doc [20lines] Lost in 20lines
_ scritto il 14.08.2013 alle ore 11:13 _ 4045 letture
Questo incipit è nato come una sorta di esperimento e vuole essere un omaggio a quei geniacci dei The Jackal che hanno creato la serie "Lost in Google" su Youtube. Ero curioso di vedere come la comunità di 20lines avrebbe sviluppato una trama simile a quella, in cui per qualche oscura ragione un povero sventurato era finito risucchiato nelle trame digitali dello stesso sito che ospita la storia. Buon divertimento!

Darsch:
- "Ehi, Marco, tutto bene?"
- "Sì, a parte quel maledetto bug. Mi ha tormentato tutta la notte e non sono ancora riuscito a venirne a capo. Ma tranquillo, in giornata te lo risolvo!"
Come ogni mattina Alex aveva portato il vassoio di cornetti d'ordinanza e il cappuccino del bar dietro l'angolo. L'aveva appoggiato su una pila di scatoloni che era lì ormai da 10 giorni. Si erano da poco trasferiti nel nuovo ufficio e ancora non avevano avuto tempo di sistemare le loro cose.
- "Senti un po' Ciccio, ma tu lo conosci 20lines?"
- "Sì certo, è il sito del momento. Ci scrive pure Faletti. Perché?"
- "Chissà che succederebbe se qualcuno scrivesse un incipit che parla di qualcuno che scrive un incipit..."
Iniziò a scrivere di getto, come spesso gli capitava da quando aveva scoperto il sito, e terminato il breve racconto cliccò sul tasto "Avanti". Il monitor pulsò, come se la superficie dello schermo fosse diventata improvvisamente liquida. Le pareti della stanza sembravano contrarsi. Guardò il suo amico terrorizzato, aprì la bocca ma non fece in tempo ad emettere alcun suono. I pixel gli precipitarono addosso vorticando ad una velocità spaventosa e lui perse i sensi.
Si risvegliò in una immensa sala, sembrava una sorta di archivio. Accanto a lui un faldone con su scritto "Ogni luna ha due facce" e un post-it appiccicato sopra: c'era scritto "continuami" ed era firmato "Marcooooooooo".

Barone Goffredo Cordero Cassapanca:
Da dentro 20lines puzzava di carta sprecata. Faldoni su faldoni erano accatastati e dentro contenevano ben più delle 20 righe di parole per pagina. Ogni faldone aveva un titolo, più o meno provocante, un genere, più o meno accattivante. Ogni faldone aveva un sogno, il sogno dell'autore, la speranza di essere notato chissà da chi, forse da Faletti o chi per lui, in quel mare di faldoni, di speranze, illusioni. Vedevo Alex, dall'altra parte dello schermo, sconvolto. Io me ne stavo immobile con quel faldone in mano e non riuscivo a muovermi. Mentre lui si agitava, chiamava qualcuno al cellulare, non lo sentivo, finchè di colpo l'ho visto trasformarsi in una brasiliana in tanga che ballava gnam gnam style. Il guaio è che non potevo neanche ridere. Evidentemente qualcuno stava scrivendo una storia su una brasiliana e qualcun'altro su psy. Oppure qualcuno, a questo punto, stava semplicemente scrivendo questa storia ed aveva deciso di metterci dentro un contrasto. Quello che so è che dopo poco ritornava Alex ed aveva accanto una tanica di benzina, e lo vedevo davanti alla sede del parlamento italiano, minacciare con un megafono di darsi fuoco se non avessero aumentato di altri 8 punti l'iva.
L'Iva, si, l'Iva ora lo raggiungeva, la figlia del notaio del quarto piano, scrittrice fancazzista che si era autopubblicata i suoi 4 libri fra cui due saggi. Sembrava rassicurarlo, a gesti sembrava dire che sapeva lei cosa fare, che lo avrebbe aiutato a farmi uscire. E ricordo che non mi sono mai cagato di più sotto. L'Iva era una montata. Era salata. E probabilmente se fossi uscito vivo da lì chissà che conto avrei dovuto pagare. Ma non ci potei più pensare. Perchè cominciai a muovermi, finalmente. E mi ritrovai vestito come un buffone di corte per una selva oscura, che la dritta via era smarrita.

Nadia Finotto:
Ahi! Quanto a dir qual'era è cosa dura, questa selva selvaggia è aspra e forte che nel pensier rinnova la paura. Eccome se la rinnova! Adesso stavo scappando a gambe levate chè mi stava rincorrendo Dante perchè ero nella sua Commedia con i vestiti sbagliati, ma io non sapevo come cambiarmeli perchè i negozi di vestiti come mi vedevano scappavano e restavano solo i negozi di libri, ma nei negozi di libri non vendevano vestiti. Mi venne però un'illuminazione: mi sarei vestito di carta! Mi sarei fatto un vestito con le pagine dei libri. Dante era sempre più vicino e più furioso e così divenne Orlando, ma eravamo saltati avanti di duecento anni ed io avevo comunque i vestiti sbagliati. Entrai di corsa in un negozio ed afferrai un'enciclopedia giacchè un libro solo per vestirmi non sarebbe bastato, ma l'enciclopedia cominciò a piangere perchè c'era un 20liner che stava scrivendo un pezzo davvero deplorevole. Mi scongiurò di andare a spegnere lo schermo prima che il 20liner potesse continuare lo scempio. Trovai lo schermo dietro una montagna di lettere dell'alfabeto accatastate a caso, ci guardai dentro ma vidi solo l'immagine di me stesso. Che fossi io il 20liner da censurare? Feci per spegnere, ma lo schermo cambiò e vidi Alex disperato che batteva pugni sullo schermo e mi faceva male perchè dall'altra parte c'ero io. Mi beccai un destro dritto in un occhio e un sinistro all'auto: accidenti l'avevo lasciata in doppia fila per portare in ufficio il cappuccino ed i cornetti. Intanto un bug nel sito aveva fatto perdere al 20liner il suo racconto così l'enciclopedia per gratitudine si strappò le pagine necessarie al mio vestito, tanto, disse, nessuno la consultava più perchè non era Wiki. Ebbi un capogiro e quando aprii gli occhi ero di nuovo tra i faldoni di 20lines, ma il post-it non c'era più.

Cristina Marziali:
"Marco!" sentii a questo punto una voce che mi chiamava. Fissai sconvolto i faldoni, convinto che in quel mondo oltre lo schermo tutto fosse possibile. Ma non era così, perchè ogni mondo, anche il più assurdo e inatteso, risponde alle sue proprie regole. E così, evidentemente, era anche per 20lines. "Marco!" ripetè la voce, una voce fonda e pastosa, che sapeva di carta e parole e molti anni passati in silenzio. Capii che veniva da dietro di me e mi voltai. Dove prima non c'era niente, ora si ergeva una grossa scrivania di legno, consunta e rovinata in più parti. Aveva l'aria di aver visto molte primavere, era carica di libri, e di certo nessuno le faceva un po' di manutenzione da un bel po' di tempo. Dietro la scrivania sedeva un vecchio vestito da monaco, che assomigliava in maniera imbarazzante a Sean Connery. Dopo un po', capii che davanti avevo frate Guglielmo da Baskerville , uscito in direttissima da "Il Nome della Rosa". Lo vidi fare una smorfia. "Lo so cosa stai pensando, ti sembro un noto attore del Mondo-Oltre-Lo-Schermo. Sei tu che mi hai immaginato così, affari tuoi, non so dirti il perchè. Comunque, io sono 20lines" "Eh?" "Io sono lo spirito di questo luogo, in cui i sogni di tutti gli aspiranti scrittori diventano veri, anche se solo in bit e impulsi elettronici. In questa dimensione però essi sono assolutamente reali, e io ho il compito di disciplinarli, dirigerli, di dar loro un senso e una forma verso il Mondo-Oltre-Lo-Schermo" "E io che ci faccio qui allora?" "Tu sei un bug del mio sistema, caro mio, un vero e proprio bookworm! Va bene la creatività, ma ti sei spinto troppo oltre: perciò, dovrai essere eliminato" Ammetto che iniziavo a sudare freddo, perchè il tono di voce del vecchio era assolutamente serio, e uno non può sentire 007 dire certe cose senza perdere la calma.

Nadia Finotto:
Ma riflettei che qui mi trovavo nel mondo di 20lines per cui mi bastava seguire un'altra freccia e avrei schivato tutti gli anatemi di 007 e continuare la mia ricerca della via del ritorno seguendo il filo di un altro pensiero. Speriamo solo di non incappare in una continuazione noir, pensai. E se avessi pensato io una continuazione? Avrei potuto riportarmi a casa. In 20 righe avrei sicuramente potuto farcela, ma dovevo trovare la freccia giusta. Non tutte le frecce portano a Roma, mentre tutte le strade sì, come mai? La domanda rimbombò tra i faldoni all'infinito e mi dovetti tappare le orecchie perchè la testa stava scoppiando e dovetti tenerla insieme con le mani perchè altrimenti ogni neurone del mio cervello avrebbe seguito una freccia diversa e avrei perso la testa. Ci mancava solo più questo! Non solo dovevo trovare la freccia di casa, ma anche la mia testa suddivisa tra tutte le continuazioni della Luna con due Facce. In quel momento ricordai però che il post-it con la scritta "continuami" era sparita. Cosa voleva dire? Che non potevo più tornare indietro? All'improvviso mi venne un'illuminazione: cosa aveva detto Alex? E se qualcuno scrivesse un incipit su uno che sta scrivendo un incipit? Forse avevo trovato la soluzione. Dovevo stabilire un contatto con Alex e dirgli di scrivere un incipit su uno che scrive un incipit, così poteva scrivere la mia storia e fare in modo che io potessi uscire da lì! Dovevo ritrovare il video che era il mio unico collegamento con lui. Mentre mi tuffai tra i faldoni e le lettere dell'alfabeto mi rincorrevano per farsi inserire nella mia storia, vidi un'ombra scintillante di colori impazziti che veniva verso di me. Non capii cosa ci facesse lì, forse era una storia appena iniziata. Poi l'istinto mi fece capire:ero faccia a faccia con il bug! Non avevo scampo: dovevo affrontarlo e debellarlo.

Barone Goffredo Cordero Cassapanca:
Mi diressi a passo spedito verso l'ombra multicolore, fatta di una luce accecante che si attenuò soltanto quando mi ci trovai a qualche metro. L'ombra mi rispecchiava in pieno, perchè mi trovavo di fronte ad uno specchio, null'altro. Del resto il frate me l'aveva detto, ero io il bookworm, ero io che avevo scoperchiato il vaso di Pandora entrandoci dentro con tutte le scarpe. E quella stronza dell'Iva per quanto si sbattesse per salvarmi non aveva fatto altro che, inconsciamente, spingermi verso la fine. Ero in trappola, davanti avevo uno specchio, mi girai di lato, un altro specchio e poi nell'altro senso, ancora uno specchio. Mi voltai per tornare sui miei passi, fare dietrofront, ma trovai la strada sbarrata da un nuovo specchio. Non ero mai stato un tipo ansioso eppure cominciò a salirmi un po' di agitazione, mi mancava l'aria e per quanto respirassi non era mai abbastanza. Cercai di riflettere, fare mente locale. Conoscevo il posto in cui mi trovavo, ci ero finito su per curiosare e mi ero trovato a scriverci prima ancora di entrarci. 20lines era fatto di storie, di incipit, di generi, di nodi. Probabilmente ero davanti a quattro nodi e qualche sedicente scrittore, autore, artista, fancazzista virtuale aveva le pistola in mano e la scelta sulla direzione in cui mirare e sparare. Dietro a quello specchio c'erano tastiere che immaginavano prosecuzioni e finali di storie. Dovevo solo scegliere da che parte andare ed avere tanto culo da scegliere il nodo finale, grazie al quale ne sarei uscito. Visti da qui sembravano tutti uguali. Mi avvicinai allo specchio di destra, tesi l'orecchio, sentivo rumori di spari, nitrivano cavalli, sembrava un western. Dietro quello si sinistra intravedevo un ruscello, non sembrava la fine. Da dietro c'ero venuto quindi senza paura mi tuffai in quello di fronte. La selva oscura si diradò, ritrovai la mia stanza, Alex e quella megalomane dell'Iva. Mi ritrovai...!


Link alla storia sul sito di 20lines dove potrai leggere tutte le ramificazioni


[ cos'è 20 lines? ]

[ altri racconti e post su 20lines ]
Darsch
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_ Commento di Darsch _ profilo
_ scritto il 14.08.2013 alle ore 11:18
In generale l'atmosfera che hanno creato gli utenti mi è piaciuta, un bel po' fuori di testa ma sempre con un certo stile. Una cosa che mi sarebbe piaciuto vedere sviluppata era quell'indizio del post-it che avevo inserito alla fine dell'incipit (la firma "Marcooooooooo"), che però purtroppo non è stato colto. Peccato, avevo cercato di dargli importanza perché poteva nascerne qualcosa di intrigante. Ma è andata bene anche così, direi. ;)

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