi su un fianco. Mi muovo dal mio posto di guida e chiedo ai passeggeri come stanno. Uno di loro e gravemente ferito; si tratta di un uomo sulla sessantina magro ed attempato. Nella caduta ha perso una busta dalla tasca che un altro passeggero prontamente prende e nasconde. Un altro uomo dai lineamenti orientali dice di essere un medico e prova a soccorrere il ferito, ma si rende ben presto conto che non C'e niente da fare. Io intanto esco dal bus ed insieme al passeggero che ha preso la busta esaminiamo il mezzo. Mi accorgo che ha ceduto il differenziale e che vicino e stata applicata una scatoletta nera. L'uomo dice di intendersi di esplosivi (e di chiamarsi John Red) e che e stata proprio quella scatoletta a far saltare il differenziale, anzi avrebbe dovuto far saltare tutto il bus. Sono sempre piu perplesso. Rientro nel bus giusto in tempo per vedere il ferito morire. Un attimo prima di spirare pero ha il tempo di dirci di scappare perché "tra poco saranno qui e non avranno nessuna pieta nei vostri confronti". Qualcuno prende i suoi documenti e legge che si chiama Hank Sherman. Immediatamente sentiamo un rumore di elicottero che si avvicina. Velocemente usciamo tutti dal bus e corriamo verso un boschetto li vicino dove ci nascondiamo per vedere che succede. Da dietro la collina spunta un elicottero civile ma con allestimenti tipo mangusta militare. Si ferma sopra la scarpata e 4 uomini con passamontagna si calano con delle corde. Mentre stanno scendendo pero vengono disturbati dalle sirene, probabilmente della polizia e dell' ambulanza che aveva chiamato John Red, e scappano. Noi torniamo al mio bus e notiamo che il cadavere non c'e piu; io provo ad usare la radio di bordo ma e disabilitata. Stiamo ancora ragionando sul da farsi, quando invece sentiamo ancora rumore di elicotteri. Questa volta si tratta di due elicotteri militari ed un c130. Comincio a pensare che sara una notte molto movimentata. Scappiamo di nuovo verso il bosco, mentre sentiamo che stanno caricando il bus e ci fermiamo dopo 400 metri in una capanna di cacciatori. Finalmente abbiamo il tempo di guardarci in faccia; siamo in 5. Io (Ashley Brown), John Red che dice di essere una specie di poliziotto, l'uomo orientale che dice di chiamarsi Yoschimune Hiratasuka e di essere un medico giapponese; poi c'e un investigatore privato Gordon Freeman ed infine un motociclista Joey Di Maio. John Red ci dice che ormai siamo nel mirino di questa gente e ci conviene scappare. Scappiamo dal bosco e passando attraverso campi incolti arriviamo ad una strada sterrata. La seguiamo fino ad un villaggio dove rubiamo una macchina per scappare. Decidiamo di andare a Chatan per recuperare la moto di Joey. Una volta aggiustata la moto ripartiamo ed andiamo a casa di John dove prende la sua attrezzatura. Stiamo cercando di recuperare le nostre cose. Usciti da casa di John ci nascondiamo in un bagno della stazione dove John ci legge la lettera del morto. Il messaggio e molto inquietante: Sherman scrive ad un suo amico a Toronto un certo Tom Waits, che sta lavorando su un caso importante di politica internazionale, un caso che sicuramente lo portera alla morte, come e stato per il nipote Michael che prima di lui se ne era occupato. Capiamo che questo Sherman deve essere un ex agente forse dei servizi segreti. Decidiamo allora di andare a Toronto per parlare con questo Tom, e pensiamo di prendere un volo da Parigi invece di Londra. Ripartiamo e ci fermiamo in un motel sull'autostrada. Sono le due di notte. Mentre John (Sammy Black) rifa i passaporti a tutti, Joey si diverte con la ragazza della reception ed io insieme a Gordon accompagno Yoschy a casa a prendere le sue cose. Torno in motel, mentre gli altri sono in giro per comprare i biglietti aerei e per ritirare dal concessionario la moto di Yoschy. Quando entro nella hall mi accorgo che un tipo sta parlando con un ragazzo alla reception, chiede informazioni e poi gli lascia un biglietto e va via. Mi avvicino per prendere le chiavi della stanza ed il ragazzo mi passa un biglietto; sopra c'e un indirizzo di Londra ed un appuntamento per le nove di questa sera, firmato da Tom Waits. Perplesso salgo in camera e racconto la cosa agli altri. Nel frattempo si risveglia Joey dopo la sbornia e si accorge che la ragazza gli ha fregato i soldi. Gordon va a comprare un giornale e troviamo un articoletto dove si racconta dell'incidente, dicendo che sul bus non c'era nessuno e che probabilmente e uscito fuori strada perché l'autista era ubriaco.
La lettera
"Caro Tom,
non ti scrivo solo per ringraziarti del telegramma per la morte di mio nipote. Non avrei mai creduto di dover ricorrere alla nostra amicizia per una questione del genere.
Eppure cio che sta accadendo mi ha spinto a riprendere in mano la lente d'ingrandimento e nonostante io sia un po' arrugginito e non possa piu contare sui contatti di un tempo, mi sono tuffato anima e corpo in questa sfida.
Gli indizi sono rari ed incompleti, ma tutto lascia pensare a qualcosa che e piu grande di noi, e che coinvolge le alte sfere del potere e della politica internazionale. Non ci e molto nuovo, vero Tom?
Il punto, pero, che mi ha spinto ad indagare, e uno strano biglietto, scritto ritagliando lettere da giornali, che e finito nella cassetta postale di Micheal, di cui lui mi aveva parlato la sera prima di morire.
Il biglietto lo inquietava molto, ma non mi ha detto esattamente cosa ci fosse scritto, né so dove lo abbia messo.
Tuttavia credo che il suo contenuto fosse alquanto credibile, visto che dal giorno in cui Michael e morto ora sono io a dover scappare da tutto e tutti.
Hanno iniziato a perseguitarmi dopo la mia preghiera al funerale di Michael, erano in chiesa, e hanno capito che sapevo del biglietto.
Non credo che andro avanti a lungo, sono vecchio e stanco, prima o poi mi prenderanno. Spero che questa lettera possa arrivarti prima della mia morte.
Non parlarne con nessuno, probabilmente ti scontrerai contro dei muri, anche tra coloro che reputi amici, e ti ostacoleranno fino a cercare di ucciderti. Sei l'unica persona di cui posso fidarmi e mi dispiace doverti trascinare in questa faccenda, ma le speranze sono agli sgoccioli...
Fallo per Michael, oppure distruggi questa lettera e cerca di perdonarmi.
Con sincerita, Hank."
La lettera reca il seguente indirizzo: Tom Waits. PO Box 9724, Postal Station "A" Toronto, Ontario M5W 2R6, CANADA. Mittente: Hank Sherman, non c'e indirizzo.
Il trafiletto
Dal Mirror del 21/01/2003:
"Autobus in un dirupo.
Un autobus della linea 18, diretto al deposito dopo la fine del turno, e pertanto senza passeggeri a bordo, e sbandato ieri sera sulla statale M20, 61mo miglio, rovinando nel dirupo sottostante. I primi rilevamenti della polizia fanno pensare a una distrazione dell'autista, dileguatosi subito dopo l'accaduto. L'azienda dei trasporti fa sapere di avere gia da tempo una lettera di licenziamento per l'uomo, accusato di guidare in stato d'ubriachezza."
Non c'e firma, dev'essere una di quelle notizie che le agenzie si passano.