_ scritto il 24.08.2008 alle ore 14:06 _
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Eccomi qui di ritorno dalle vacanze con un tema, manco a dirlo, piuttosto attuale e scottante. Attuale perché, al momento in cui scrivo, tecnicamente le Olimpiadi di Pechino non sono ancora ufficialmente finite. Scottante per tutto quello che c'è dietro ai fuochi d'artificio, agli atleti che cercano il proprio record personale, al popolo sorridente che guarda con esultanza questa enorme kermesse.
Un'olimpiade è per definizione una rappresentazione sportiva di pace, solidarietà tra i vari paesi, gioia e allegria. Così è stato, almeno in apparenza, per carità. A me piacciono molto le Olimpiadi, da quando ho memoria le seguo con piacere e passione. Adoro l'atletica, il ping-pong, i tuffi, e tante altre discipline.
Ma...
Ma stavolta sentivo una nota stonata in sottofondo. La nota suonata da un paese che ospita come se niente fosse una manifestazione del genere, con un candore che mi dà quasi il voltastomaco, e che poi calpesta quegli stessi diritti umani che sono alla base della fratellanza tanto sbandierata ai quattro venti.
Non sono riuscito a godermi le Olimpiadi al massimo, e forse mi aspettavo qualcosa... non so neanche io che cosa, sinceramente. Dagli atleti probabilmente non c'era da aspettarsi nulla di più di un gesto di solidarietà, ed è giusto così, ma da parte dei media forse c'è stato un po' troppo silenzio giustificato dalla fin troppo abusata frase di rito "non mischiamo lo sport con la politica".
RaiDue Sport, tanto per dirne una, ha realizzato un bellissimo servizio di fine olimpiade, in cui mostrava la vita della Cina "dietro" alla manifestazione sportiva, senza però il minimo accenno alle questioni che invece meritano di essere continuamente riportate a galla, perché altrimenti rischiano di finire nel dimenticatoio (come la storia più volte ci ha dimostrato).
Non so se è lo stesso anche per voi, ma le Olimpiadi quest'anno avevano un sapore decisamente diverso...